Soldi a pioggia per contrastare il Pci: Amato dixit

di Antonio Negro - Il debito pubblico italiano è giunto al 130 per cento del Pil. E' un fardello pesante che obbliga i governi a sempre nuovi tagli e nuove tasse. Ma non è su questo che si vuole fare una riflessione, quanto sul fatto che tale debito è schizzato dal 60 al 100 per cento durante gli anni dei governi del pentapartito.

   Dunque, negli anni ‘80 e ‘90, durante la prima Repubblica, i partiti di governo hanno fatto salire il debito pubblico del nostro Paese perché usavano i soldi dello Stato per contrastare il pericolo comunista.

   Ad affermarlo non è un pinco pallino qualunque ma Giuliano Amato, meglio conosciuto come il dottor Sottile, politico scafato e di lunga data. Anche fine conoscitore delle trame della prima e della seconda Repubblica, già stretto collaboratore del leader socialista Bettino Craxi.

   Oggi è divenuto membro della Corte Costituzionale, a dimostrazione che detti sommi giudici devono avere una carriera politica alle spalle di tutto rispetto a garanzia della loro imparzialità al momento delle scelte. La dichiarazione di Amato lascia intendere come fosse del tutto naturale, anzi doveroso, che il denaro dello Stato fosse speso per contrastare le campagne elettorali del Pci, onde impedirne l'ascesa al potere.

   Era, quindi, un atto dovuto, un nobile scopo quello di finanziare le campagne elettorali dei partiti di governo con la distribuzione a pioggia del denaro pubblico. Attentamente suddiviso in percentuali direttamente proporzionali alla forza rappresentata. Qualcuno, poi, riusciva a fregare di più? Pazienza, è parte del gioco.

   E pensare che il nostro Amato predicava il buon governo e praticava la teoria dei meriti e dei bisogni. La sua furbizia era, ed è tale, che sapeva queste cose e non le diceva. Le teneva nascoste, come un grande segreto, prima ai suoi compagni di partito e poi all'intero Paese.

   Oggi le rivela come a significare che è giunto il momento di togliere il segreto di Stato ai documenti che contengono queste grandi verità su di un periodo politico e storico di cui egli è stato uno dei maggiori interpreti e attori.
   Ma la sua abilità superò quella dei più grandi prestigiatori quando nella notte tra il 9 e il 10 luglio del 1992, a capo del governo, mise in atto il prelievo forzoso del 6 per mille sui conti correnti degli italiani.

   Un ultimo, disperato tentativo per bloccare la marcia dei comunisti con i soldi degli italiani? Dopo ci fu Tangentopoli da cui egli uscì indenne, mentre il suo capo, Bettino Craxi, fu costretto a fuggire in Tunisia. E, guarda caso, al contrario di lui, Bettino usava il denaro del partito per sostenere le lotte rivoluzionarie e di libertà dei Paesi oppressi dai regimi: Portogallo, Cile, Palestina, ecc.

   Ad Amato sfugge un particolare significativo e importante circa l'andazzo della prima repubblica che ha fatto schizzare il debito pubblico. Il denaro che veniva preso dalle casse dello Stato dai vari ministri e sottosegretari per finanziare opere pubbliche a volte inservibili e inventate per l'occorrenza all'ultimo momento, in genere in prossimità delle varie campagne elettorali, serviva principalmente a foraggiare le varie correnti interne dei partiti e i vari capibastone delle gruppi politici locali e per la compravendita delle preferenze.  
   
   E non per bloccare la corsa dei comunisti, ma per rafforzare il proprio potere e per garantirsi la rielezione per il proprio tornaconto. Cene, buoni di benzina, pacchetti di tessere nelle sezioni, regalie e quant'altro erano cose comuni negli anni cui si riferisce Giuliano Amato.

   La questione del contrasto al Pci era di secondaria importanza e, forse, non esisteva nemmeno. Ciò è talmente vero che in tante regioni e comuni socialisti e comunisti uniti facevano campagna elettorale insieme. E governavano insieme nelle tante giunte regionali, provinciali e comunali.

   Il Pci si finanziava illecitamente in tanti modi, ma Berlinguer è passato per moralizzatore e Craxi per un poco di buono. Il dottor Sottile possiede, oltre alle numerose altre doti, tanta di quella astuzia che pensa di poterne usare ancora per infinocchiare gli italiani, visto che di socialisti non ve ne sono più.

   E, quel che è peggio, lo fa proprio nel momento in cui si trova a occupare un nobile ruolo: quello di membro della Suprema Corte, appunto. Farebbe bene, invece, a dire ad alta voce che le preferenze sono deleterie per il sistema italiano. E per la cultura italiana. E lui ne è un chiaro esempio della prima Repubblica.

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