Renzi, "Se non passa la riforma del Senato mollo tutto" (VIDEO)

ROMA - Il premier Matteo Renzi morde il freno e non intende accettare i 'diktat' di nessuno. E lo ha ribadito ancora una volta - semmai fosse stato necessario - domenica sera al Tg2 (su Raitre in serata c'era il sottosegretario-braccio destro Graziano Delrio a ribadirlo, seduto nel salotto di Fabio Fazio), e poi sulle colonne del Corriere della Sera in edicola lunedì.

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Intervista al presidente del Consiglio che occupa pagina 2 e pagina 3, firmata da Aldo Cazzullo, proprio nel giorno in cui il provvedimento sarà varato dal Consiglio dei ministri. Renzi ribadisce che il testo di riforma del governo trasformerà il Senato in un'assemblea non più elettiva (una Camera delle autonomie sul modello tedesco, spiega Delrio, visto che il bicameralismo perfetto è un sistema "barocco", sopravvissuto solo da noi). E se il testo non dovesse passare, il premier si dice pronto non solo a mollare il governo: "Io mi gioco tutta la mia storia politica".

E poi c'è l'attacco al presidente del Senato Pietro Grasso, reo di aver chiesto in un'intervista a Repubblica dei cambiamenti di rotta: cioè mantenere l'elettività del Senato, lasciando che siano i cittadini a decidere, magari "contestualmente alle regionali".

Grasso viene anche accusato da Renzi di aver lanciato avvertimenti sul fatto che a Palazzo Madama i numeri per approvare la riforma non ci sono.

"Sono molto colpito da questo atteggiamento del presidente Grasso. Mi colpisce che la seconda carica dello Stato, cui la Costituzione assegna un ruolo di terzietà, intervenga su un dibattito non con una riflessione politica e culturale ma con una sorta di avvertimento". E le critiche dei costituzionalisti? "Io ho giurato sulla Costituzione non su Rodotà e Zagrebelsky" risponde Renzi che li definisce "professoroni", "professionisti dell'appello".

"Sono trent'anni che si discute su come superare il bicameralismo perfetto" spiega Renzi a Cazzullo: "Ne abbiamo discusso", "Ora è il momento di stringere". I punti irrinunciabili della riforma secondo il premier sono quattro: "Il Senato non vota la fiducia, non vota le leggi di bilancio, non è eletto e non ha indennità. I rappresentanti delle Regioni e dei Comuni sono già pagati per le loro altre funzioni". "Il nuovo Senato non lavora tutti i giorni su tutte le proposte di legge, ma su quelle che riguardano la Costituzione, i territori, l'Europa".

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