di Nicola Zuccaro - Il 1 aprile 2014 passerà agli annali calcistici per il Giancarlo Antognoni Day. Nella suggestiva cornice di Palazzo Vecchio in Firenze è stato reso il doveroso omaggio della chiave cittadine, per celebrare nel migliore dei modi i suoi 60 anni,
a uno dei testimoni di quel connubio che ha legato, in un calcio di altri tempi, il connubio fra la figura di capitano e quella di bandiera.
In un pallone italico sempre più povero in questo abbinamento (restano solo Di Natale nell'Udinese e Totti nella Roma a evitarne l'estinzione) Antognoni entra in questo speciale olimpo già abitato da cognomi illustri del calibro di Riva, Bulgarelli e Mazzola.
Una maglia viola con il numero 60 riportato alle spalle, racchiude 17 anni di militanza nella Fiorentina, iniziata nel 1972 quando il giovane centrocampista fu acquistato da Ugolino Ugolini - all'epoca Presidente della Fiorentina - e terminata, con la realizzazione di 17 reti, nel 1989. Dopo la parentesi con il Losanna (dove terminò la carriera realizzando 7 reti) Antognoni tornò il 25 aprile 1989 nel "suo" Franchi in via di ristrutturazione per Italia '90 disputando la partita per il suo addio al calcio giocato dinnanzi a 40.000 spettatori.
A condividere quel momento anche i compagni in "azzurro" coi quali partecipò al vittorioso Mondiale del 1982 in Spagna e del quale Antognoni non potè disputare la finale del Bernabeu a seguito dell'infortunio subito nella semifinale disputata contro la Polonia.
Lungo quella competizione, Antognono vide anche annullarsi la rete del possibile 4 a 2 nel precedente confronto del Sarrià di Barcellona ove il 5 luglio l'Italia prevalse sul Brasile. Con migliori fortune Antognoni avrebbe potuto cancellare una delle drammatiche pagine della sua carriera che lo vide malcapitato protagonista nel 1981 (ovvero pochi mesi prima del Mundial) di un duro scontro di giuoco con il Portiere del Genoa, Silvano Martina.
Riuscì a recuperare per tempo. Attacate le scarpette al chiodo, Antognoni è rimasto nel mondo del calcio ricoprendo, per un lasso di tempo, il ruolo di dirigente per la Fiorentina.
In un pallone italico sempre più povero in questo abbinamento (restano solo Di Natale nell'Udinese e Totti nella Roma a evitarne l'estinzione) Antognoni entra in questo speciale olimpo già abitato da cognomi illustri del calibro di Riva, Bulgarelli e Mazzola.
Una maglia viola con il numero 60 riportato alle spalle, racchiude 17 anni di militanza nella Fiorentina, iniziata nel 1972 quando il giovane centrocampista fu acquistato da Ugolino Ugolini - all'epoca Presidente della Fiorentina - e terminata, con la realizzazione di 17 reti, nel 1989. Dopo la parentesi con il Losanna (dove terminò la carriera realizzando 7 reti) Antognoni tornò il 25 aprile 1989 nel "suo" Franchi in via di ristrutturazione per Italia '90 disputando la partita per il suo addio al calcio giocato dinnanzi a 40.000 spettatori.
A condividere quel momento anche i compagni in "azzurro" coi quali partecipò al vittorioso Mondiale del 1982 in Spagna e del quale Antognoni non potè disputare la finale del Bernabeu a seguito dell'infortunio subito nella semifinale disputata contro la Polonia.
Lungo quella competizione, Antognono vide anche annullarsi la rete del possibile 4 a 2 nel precedente confronto del Sarrià di Barcellona ove il 5 luglio l'Italia prevalse sul Brasile. Con migliori fortune Antognoni avrebbe potuto cancellare una delle drammatiche pagine della sua carriera che lo vide malcapitato protagonista nel 1981 (ovvero pochi mesi prima del Mundial) di un duro scontro di giuoco con il Portiere del Genoa, Silvano Martina.
Riuscì a recuperare per tempo. Attacate le scarpette al chiodo, Antognoni è rimasto nel mondo del calcio ricoprendo, per un lasso di tempo, il ruolo di dirigente per la Fiorentina.