NARDO’ (LE) – “Il mare del silenzio” (il femminicidio nel mondo fra coraggio e omertà). E’ il tema scelto dalle donne di Nardò (la città di Renata Fonte) per celebrare la Festa della Donna.
L’evento avrà luogo l’8 marzo, al Teatro Comunale, start alle ore 18.00. L’iniziativa culturale è sostenuta da Associazione “Auser Neretina”, Cgil-Fisac (Lecce), Cgil-Spi (Sindacato Pensionati Italiani) di Nardò e Città di Nardò (Assessorato alla Cultura).
“Sarà uno sguardo sul mondo femminile attraverso musiche, voci, storie, poesie di donne”, dicono le organizzatrici.
L’evento è curato da Raffaella De Palma, Pina Cucci, Nicola Torricella, Giustina De Iaco, Mariaelena Spennato.
La serata sarà presentata da Paola Boccardo (Segreteria Generale Fisac-Cgil di Lecce).
Saluto: Marcello Risi, sindaco di Nardò.
Conduce Angela Leuzzi (Presidente “Auser” provinciale).
Sarà proiettato il documentario “Orizzonti Mediterranei” (storie di migrazione e violenza) a cura di Maria Grazia Lo Cicero e Pina Mandolfo (realizzato col contributo della Fisac-Cgil di Lecce).
Interventi musicali, m° Giusy Zangari, Marco Tuma, Raoul De Razza e Giuseppe Magagnino.
Ed ecco il sunto dei monologhi che reciterà l’attrice Giustina De Iaco (nella foto).
AVEVAMO IL MOSTRO IN CASA (tratto da “Ferite a morte” di Serena Dandini):
“Ferite a morte”, il libro di Serena Dandini, è una raccolta di monologhi, come se a parlare fossero le stesse vittime. Sono morti tutte annunciate, ma non scontate. L’idea nasce, come spiega nell’introduzione la stessa autrice, dal desiderio di raccontare le vittime di femminicidio.
«Ho letto decine di storie vere e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale. Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla società, e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza. Così mi sono chiesta: e se le vittime potessero parlare? Volevo che fossero libere, almeno da morte, di raccontare la loro versione, nel tentativo di ridare luce e colore ai loro opachi fantasmi. Desideravo farle rinascere con la libertà della scrittura e trasformarle da corpi da vivisezionare in donne vere. Donne ancora piene di vita».
“Ferite a morte” vuole dare voce a chi da viva ha parlato poco o è stata poco ascoltata, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora fare in tempo a salvarsi. La Dandini scrive un libro che riesce a dare un pugno allo stomaco per richiamare l’attenzione su vicende drammatiche. Sì, perché le morti sono la punta dell’iceberg di un vissuto e una quotidianità di violenze e sopraffazioni. E domani sarà la festa della donna, una festa il cui obiettivo sarà quello di dire no al femminicidio, alla prevaricazione, alla violenza.
“LO STUPRO”, di FRANCA RAME
Franca Rame ha sempre dato voce alle donne.
Oggi vogliamo ricordarla per "Lo Stupro", il monologo che scrisse nel 1975 e poi portò coraggiosamente in teatro (e negli anni ’80 anche in Rai di fronte a milioni di persone).
All’epoca di violenza sessuale si parlava molto poco: “Processo per stupro”, il documentario che aprì il dibattito sulla criminalizzazione delle vittime nei tribunali, è del 1979.
Franca Rame disse di aver preso il racconto da una testimonianza che aveva letto su “Quotidiano Donna”.
In realtà aveva subìto uno stupro in prima persona: la sera del 9 marzo 1973, a Milano, fu caricata su un furgone, torturata e violentata a turno da cinque uomini.
Proprio come racconta il monologo. Fu uno stupro punitivo: i violentatori erano neofascisti, volevano farla pagare per le sue idee politiche, ma scelsero di punirla in quanto donna.
Non furono mai arrestati, nonostante molti anni dopo un pentito abbia fatto i loro nomi, perché il reato era ormai prescritto.
Ma Franca Rame ha sconfitto la loro violenza con la parola. Invece di accettare l’obbligo al silenzio esistenziale e politico, ha dimostrato con la sua arte che era più forte dei suoi violentatori.
L’evento avrà luogo l’8 marzo, al Teatro Comunale, start alle ore 18.00. L’iniziativa culturale è sostenuta da Associazione “Auser Neretina”, Cgil-Fisac (Lecce), Cgil-Spi (Sindacato Pensionati Italiani) di Nardò e Città di Nardò (Assessorato alla Cultura).
“Sarà uno sguardo sul mondo femminile attraverso musiche, voci, storie, poesie di donne”, dicono le organizzatrici.
L’evento è curato da Raffaella De Palma, Pina Cucci, Nicola Torricella, Giustina De Iaco, Mariaelena Spennato.
La serata sarà presentata da Paola Boccardo (Segreteria Generale Fisac-Cgil di Lecce).
Saluto: Marcello Risi, sindaco di Nardò.
Conduce Angela Leuzzi (Presidente “Auser” provinciale).
Sarà proiettato il documentario “Orizzonti Mediterranei” (storie di migrazione e violenza) a cura di Maria Grazia Lo Cicero e Pina Mandolfo (realizzato col contributo della Fisac-Cgil di Lecce).
Interventi musicali, m° Giusy Zangari, Marco Tuma, Raoul De Razza e Giuseppe Magagnino.
Ed ecco il sunto dei monologhi che reciterà l’attrice Giustina De Iaco (nella foto).
AVEVAMO IL MOSTRO IN CASA (tratto da “Ferite a morte” di Serena Dandini):
“Ferite a morte”, il libro di Serena Dandini, è una raccolta di monologhi, come se a parlare fossero le stesse vittime. Sono morti tutte annunciate, ma non scontate. L’idea nasce, come spiega nell’introduzione la stessa autrice, dal desiderio di raccontare le vittime di femminicidio.
«Ho letto decine di storie vere e ho immaginato un paradiso popolato da queste donne e dalla loro energia vitale. Sono mogli, ex mogli, sorelle, figlie, fidanzate, ex fidanzate che non sono state ai patti, che sono uscite dal solco delle regole assegnate dalla società, e che hanno pagato con la vita questa disubbidienza. Così mi sono chiesta: e se le vittime potessero parlare? Volevo che fossero libere, almeno da morte, di raccontare la loro versione, nel tentativo di ridare luce e colore ai loro opachi fantasmi. Desideravo farle rinascere con la libertà della scrittura e trasformarle da corpi da vivisezionare in donne vere. Donne ancora piene di vita».
“Ferite a morte” vuole dare voce a chi da viva ha parlato poco o è stata poco ascoltata, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora fare in tempo a salvarsi. La Dandini scrive un libro che riesce a dare un pugno allo stomaco per richiamare l’attenzione su vicende drammatiche. Sì, perché le morti sono la punta dell’iceberg di un vissuto e una quotidianità di violenze e sopraffazioni. E domani sarà la festa della donna, una festa il cui obiettivo sarà quello di dire no al femminicidio, alla prevaricazione, alla violenza.
“LO STUPRO”, di FRANCA RAME
Franca Rame ha sempre dato voce alle donne.
Oggi vogliamo ricordarla per "Lo Stupro", il monologo che scrisse nel 1975 e poi portò coraggiosamente in teatro (e negli anni ’80 anche in Rai di fronte a milioni di persone).
All’epoca di violenza sessuale si parlava molto poco: “Processo per stupro”, il documentario che aprì il dibattito sulla criminalizzazione delle vittime nei tribunali, è del 1979.
Franca Rame disse di aver preso il racconto da una testimonianza che aveva letto su “Quotidiano Donna”.
In realtà aveva subìto uno stupro in prima persona: la sera del 9 marzo 1973, a Milano, fu caricata su un furgone, torturata e violentata a turno da cinque uomini.
Proprio come racconta il monologo. Fu uno stupro punitivo: i violentatori erano neofascisti, volevano farla pagare per le sue idee politiche, ma scelsero di punirla in quanto donna.
Non furono mai arrestati, nonostante molti anni dopo un pentito abbia fatto i loro nomi, perché il reato era ormai prescritto.
Ma Franca Rame ha sconfitto la loro violenza con la parola. Invece di accettare l’obbligo al silenzio esistenziale e politico, ha dimostrato con la sua arte che era più forte dei suoi violentatori.