Pisicchio, Fiera si salva se in mani investitori seri
BARI - La Fiera è storia ed identità della Città che nasce dalla sua naturale vocazione economica e culturale verso i Balcani, è oggi in grave crisi economica e d’identità .
Per poter affrontare il tema del suo rilancio industriale è necessario verificare lo stato delle infrastrutture logistiche della città e il rapporto tra quest’ultima e le grandi direttrici di traffico che su di essa convergono: principalmente verso Est con i Balcani e verso Sud con i Paesi rivieraschi del Mediterraneo.
Bari difatti è il retro hub del Porto di Taranto e spesso dalla città rimbalza l’invocazione ad adottare Taranto per le grandi difficoltà che questa città sta attraversando.
Il tema dunque è quello della razionalizzazione del corridoio Bari-Taranto (ferroviario e viabile) da una parte e la razionalizzazione e l’efficientamento dei due Porti dall’altra.
Oggi nel Porto di Bari si addensa il traffico crocieristico e quello commerciale nelle tre componenti di containers, ro–pax e ro-rò. La soluzione auspicabile è rappresentata dalla concentrazione dei flussi crocieristici sulle banchine dell’attuale Porto mentre quelli commerciali spostarli su un molo portuale di nuova costruzione e centrato sull’asse aeroporto – interporto antistante zona San Girolamo. Questa impostazione favorisce la fruizione cittadina e turistica dell’attuale area portuale e migliorerebbe straordinariamente l’intero sistema logistico delle merci in entrata ed in uscita sia verso i Balcani sia verso Taranto.
A sua volta anche l’interporto beneficerà di questa impostazione anche a seguito del suo ampliamento e della sua integrazione con lo scalo Ferruccio e con il potenziamento previsto dell’attrezzaggio della sua piattaforma logistica. La realizzazione di un nuovo raccordo autostradale, inoltre, con un nuovo casello in direzione Nord completerebbe il sistema di accesso rapido delle merci da nave – gomma e da ferro – gomma alla rete autostradale nazionale.
Solo così è possibile affrontare il tema del rilancio industriale della Fiera, che paga una totale assenza di strategia commerciale.
Qunndo si parla di FdL non ci possono essere timidezze politiche o compromessi ideologici, ma la soluzione va ricercata con coraggio e radicalità nelle scelte di management aziendale.
La Fiera si salva se si mette nelle mani di investitori seri e ben posizionati in questo settore, dotati di respiro strategico e di forte posizionamento in campo internazionale. Non è pensabile, continuare ad attestare la proprietà al pubblico e la gestione al privato. Questo presuppone l’unicità del concessionario a cui consentire possibili e condivisi adeguamenti funzionali del quartiere fieristico, attraverso una concessione pluriennale al fine di rendere gli investimenti privati (infrastrutture materiali ed immateriali, centro congressi, strutture ricettive e commerciali etc etc ) ammortizzabili nel tempo proposto.
Con questo modello di politica fino ad ora espresso ho provato a delineare 3 fasi (delle prime due ho parlato nelle scorse settimane) per un modello fisico di una Città che cambia, che sale, che diventa futuribile attraverso interventi realistici e decisivi per un importante rilancio economico e sociale di Bari. Ho provato a descrivere il modello fisico di questo cambiamento: i grandi varchi attraverso cui la città recupera il suo rapporto con il Mare, la riorganizzazione e il potenziamento delle sue infrastrutture logistiche, il rilancio della sua Fiera, il sistema cultura della Città che vede relazionarsi tra loro industrie culturali nei grandi teatri cittadini, un qualificato sistema museale, archeologico e contemporaneo, i grandi campus universitari, l’hub creativo della Rossani, e la grande ricucitura della frattura centrale della Città .
Tutto questo è lavoro, ampliamento della base produttiva, grande occasione di impiego per i giovani, attrazione per i tanti talenti, visitatori e studiosi, questo insomma, è il quadro di una città radiosa che noi immaginiamo e che vogliamo fortemente contribuire a realizzare. A riferirlo in una nota il vice sindaco di Bari Alfonso Pisicchio.
Per poter affrontare il tema del suo rilancio industriale è necessario verificare lo stato delle infrastrutture logistiche della città e il rapporto tra quest’ultima e le grandi direttrici di traffico che su di essa convergono: principalmente verso Est con i Balcani e verso Sud con i Paesi rivieraschi del Mediterraneo.
Bari difatti è il retro hub del Porto di Taranto e spesso dalla città rimbalza l’invocazione ad adottare Taranto per le grandi difficoltà che questa città sta attraversando.
Il tema dunque è quello della razionalizzazione del corridoio Bari-Taranto (ferroviario e viabile) da una parte e la razionalizzazione e l’efficientamento dei due Porti dall’altra.
Oggi nel Porto di Bari si addensa il traffico crocieristico e quello commerciale nelle tre componenti di containers, ro–pax e ro-rò. La soluzione auspicabile è rappresentata dalla concentrazione dei flussi crocieristici sulle banchine dell’attuale Porto mentre quelli commerciali spostarli su un molo portuale di nuova costruzione e centrato sull’asse aeroporto – interporto antistante zona San Girolamo. Questa impostazione favorisce la fruizione cittadina e turistica dell’attuale area portuale e migliorerebbe straordinariamente l’intero sistema logistico delle merci in entrata ed in uscita sia verso i Balcani sia verso Taranto.
A sua volta anche l’interporto beneficerà di questa impostazione anche a seguito del suo ampliamento e della sua integrazione con lo scalo Ferruccio e con il potenziamento previsto dell’attrezzaggio della sua piattaforma logistica. La realizzazione di un nuovo raccordo autostradale, inoltre, con un nuovo casello in direzione Nord completerebbe il sistema di accesso rapido delle merci da nave – gomma e da ferro – gomma alla rete autostradale nazionale.
Solo così è possibile affrontare il tema del rilancio industriale della Fiera, che paga una totale assenza di strategia commerciale.
Qunndo si parla di FdL non ci possono essere timidezze politiche o compromessi ideologici, ma la soluzione va ricercata con coraggio e radicalità nelle scelte di management aziendale.
La Fiera si salva se si mette nelle mani di investitori seri e ben posizionati in questo settore, dotati di respiro strategico e di forte posizionamento in campo internazionale. Non è pensabile, continuare ad attestare la proprietà al pubblico e la gestione al privato. Questo presuppone l’unicità del concessionario a cui consentire possibili e condivisi adeguamenti funzionali del quartiere fieristico, attraverso una concessione pluriennale al fine di rendere gli investimenti privati (infrastrutture materiali ed immateriali, centro congressi, strutture ricettive e commerciali etc etc ) ammortizzabili nel tempo proposto.
Con questo modello di politica fino ad ora espresso ho provato a delineare 3 fasi (delle prime due ho parlato nelle scorse settimane) per un modello fisico di una Città che cambia, che sale, che diventa futuribile attraverso interventi realistici e decisivi per un importante rilancio economico e sociale di Bari. Ho provato a descrivere il modello fisico di questo cambiamento: i grandi varchi attraverso cui la città recupera il suo rapporto con il Mare, la riorganizzazione e il potenziamento delle sue infrastrutture logistiche, il rilancio della sua Fiera, il sistema cultura della Città che vede relazionarsi tra loro industrie culturali nei grandi teatri cittadini, un qualificato sistema museale, archeologico e contemporaneo, i grandi campus universitari, l’hub creativo della Rossani, e la grande ricucitura della frattura centrale della Città .
Tutto questo è lavoro, ampliamento della base produttiva, grande occasione di impiego per i giovani, attrazione per i tanti talenti, visitatori e studiosi, questo insomma, è il quadro di una città radiosa che noi immaginiamo e che vogliamo fortemente contribuire a realizzare. A riferirlo in una nota il vice sindaco di Bari Alfonso Pisicchio.
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