ROMA - Il Governo Renzi accelera sugli enti territoriali. "Oggi giornata importante per le Province", con il ddl Delrio al voto in Aula al Senato, "e riunione chiave stasera su Senato e Regioni. Stamani nelle scuole, destinazione Calabria, Scalea". Il presidente del Consiglio Matteo Renzi su Twitter riassume così l'agenda della giornata che lo attende, sottolineando l'appuntamento cruciale in serata con l'assemblea dei gruppi del Partito democratico sulla riforma costituzionale del bicameralismo e del Titolo V.
Il Consiglio dei ministri si è riunito a palazzo Chigi pochi minuti fa per autorizzare l'apposizione della questione di fiducia sul ddl province, il cui esame è in corso al Senato. In mattinata la commissione Bilancio del Senato vota il parere condizionato ex art. 81 della Costituzione che dovrà essere recepito nel maxiemendamento su cui il governo potrà porre la fiducia: un articolo unico con 151 commi. L'esame del provvedimento potrebbe concludersi in giornata.
"Se passa la nostra proposta sulle province 3000 politici smetteranno di ricevere una indennità dagli italiani. La volta buona". Così Matteo Renzi su twitter in vista dell'approvazione al senato del disegno di legge costituzionale sulle province.
Ma qualche scivolone il governo lo prende in Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. L'esecutivo è stato battuto due volte durante la votazione degli emendamenti: maggioranza sotto su una modifica dell'opposizione che restituisce alle Province le competenze sull'edilizia scolastica. Bocciato l'emendamento del relatore Pd Francesco Russo che fissava un tetto alle indennità dei presidenti. E poi c'è la pregiudiziale di costituzionalità presentata dal M5S contro il taglia-Province che viene respinta, ma con soli 4 voti di scarto. A incidere sulla votazione i numeri in Commissione, dove la maggioranza è risicata: decisiva l'assenza del senatore Mario Mauro (Popolari per l'Italia).
Nonostante le difficoltà, il via libera è arrivato. Mercoledì è previsto il voto finale sul testo che poi dovrà tornare all'esame della Camera. Critico il leghista Roberto Calderoli: "Sono riusciti ad aumentare i livelli amministrativi, a incrementare posti, poltrone e spese, ora saranno tutti contenti". All'attacco anche Forza Italia che però al Senato sconta le molte assenze: '' Se oggi Renzi, su una legge gradita a tutto il Pd, se l'è cavata solo con uno spavento - chiede Renato Brunetta, capogruppo alla Camera - che ne sarà quando dovrà affrontare temi controversi a sinistra, come il decreto lavoro, e ancor piu' quando si dovrà scegliere se abrogare il Senato e approvare la legge elettorale? ".
Il Consiglio dei ministri si è riunito a palazzo Chigi pochi minuti fa per autorizzare l'apposizione della questione di fiducia sul ddl province, il cui esame è in corso al Senato. In mattinata la commissione Bilancio del Senato vota il parere condizionato ex art. 81 della Costituzione che dovrà essere recepito nel maxiemendamento su cui il governo potrà porre la fiducia: un articolo unico con 151 commi. L'esame del provvedimento potrebbe concludersi in giornata.
"Se passa la nostra proposta sulle province 3000 politici smetteranno di ricevere una indennità dagli italiani. La volta buona". Così Matteo Renzi su twitter in vista dell'approvazione al senato del disegno di legge costituzionale sulle province.
Ma qualche scivolone il governo lo prende in Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. L'esecutivo è stato battuto due volte durante la votazione degli emendamenti: maggioranza sotto su una modifica dell'opposizione che restituisce alle Province le competenze sull'edilizia scolastica. Bocciato l'emendamento del relatore Pd Francesco Russo che fissava un tetto alle indennità dei presidenti. E poi c'è la pregiudiziale di costituzionalità presentata dal M5S contro il taglia-Province che viene respinta, ma con soli 4 voti di scarto. A incidere sulla votazione i numeri in Commissione, dove la maggioranza è risicata: decisiva l'assenza del senatore Mario Mauro (Popolari per l'Italia).
Nonostante le difficoltà, il via libera è arrivato. Mercoledì è previsto il voto finale sul testo che poi dovrà tornare all'esame della Camera. Critico il leghista Roberto Calderoli: "Sono riusciti ad aumentare i livelli amministrativi, a incrementare posti, poltrone e spese, ora saranno tutti contenti". All'attacco anche Forza Italia che però al Senato sconta le molte assenze: '' Se oggi Renzi, su una legge gradita a tutto il Pd, se l'è cavata solo con uno spavento - chiede Renato Brunetta, capogruppo alla Camera - che ne sarà quando dovrà affrontare temi controversi a sinistra, come il decreto lavoro, e ancor piu' quando si dovrà scegliere se abrogare il Senato e approvare la legge elettorale? ".