di Giuliano Gasparotti - Ed Italicum fu, alla fine. Dopo otto anni di stallo nonostante gli appelli ripetuti fino allo sfinimento dal Presidente Napolitano e dai Premier Monti e Letta, il Porcellum già modificato dalla sentenza della Consulta del dicembre scorso, è ad un passo dall'essere consegnato alla Storia.
Se è vero che il testo è frutto di un compromesso tra esigenze opposte, senza la presunzione di avere la verità in tasca, si può anche dire che probabilmente la migliore soluzione poteva essere una legge elettorale che salvasse tre principi essenziali: maggioritario, collegi uninominali e le primarie. Vero è che non esiste un sistema elettorale perfetto, e verissimo è che questo Parlamento, così composto, incapace persino di eleggere un nuovo Presidente della Repubblica, non riusciva a concepire niente di meglio, per cui fondamentale è stato arrivare in fondo ed ottenere comunque un importante risultato che ora dovrà passare le forche caudine del Senato, ovvero di quel secondo ramo del Parlamento che si vorrebbe abolire.
Si è riusciti a salvare il maggioritario, si sono ristretti i collegi sebbene non al punto da essere uninominali e, per quanto accorciate, non si è riusciti a superare lo scoglio dei listini bloccati. Nonostante le parlamentari di bianco vestite abbiano concentrato i loro sforzi sull'imposizione di una alternanza di genere nelle liste, il vero grande limite da nessuno cavalcato (e questo la dice lunga), è dato dall'assenza di una norma che prevedesse primarie (facoltative) per la selezione dei candidati. Quello era ed è il vero nodo politico ed insieme limite di questa legge: non a caso Matteo Renzi ha ripetutamente garantito che la selezione, comunque, il Pd la farà ricorrendo all'unico strumento di partecipazione che ha consentito un avvicinamento dell'elettorato alla politica.
Non c'è niente di peggio per i partitini che “ragionare” da partitini perché si alza il muro dell'autoreferenzialità e si antepone a qualsiasi esigenza la propria sopravvivenza. L'unico modo per abbattere questo muro è incidere sul potere decisionale delle segreterie politiche, dei caminetti di poche persone che stabiliscono chi candidare e chi escludere a seconda delle convenienze. Ed essendo legate al voto organizzato, molto lontano da logiche di merito, non sono certamente le preferenze classiche il sistema adeguato per rendere contendibili delle cariche. Ncd, popolari, montiani ed altre minoranze sparse hanno, quindi, perso una prima essenziale occasione per migliorare il testo dell'Italicum, chiudendosi, come hanno fatto, in battaglie di bandiera, che li ha portati dritti dritti in un vicolo cieco. Di altri Parlamenti di nominati, questo Paese, non ha davvero bisogno: per questo, se una battaglia possibile si vuole realizzare, che questa sia per la partecipazione e quindi, per le primarie.
BIOGRAFIA - Giuliano Gasparotti, giurista, si occupa attualmente di privacy e diritti della persona per Regione Toscana dopo aver a lungo approfondito i temi dell'amministrazione digitale, società dell'informazione e della comunicazione, degli aspetti giuridici del documento elettronico, dell'organizzazione del lavoro pubblico. Dopo la Scuola di formazione politica Ulibo di Prodi, ha approfondito per il Pd i temi della creatività , dei diritti civili, della innovazione, dello sviluppo competitivo dei territori e dell’economia della conoscenza, della cultura contemporanea e della identità politica postmoderna. Ideatore e fondatore delle Officine Democratiche (che raccoglie i “meccanici” ovvero coloro che lavorano per sanare la frattura tra politica e società ) di cui è attualmente Presidente onorario è stato coordinatore fiorentino per i DS, prima, e per il PD, poi, ed è tra gli estensori delle proposte sulla laicità ed i diritti civili per il programma di candidatura di Matteo Renzi alle Primarie 2012. Candidato “rottamatore” con l'ex Premier Mario Monti, è parte del Coordinamento politico toscano ed è Responsabile nazionale Area Diritti Civili di Scelta Civica per l'Italia.
Se è vero che il testo è frutto di un compromesso tra esigenze opposte, senza la presunzione di avere la verità in tasca, si può anche dire che probabilmente la migliore soluzione poteva essere una legge elettorale che salvasse tre principi essenziali: maggioritario, collegi uninominali e le primarie. Vero è che non esiste un sistema elettorale perfetto, e verissimo è che questo Parlamento, così composto, incapace persino di eleggere un nuovo Presidente della Repubblica, non riusciva a concepire niente di meglio, per cui fondamentale è stato arrivare in fondo ed ottenere comunque un importante risultato che ora dovrà passare le forche caudine del Senato, ovvero di quel secondo ramo del Parlamento che si vorrebbe abolire.
Si è riusciti a salvare il maggioritario, si sono ristretti i collegi sebbene non al punto da essere uninominali e, per quanto accorciate, non si è riusciti a superare lo scoglio dei listini bloccati. Nonostante le parlamentari di bianco vestite abbiano concentrato i loro sforzi sull'imposizione di una alternanza di genere nelle liste, il vero grande limite da nessuno cavalcato (e questo la dice lunga), è dato dall'assenza di una norma che prevedesse primarie (facoltative) per la selezione dei candidati. Quello era ed è il vero nodo politico ed insieme limite di questa legge: non a caso Matteo Renzi ha ripetutamente garantito che la selezione, comunque, il Pd la farà ricorrendo all'unico strumento di partecipazione che ha consentito un avvicinamento dell'elettorato alla politica.
Non c'è niente di peggio per i partitini che “ragionare” da partitini perché si alza il muro dell'autoreferenzialità e si antepone a qualsiasi esigenza la propria sopravvivenza. L'unico modo per abbattere questo muro è incidere sul potere decisionale delle segreterie politiche, dei caminetti di poche persone che stabiliscono chi candidare e chi escludere a seconda delle convenienze. Ed essendo legate al voto organizzato, molto lontano da logiche di merito, non sono certamente le preferenze classiche il sistema adeguato per rendere contendibili delle cariche. Ncd, popolari, montiani ed altre minoranze sparse hanno, quindi, perso una prima essenziale occasione per migliorare il testo dell'Italicum, chiudendosi, come hanno fatto, in battaglie di bandiera, che li ha portati dritti dritti in un vicolo cieco. Di altri Parlamenti di nominati, questo Paese, non ha davvero bisogno: per questo, se una battaglia possibile si vuole realizzare, che questa sia per la partecipazione e quindi, per le primarie.
Giuliano Gasparotti |