CAROVIGNO (BR) - Giovedì 1 maggio, festa dei lavoratori, la città di Carovigno ricorda la figura di Salvatore Morelli, deputato Progressista al Parlamento Italiano dal 1867 al 1880. Infatti, proprio il 1° Maggio 2014 ricorre il 190° Anniversario della nascita di uno dei personaggi più noti della storia di Carovigno, deceduto a Pozzuoli (Napoli) il 22 Ottobre 1880.
Ma, chi era Salvatore Morelli? Fu Patriota e politico mazziniano, di Carovigno (Brindisi). Impegnato fortemente per l’unificazione, l’indipendenza e la liberazione dal dominio straniero dell’Italia durante il Risorgimento. Negli anni successivi l’Unità , Morelli si dedicò, primo nella storia del nostro Paese e in Europa, alla difficile battaglia per i diritti, in piena parità con l’uomo, delle donne italiane, ben consapevole della necessità di emancipazione anche per la popolazione femminile degli altri continenti, in un’epoca nella quale nessun Governo riconosceva ancora alle donne i diritti della persona umana, attribuiti a tutti gli uomini dalla Rivoluzione Francese.
Morelli nacque a Carovigno, in Terra d’Otranto, nel 1824. Aderì alla “Giovine Italia” di Mazzini mentre studiava Giurisprudenza all’Università di Napoli. Successivamente divenne giornalista e scrittore, con un forte impegno politico. Scontò dieci anni di carcere per aver partecipato alle insurrezioni del 1848, quando Ferdinando II di Borbone ritirò la Costituzione.
Nel 1851 venne trasferito dall’Isola di Ponza, dove nelle ore d’aria insegnava a leggere e scrivere ai figli dei pescatori, al Castello di Ischia, prigione di massima sicurezza per i detenuti politici. Vi subì una falsa fucilazione, venne torturato e vide i suoi libri bruciati. Terminò il lungo periodo di prigionia sull’Isola di Ventotene. Qui salvò due bambini che stavano annegando e rifiutò la libertà , che gli spettava secondo antiche consuetudini, a favore di Nicola Paladini, sposato e con numerosi figli. Inviato a Lecce nel 1858 a soggiorno obbligato, nel gennaio 1860 fu di nuovo imprigionato, avendo rifiutato un incontro con Francesco II. Uscì dal carcere al crollo del regime borbonico.
A Lecce risiedeva presso il patriota Pasquale Greco, la cui moglie, Giovanna De Angelis, intelligente e sensibile, gli ispirò la sua opera più importante, pubblicata a Napoli nel 1861, con due successive edizioni, dal titolo definitivo La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale, volta a chiedere l’emancipazione femminile otto anni prima di John Stuart Mill. Fu deputato per quattro legislature, dal 1867 al 1880, quando non esisteva l’indennità parlamentare, introdotta da Giolitti nel 1907. Nel 1867 presentò, primo in Europa, un progetto di legge per la parità della donna con l’uomo, forte risposta al Codice Civile italiano del 1865, che sottometteva la donna all’autorizzazione maritale, facendone una minorenne a vita e precludendole il diritto di voto. Negli anni 1874-1875 propose un nuovo Diritto di Famiglia, che prevedeva l’eguaglianza dei coniugi nel matrimonio, il doppio cognome, i diritti anche dei figli illegittimi, il divorzio. Nel 1875 chiese di nuovo il voto femminile.
Nel 1877 il Parlamento italiano approvò, con larga maggioranza, la legge Morelli, per riconoscere alle donne il diritto di essere testimoni negli Atti del Codice Civile, come i testamenti. Si trattò di un importante progresso, per i risvolti economici, dando alle vedove la possibilità di prendere conoscenza dei beni lasciati dal marito, e perché costituiva il primo passo verso la capacità giuridica delle donne. Propose un’istruzione moderna, gratuita e obbligatoria per tutti, tutelò i deboli (figli illegittimi, preti patrioti, principesse sabaude,prostitute), costruì ferrovie e scuole, promosse il risanamento di zone paludose della Campania, fu Federalista e suggerì una sorta di Nazioni Unite per dirimere i contrasti tra le Nazioni. Nel 1880 morì in miseria in una piccola pensione di Pozzuoli. Per ottenere i diritti delle donne richiesti da Salvatore Morelli è stato necessario oltre un secolo.
Daniele Martini
Ma, chi era Salvatore Morelli? Fu Patriota e politico mazziniano, di Carovigno (Brindisi). Impegnato fortemente per l’unificazione, l’indipendenza e la liberazione dal dominio straniero dell’Italia durante il Risorgimento. Negli anni successivi l’Unità , Morelli si dedicò, primo nella storia del nostro Paese e in Europa, alla difficile battaglia per i diritti, in piena parità con l’uomo, delle donne italiane, ben consapevole della necessità di emancipazione anche per la popolazione femminile degli altri continenti, in un’epoca nella quale nessun Governo riconosceva ancora alle donne i diritti della persona umana, attribuiti a tutti gli uomini dalla Rivoluzione Francese.
Morelli nacque a Carovigno, in Terra d’Otranto, nel 1824. Aderì alla “Giovine Italia” di Mazzini mentre studiava Giurisprudenza all’Università di Napoli. Successivamente divenne giornalista e scrittore, con un forte impegno politico. Scontò dieci anni di carcere per aver partecipato alle insurrezioni del 1848, quando Ferdinando II di Borbone ritirò la Costituzione.
Nel 1851 venne trasferito dall’Isola di Ponza, dove nelle ore d’aria insegnava a leggere e scrivere ai figli dei pescatori, al Castello di Ischia, prigione di massima sicurezza per i detenuti politici. Vi subì una falsa fucilazione, venne torturato e vide i suoi libri bruciati. Terminò il lungo periodo di prigionia sull’Isola di Ventotene. Qui salvò due bambini che stavano annegando e rifiutò la libertà , che gli spettava secondo antiche consuetudini, a favore di Nicola Paladini, sposato e con numerosi figli. Inviato a Lecce nel 1858 a soggiorno obbligato, nel gennaio 1860 fu di nuovo imprigionato, avendo rifiutato un incontro con Francesco II. Uscì dal carcere al crollo del regime borbonico.
A Lecce risiedeva presso il patriota Pasquale Greco, la cui moglie, Giovanna De Angelis, intelligente e sensibile, gli ispirò la sua opera più importante, pubblicata a Napoli nel 1861, con due successive edizioni, dal titolo definitivo La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale, volta a chiedere l’emancipazione femminile otto anni prima di John Stuart Mill. Fu deputato per quattro legislature, dal 1867 al 1880, quando non esisteva l’indennità parlamentare, introdotta da Giolitti nel 1907. Nel 1867 presentò, primo in Europa, un progetto di legge per la parità della donna con l’uomo, forte risposta al Codice Civile italiano del 1865, che sottometteva la donna all’autorizzazione maritale, facendone una minorenne a vita e precludendole il diritto di voto. Negli anni 1874-1875 propose un nuovo Diritto di Famiglia, che prevedeva l’eguaglianza dei coniugi nel matrimonio, il doppio cognome, i diritti anche dei figli illegittimi, il divorzio. Nel 1875 chiese di nuovo il voto femminile.
Nel 1877 il Parlamento italiano approvò, con larga maggioranza, la legge Morelli, per riconoscere alle donne il diritto di essere testimoni negli Atti del Codice Civile, come i testamenti. Si trattò di un importante progresso, per i risvolti economici, dando alle vedove la possibilità di prendere conoscenza dei beni lasciati dal marito, e perché costituiva il primo passo verso la capacità giuridica delle donne. Propose un’istruzione moderna, gratuita e obbligatoria per tutti, tutelò i deboli (figli illegittimi, preti patrioti, principesse sabaude,prostitute), costruì ferrovie e scuole, promosse il risanamento di zone paludose della Campania, fu Federalista e suggerì una sorta di Nazioni Unite per dirimere i contrasti tra le Nazioni. Nel 1880 morì in miseria in una piccola pensione di Pozzuoli. Per ottenere i diritti delle donne richiesti da Salvatore Morelli è stato necessario oltre un secolo.
Daniele Martini