di Luigi Laguaragnella - Le bandiere di tutto il mondo sventolavano fiere al vento, quelle bianco e rosse della Polonia, poi, hanno ricoperto piazza San Pietro. C’erano polacchi dappertutto: Karol Wojityla è il loro santo eroe nazionale. Sventolavano in alto sotto quel Cielo che mai come domenica scorsa era così vicino alla Terra e alla vita degli uomini. Al centro della piazza i palloncini con le sigle dei due papi santi JXXIII e JPII, scossi dalla lieve corrente, muovevano un lungo striscione con la scritta “Deo Gratias”.
Volontà di Dio e benvolere della gente hanno reso concreta, reale la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Piazza San Pietro e via della Conciliazione colme di oltre il milione di pellegrini giunti da tantissimi paesi del mondo (si prospettavano “soltanto” 800 mila persone) hanno rappresentato metaforicamente il dito dell’uomo che sfiora quello di Dio nell’affresco della cappella Sistina.
I pellegrini hanno preso possesso del Vaticano già dalla mattina di sabato, alle due di notte già su via della Conciliazione non c’era posto per stendersi e almeno sgranchirsi le gambe. Durante la notte Roma era in festa: le chiese aperte fino al mattino per momenti di preghiera, un gruppo di cento ragazzi dalle porte della città eterna in pellegrinaggio si è diretto verso il Vaticano. La capitale ha vissuto una notte di grazia. Non essendoci un pass di entrata a San Pietro la fila infinita ha costretto l’apertura dei varchi già dalle 4 creando piccoli, ma ovvi disagi, non essendoci spazio neanche per appoggiare la borsa per terra. Nonostante tutto volontari, agenti della sicurezza, protezione civile hanno lavorato intensamente cercando di essere sempre tempestivi. Sono stati oltre mille i soccorsi per malori. Sono stati distribuite migliaia di bottigliette d’acqua. Vista la grandiosità dell’evento si può dire che l’organizzazione per la canonizzazione è stato buona. Nelle parrocchie e nelle piazze di Roma sono stati allestiti maxi-schermi per accogliere i fedeli che non hanno potuto far accesso a piazza San Pietro. Insomma non c’era un sanpietrino libero.
Queste canonizzazioni hanno coinvolto quattro papi: oltre ai due santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, l’abbraccio all’inizio della celebrazione eucaristica tra papa Francesco e il papa emerito Benedetto XVI è emozionante. Gli ultimi due pontefici incarnano la continuazione dell’operato dei due nuovi santi. Non è storia questa? Non è anomalia, ma testimonianza della volontà di Dio. Quell’abbraccio è la buona notizia che merita la luce di Dio e delle telecamere di tutto il mondo. In quell’abbraccio c’è il rispetto e la comune ammirazione per i due pontefici santi. Quel mondo raccolto in piazza San Pietro che ha risposto in presenza massiccia ancora una volta alla chiamata di Giovanni Paolo II per ovvi motivi generazionali.
C’erano tantissimi dei suoi giovani. Ma Giovanni Paolo II non poteva essere tale senza Giovanni XXIII che ha aperto le porte e il dialogo della Chiesa con tutto il mondo e tutte le religioni, in un’epoca che di muri ne aveva tanti. Si può dire che in diversi periodi i due papi sono stati i primi promotori dell’unione e perché non dirlo, della formazione dell’Europa. Ecco perché sarebbe una sconfitta tornare indietro. Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono stati immersi positivamente nella storia cambiandola con coraggio e con le parole. E sono santi perché paradossalmente sono stati rivoluzionari al contrario di molti sistemi che nel novecento si ritenevano tali; sono stati rivoluzionari anche all’interno della Chiesa e il dono di papa Francesco che il mondo oggi gode è una testimonianza vivente. La loro santificazione consiglia, in particolar modo agli europei, di continuare a ragionare nell’apertura dei confini e occorre ricordarlo a coloro che oggi politicamente stanno mettendo in allerta vecchi scenari di divisione.
Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono santi perché hanno sempre incitato l’uomo al bene: nessuno è arrivato al cuore dei giovani, ed è risaputo quanto sia difficile per le loro numerose problematiche, come papa Wojityla. L’unica figura che ha dato vera speranza alla gioventù e ancora oggi le sue parole risuonano. In un contesto in cui il futuro sembra sempre lontano forse proprio le parole del polacco non permettono di cadere nella disperazione. Papa Francesco poi, lo ha definito il papa della famiglia perché guardava al bene e all’importanza di quella che definiva “la prima comunità ” e che oggi anch’essa sembra in crisi. Giovanni XXIII è stato chiamato da Bergoglio, poi, santo della docilità dello Spirito Santo. E non solo per quella celebre “carezza”, ma perché è stato guida, ha ricondotto con un spirito buono la Chiesa. Papa Roncalli è stato il pontefice legato alla vita umile che caratterizza tanti borghi dell’Italia, di gente che vive di sani principi e che conosce il senso del quotidiano sacrificio. Ce ne sono tante nel nostro paese di persone che si impegnano ogni giorno e senza troppe luci. E forse l’Italia è chiamata a rispettare maggiormente queste realtà , non solo a parole. I due papi sono santi e tutto il mondo, non solo i devoti, dovrebbero sperare anche attraverso loro, che Europa, giovani, famiglia, docilità , bontà non rimangano solo valori del secondo millennio.
Rendere grazie a san Giovanni XXIII (il 3 giugno) e san Giovanni Paolo II (il 22 ottobre) significa non essere bravi, buoni e bigotti, ma impegnarsi perché l’uomo possa scrivere con quei valori nuove storie positive. I due papi in vita avranno visto e supportato così tante persone che dall’alto senza dubbio non faranno mancare il loro apporto facendo ancora una volta sentire vicino uomo e divino proprio come è accaduto domenica.
Volontà di Dio e benvolere della gente hanno reso concreta, reale la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Piazza San Pietro e via della Conciliazione colme di oltre il milione di pellegrini giunti da tantissimi paesi del mondo (si prospettavano “soltanto” 800 mila persone) hanno rappresentato metaforicamente il dito dell’uomo che sfiora quello di Dio nell’affresco della cappella Sistina.
I pellegrini hanno preso possesso del Vaticano già dalla mattina di sabato, alle due di notte già su via della Conciliazione non c’era posto per stendersi e almeno sgranchirsi le gambe. Durante la notte Roma era in festa: le chiese aperte fino al mattino per momenti di preghiera, un gruppo di cento ragazzi dalle porte della città eterna in pellegrinaggio si è diretto verso il Vaticano. La capitale ha vissuto una notte di grazia. Non essendoci un pass di entrata a San Pietro la fila infinita ha costretto l’apertura dei varchi già dalle 4 creando piccoli, ma ovvi disagi, non essendoci spazio neanche per appoggiare la borsa per terra. Nonostante tutto volontari, agenti della sicurezza, protezione civile hanno lavorato intensamente cercando di essere sempre tempestivi. Sono stati oltre mille i soccorsi per malori. Sono stati distribuite migliaia di bottigliette d’acqua. Vista la grandiosità dell’evento si può dire che l’organizzazione per la canonizzazione è stato buona. Nelle parrocchie e nelle piazze di Roma sono stati allestiti maxi-schermi per accogliere i fedeli che non hanno potuto far accesso a piazza San Pietro. Insomma non c’era un sanpietrino libero.
Queste canonizzazioni hanno coinvolto quattro papi: oltre ai due santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, l’abbraccio all’inizio della celebrazione eucaristica tra papa Francesco e il papa emerito Benedetto XVI è emozionante. Gli ultimi due pontefici incarnano la continuazione dell’operato dei due nuovi santi. Non è storia questa? Non è anomalia, ma testimonianza della volontà di Dio. Quell’abbraccio è la buona notizia che merita la luce di Dio e delle telecamere di tutto il mondo. In quell’abbraccio c’è il rispetto e la comune ammirazione per i due pontefici santi. Quel mondo raccolto in piazza San Pietro che ha risposto in presenza massiccia ancora una volta alla chiamata di Giovanni Paolo II per ovvi motivi generazionali.
C’erano tantissimi dei suoi giovani. Ma Giovanni Paolo II non poteva essere tale senza Giovanni XXIII che ha aperto le porte e il dialogo della Chiesa con tutto il mondo e tutte le religioni, in un’epoca che di muri ne aveva tanti. Si può dire che in diversi periodi i due papi sono stati i primi promotori dell’unione e perché non dirlo, della formazione dell’Europa. Ecco perché sarebbe una sconfitta tornare indietro. Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono stati immersi positivamente nella storia cambiandola con coraggio e con le parole. E sono santi perché paradossalmente sono stati rivoluzionari al contrario di molti sistemi che nel novecento si ritenevano tali; sono stati rivoluzionari anche all’interno della Chiesa e il dono di papa Francesco che il mondo oggi gode è una testimonianza vivente. La loro santificazione consiglia, in particolar modo agli europei, di continuare a ragionare nell’apertura dei confini e occorre ricordarlo a coloro che oggi politicamente stanno mettendo in allerta vecchi scenari di divisione.
Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono santi perché hanno sempre incitato l’uomo al bene: nessuno è arrivato al cuore dei giovani, ed è risaputo quanto sia difficile per le loro numerose problematiche, come papa Wojityla. L’unica figura che ha dato vera speranza alla gioventù e ancora oggi le sue parole risuonano. In un contesto in cui il futuro sembra sempre lontano forse proprio le parole del polacco non permettono di cadere nella disperazione. Papa Francesco poi, lo ha definito il papa della famiglia perché guardava al bene e all’importanza di quella che definiva “la prima comunità ” e che oggi anch’essa sembra in crisi. Giovanni XXIII è stato chiamato da Bergoglio, poi, santo della docilità dello Spirito Santo. E non solo per quella celebre “carezza”, ma perché è stato guida, ha ricondotto con un spirito buono la Chiesa. Papa Roncalli è stato il pontefice legato alla vita umile che caratterizza tanti borghi dell’Italia, di gente che vive di sani principi e che conosce il senso del quotidiano sacrificio. Ce ne sono tante nel nostro paese di persone che si impegnano ogni giorno e senza troppe luci. E forse l’Italia è chiamata a rispettare maggiormente queste realtà , non solo a parole. I due papi sono santi e tutto il mondo, non solo i devoti, dovrebbero sperare anche attraverso loro, che Europa, giovani, famiglia, docilità , bontà non rimangano solo valori del secondo millennio.
Rendere grazie a san Giovanni XXIII (il 3 giugno) e san Giovanni Paolo II (il 22 ottobre) significa non essere bravi, buoni e bigotti, ma impegnarsi perché l’uomo possa scrivere con quei valori nuove storie positive. I due papi in vita avranno visto e supportato così tante persone che dall’alto senza dubbio non faranno mancare il loro apporto facendo ancora una volta sentire vicino uomo e divino proprio come è accaduto domenica.