di Antonio Negro - E' passata inosservata, nei giorni scorsi, la notizia che in Puglia vi è una sovrapproduzione di energia da fonti rinnovabili, fotovoltaica ed eolica in particolare.
Siamo al ridicolo: oltre al danno, la beffa.
Solo fino a pochi mesi fa, a giorni alterni, il governatore Nichi Vendola prima e l’assessore Loredana Capone a seguire, vantavano pubblicamente i primati pugliesi in materia di energia rinnovabile. Squilli di trombe e prime pagine di giornali.
Oggi ascoltiamo dalla signora Angela Barbanente, in tono più soft e sottovoce, che si implora il governo nazionale di imporre un tetto alle produzioni, perché gran parte dell'energia prodotta durante il giorno va perduta, letteralmente sprecata, in quanto la rete nazionale di distribuzione è insufficiente e non sopporta il carico di tale energia.
Puglia e Sicilia producono quanto tutte le altre regioni sommate messe insieme. In Puglia il 55% dell'energia consumata proviene da fonti rinnovabili.
Ma ciò che sorprende è il fatto che dopo la devastazione del territorio, la beffa di questa notizia non fa arrabbiare nessuno, nessuno si indigna.
Non vi è un solo politico, o una sola associazione di verdi ed ecologisti che osi chiedere, nemmeno timidamente, conto a Vendola di tutto questo pasticcio a danno del territorio pugliese e dei suoi cittadini.
Quello che è ancora più grave, e fa gridare allo scandalo, è che i produttori, i proprietari dei campi fotovoltaici ed eolici, prendono ugualmente gli incentivi anche sulla parte di energia eccedente che va buttata via.
Questi paradossi sono tipici della sciatteria italiana, provenga essa dalla politica, dalle pubbliche amministrazioni o dalle aziende private. Si fanno le cose tanto per farle; si approvano le leggi su pressione delle lobby; si corre dietro al facile arricchimento a spese del cittadini e del Paese intero che ne paga le conseguenze con tasse, balzelli e scempio del territorio e delle sue bellezze.
I termini "programmazione, progettazione, previsione" non sono conosciuti nelle stanze dei politici e amministratori italiani. Nemmeno le norme più semplici sono conosciute o rispettate in questi medesimi uffici.
Infatti, la legge n. 31 del 2008 votata in fretta e furia dalla Regione Puglia, per gli impianti fotovoltaici ed eolici fu bocciata dalla Corte Costituzionale perché fatta con i piedi. Essa favorì gli speculatori e gli affaristi e, si disse, anche la mafia, per via delle infiltrazioni denunciate anche dalla stessa Commissione parlamentare.
La bocciatura da parte della suprema Corte giunse però in ritardo quando il danno su tutto il territorio era già fatto. Ora si vuole correre ai ripari. Si vuole porre un freno. E già , perché la superficialità nel fare le cose, pregne di stupida ideologia, porta a questi ridicoli risultati.
E il vento che dà energia alle pale oggi se la riprende. Infatti, stiamo parlando di energia buttata al vento.
Siamo al ridicolo: oltre al danno, la beffa.
Solo fino a pochi mesi fa, a giorni alterni, il governatore Nichi Vendola prima e l’assessore Loredana Capone a seguire, vantavano pubblicamente i primati pugliesi in materia di energia rinnovabile. Squilli di trombe e prime pagine di giornali.
Oggi ascoltiamo dalla signora Angela Barbanente, in tono più soft e sottovoce, che si implora il governo nazionale di imporre un tetto alle produzioni, perché gran parte dell'energia prodotta durante il giorno va perduta, letteralmente sprecata, in quanto la rete nazionale di distribuzione è insufficiente e non sopporta il carico di tale energia.
Puglia e Sicilia producono quanto tutte le altre regioni sommate messe insieme. In Puglia il 55% dell'energia consumata proviene da fonti rinnovabili.
Ma ciò che sorprende è il fatto che dopo la devastazione del territorio, la beffa di questa notizia non fa arrabbiare nessuno, nessuno si indigna.
Non vi è un solo politico, o una sola associazione di verdi ed ecologisti che osi chiedere, nemmeno timidamente, conto a Vendola di tutto questo pasticcio a danno del territorio pugliese e dei suoi cittadini.
Quello che è ancora più grave, e fa gridare allo scandalo, è che i produttori, i proprietari dei campi fotovoltaici ed eolici, prendono ugualmente gli incentivi anche sulla parte di energia eccedente che va buttata via.
Questi paradossi sono tipici della sciatteria italiana, provenga essa dalla politica, dalle pubbliche amministrazioni o dalle aziende private. Si fanno le cose tanto per farle; si approvano le leggi su pressione delle lobby; si corre dietro al facile arricchimento a spese del cittadini e del Paese intero che ne paga le conseguenze con tasse, balzelli e scempio del territorio e delle sue bellezze.
I termini "programmazione, progettazione, previsione" non sono conosciuti nelle stanze dei politici e amministratori italiani. Nemmeno le norme più semplici sono conosciute o rispettate in questi medesimi uffici.
Infatti, la legge n. 31 del 2008 votata in fretta e furia dalla Regione Puglia, per gli impianti fotovoltaici ed eolici fu bocciata dalla Corte Costituzionale perché fatta con i piedi. Essa favorì gli speculatori e gli affaristi e, si disse, anche la mafia, per via delle infiltrazioni denunciate anche dalla stessa Commissione parlamentare.
La bocciatura da parte della suprema Corte giunse però in ritardo quando il danno su tutto il territorio era già fatto. Ora si vuole correre ai ripari. Si vuole porre un freno. E già , perché la superficialità nel fare le cose, pregne di stupida ideologia, porta a questi ridicoli risultati.
E il vento che dà energia alle pale oggi se la riprende. Infatti, stiamo parlando di energia buttata al vento.