di
Vittorio Polito -
«Ciao Vittorio sei diventato importante anche all'estero, il prof. Tusiani per dimostrarti la sua gratitudine ha scritto dei versi per tua moglie Rosa». È partita da questa ‘boutade’ telefonica
l'approccio di Gianni Cavalli con il sottoscritto. Ormai lo conosco
abbastanza per capire che cerca in questo modo di contrabbandare i suoi
difetti per buone qualità.
La sera stessa l’ho raggiunto in azienda,
mentre era alle prese con le bozze dei «Quaderni del Liceo Orazio Flacco» di
Bari, e senza preamboli ho detto: «Dimmi cosa vuoi». Lui ha tergiversato
dicendo che stava ‘lavorando’ per convincere il priore della Basilica di
San Nicola a presenziare alla presentazione del mio ultimo libro, che avverrà il
20 giugno presso l’Università di Bari presente il Magnifico Rettore prof.
Antonio Uricchio, ecc. ecc.
Improvvisamente mi ha passato un foglietto ed
ha detto leggi: i versi iniziavano con il nome Rosa - in quel momento, essendo
stato suggestionato da quel che mi aveva riferito a proposito di mia moglie,
non ho fatto caso al fatto che la lettera di Rosa era maiuscola
perché iniziava il componimento poetico - e le mie difese immunitarie sono
crollate e mi sono seduto.
Ormai era fatta e Gianni ha detto declama i
versi a tua moglie stasera e se il suo responso ti sarà di conforto nobilita il
Giornale di Puglia con endecasillabi inediti del grande Joseph Tusiani.
Questa premessa mi è servita per una
riflessione che è la forza di questa magnifica avventura che si chiama
vita: fino a qualche anno fa per ogni cosa che scrivevo ero costretto ad
andare da Gianni Cavalli per chiedere se era possibile pubblicarla su una delle
tante testate locali che stampavano.
In verità mi ha sempre pubblicato tutto senza
problemi perché lui è un generoso e poi anche 'dispotico', per cui imponeva i
miei pezzi alle varie redazioni che non potevano esimersi da accontentarlo.
Indubbiamente questa 'gavetta' raccomandata
mi è servita a farmi conoscere e il cognome Cavalli era un passe-partout
importante ovunque andassi, come lo è ancora ora in fatto di stima e
serietà. Ho detto era perché molto per la crisi e la tecnologia, che hanno
estinto testate di riviste e giornali, e un poco anche per Gianni, sempre
solitario nelle sue battaglie intransigenti e correttissime nella forma e
nella sostanza, in realtà oggi risulta un cognome un po' appannato in
quanto a visibilità di mezzi a disposizione. (Per la verità anche i tre
quotidiani cui ho collaborato negli ultimi anni hanno chiuso i battenti).
Appannato al punto che Gianni, ormai chiuse
per vari motivi le 24 testate, alcune dirette da lui in prima persona, che
stampavano ha avuto bisogno del buon Vittorio Polito per accontentare il suo
amico TUSIANI.
Caro prof. Tusiani, molto grato per le parole
di stima che ha avuto nei miei riguardi, devo ammettere che mi sono servito di
lei per strappare a Gianni la promessa che ci sarà una mia quinta pubblicazione
presso Levante, nonostante lui si sia permesso nell’ultima pagina del mio libro
di chiamare in soccorso San Nicola per dirmi: ‘non lo farà mai più’ (Cioè non
scriverò più libri).
Al riguardo potrei citare tante frasi di
uomini famosi come lei e più di lei, emerito sammarchese, ma mi limiterò a
riferire un consiglio di Mario Cavalli - ha sempre tifato per me - che ripeteva
che il figlio ogni tanto aveva bisogno di andare al tappeto per verificare se
era in grado di alzarsi nei secondi giusti e riprendere l’incontro della vita.
Ritengo di aver fatto con queste note un piacere al grande poeta, a Gianni
e al direttore della testata Giornale di Puglia.
Visto che siamo in argomento Vittorio può
chiedere a Tusiani una presenza sul suo prossimo libro? Totò' avrebbe
detto...: «Ma mi faccia il piacere».
Mi presento: piacere Vittorio.
PS: Quando avevo già inviato queste note è
trapelata la notizia che il mio amico inventore (è solito dire quando non vi è nessuno
e pretende di avere ragione: ‘Vittorio
non dimenticare che ti ho inventato io’!) prenderà una pausa di riposo forzato.
A lui vadano i miei auguri con la convinzione che, come pugile-editore, non è
ancora suonato e quel tappeto ipotetico lo abbandonerà, come sempre, dopo pochi
secondi. Anzi per il mio prossimo libro prenoto con Tusiani anche Gianni perché,
senza falsa modestia, anch'io mi sono sempre rialzato da quel tappeto... che
aspetta tutti a braccia aperte.
Gianni Cavalli, umilmente, mi invita a pubblicare sei quartine,
liberamente rimate, di Tusiani; eseguo e mi chiedo inutilmente
il perché la mia Rosa, compagna e sposa, accetti questa cosa. (V.P.)
INUTILMENTE MI CHIEDO
Rosa sfiorita ed asfodelo in boccio,
ampi sentieri aperti, oggi preclusi,
io ben rammento svelti passi lieti
e mani di profumi freschi intrise.
Amore, amore, il tuo nome tu sai
e - Dio lo voglia - tutti lo sapranno.
Come la giovinezza ama se stessa
noi ci amammo e ci amiamo certo ancora
anche se al fianco non sei e non sento
il braccio mio dal tuo sorretto, e vado
senza di te, pensando a te soltanto,
a te mutata in desiderio ed ombra.
Inutilmente mi chiedo in qual modo
mi saresti compagna e amica e sposa,
e come ti sarebbe facil cosa
cambiarmi il freddo inverno in primavera
forse con un sorriso o una carezza
o una più forte stretta della mano
senza che alcun ti veda e veda me,
che con la mano mia a te rispondo
un dolore non più dolore, un mondo
che ancora esiste in un mondo finito,
un non aver paura di finire,
come quel mondo, in asfodelo e rosa.
New York 24 Aprile 2014
Joseph Tusiani