BARI - Le pressioni dei deputati M5S sulla Politica Agricola Comunitaria sortiscono i primi effetti. Dopo aver depositato nelle scorse settimane due risoluzioni in Commissione Agricoltura ed una mozione, infatti, è iniziato il confronto richiesto e fattivo con il Ministro Maurizio Martina e con i tecnici del Mipaaf.
“Con gli ultimi incontri si è venuta delineando una PAC che corrisponde alla nostra proposta – dichiara il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate (M5S) – ovvero più occupazione agricola, territorio e qualità : elementi da coniugare per una visione strategica nazionale di rilancio e consolidamento di un settore primario che può contribuire in maniera determinante alla crescita del nostro Paese. Una visione che non sembra però la stessa degli esponenti del partito di Renzi, più presi a tirare acqua al proprio mulino piuttosto che a mettere in campo azioni concrete per il rilancio dell’agricoltura nazionale”.
Ecco qualche anticipazione di quanto emerso dagli incontri di queste settimane e che potrebbe essere ufficializzato nei prossimi giorni. Per il M5S, la convergenza interna di tipo irlandese, che considera l’Italia come regione unica, penalizza le regioni che fino ad oggi hanno percepito contributi molto superiori alla media e aiuta quelle che viceversa hanno preso molto meno: la scelta migliore, dunque, è nell’approccio graduale. Altro nodo chiave è quello del “greening” che, se applicato individualmente per azienda, minimizzerebbe le penalizzazioni di questa misura obbligatoria. “Ben venga la scelta, come da noi indicato, di non pagare le pratiche sotto una certa soglia stimata in 320 euro annue – commenta L’Abbate (M5S) – così come legare la definizione dell’agricoltore attivo al lavoro effettivamente impiegato in agricoltura. Concordiamo, inoltre, nel differenziare, sulla base delle aree ad agricoltura professionale e quelle svantaggiate o di montagna, l’importo massimo del contributo percepito negli anni precedenti al di sotto del quale si è considerati attivi a prescindere da altre condizioni”.
Fondamentale, inoltre, l’attivazione del “capping” per le aziende che percepiscono oltre i 150.000 euro di contributo, scorporando però il costo della manodopera in modo da non deprimere l’occupazione. “Per gli aiuti accoppiati bene il contributo alla zootecnia e l'ovi-caprino che premia maggiormente le pratiche di allevamento prevalenti nel territorio italiano e nella filiera vacca-vitello, con qualcosa in più per le zone montane – continua il deputato pugliese – Per l’olio, i premi saranno erogati prevalentemente a quei territori a più alta vocazione ovvero, che hanno una superficie regionale destinata all'olivicoltura superiore al 30%, come Puglia, Calabria e Liguria e che, a seguito delle nuove decisioni comunitarie, sono fortemente penalizzate”.
Gli aiuti saranno rivolti anche al settore delle proteiche, del riso e della barbabietola, mentre la novità è l’inclusione dei vigneti che percepiranno qualche contributo. “Per il pomodoro, la canapa, il grano duro ed il latte di qualità meglio puntare sui PSR – conclude L’Abbate (M5S) – dove il riconoscimento di una filiera tracciabile, che coinvolga tutti, dal produttore al trasformatore, è il sicuramente più premiante. Speriamo che i colleghi degli altri partiti colgano la visione d’insieme delle decisioni prese, mettendo in secondo piano per una volta il proprio orticello, per il bene di tutta l’agricoltura italiana”.
“Con gli ultimi incontri si è venuta delineando una PAC che corrisponde alla nostra proposta – dichiara il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate (M5S) – ovvero più occupazione agricola, territorio e qualità : elementi da coniugare per una visione strategica nazionale di rilancio e consolidamento di un settore primario che può contribuire in maniera determinante alla crescita del nostro Paese. Una visione che non sembra però la stessa degli esponenti del partito di Renzi, più presi a tirare acqua al proprio mulino piuttosto che a mettere in campo azioni concrete per il rilancio dell’agricoltura nazionale”.
Ecco qualche anticipazione di quanto emerso dagli incontri di queste settimane e che potrebbe essere ufficializzato nei prossimi giorni. Per il M5S, la convergenza interna di tipo irlandese, che considera l’Italia come regione unica, penalizza le regioni che fino ad oggi hanno percepito contributi molto superiori alla media e aiuta quelle che viceversa hanno preso molto meno: la scelta migliore, dunque, è nell’approccio graduale. Altro nodo chiave è quello del “greening” che, se applicato individualmente per azienda, minimizzerebbe le penalizzazioni di questa misura obbligatoria. “Ben venga la scelta, come da noi indicato, di non pagare le pratiche sotto una certa soglia stimata in 320 euro annue – commenta L’Abbate (M5S) – così come legare la definizione dell’agricoltore attivo al lavoro effettivamente impiegato in agricoltura. Concordiamo, inoltre, nel differenziare, sulla base delle aree ad agricoltura professionale e quelle svantaggiate o di montagna, l’importo massimo del contributo percepito negli anni precedenti al di sotto del quale si è considerati attivi a prescindere da altre condizioni”.
Fondamentale, inoltre, l’attivazione del “capping” per le aziende che percepiscono oltre i 150.000 euro di contributo, scorporando però il costo della manodopera in modo da non deprimere l’occupazione. “Per gli aiuti accoppiati bene il contributo alla zootecnia e l'ovi-caprino che premia maggiormente le pratiche di allevamento prevalenti nel territorio italiano e nella filiera vacca-vitello, con qualcosa in più per le zone montane – continua il deputato pugliese – Per l’olio, i premi saranno erogati prevalentemente a quei territori a più alta vocazione ovvero, che hanno una superficie regionale destinata all'olivicoltura superiore al 30%, come Puglia, Calabria e Liguria e che, a seguito delle nuove decisioni comunitarie, sono fortemente penalizzate”.
Gli aiuti saranno rivolti anche al settore delle proteiche, del riso e della barbabietola, mentre la novità è l’inclusione dei vigneti che percepiranno qualche contributo. “Per il pomodoro, la canapa, il grano duro ed il latte di qualità meglio puntare sui PSR – conclude L’Abbate (M5S) – dove il riconoscimento di una filiera tracciabile, che coinvolga tutti, dal produttore al trasformatore, è il sicuramente più premiante. Speriamo che i colleghi degli altri partiti colgano la visione d’insieme delle decisioni prese, mettendo in secondo piano per una volta il proprio orticello, per il bene di tutta l’agricoltura italiana”.
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