di Pierpaolo De Natale - Sarebbero oltre ottocentomila le persone pronte a partire dall'Africa alla volta del Vecchio Continente. Passando per la Libia, in Italia giunge "l'universo mondo", come lo ha definito Giovanni Pinto - direttore centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere - oggi in audizione dalle commissioni Difesa ed Esteri riunite al Senato.
Il sistema di accoglienza per i migranti è al collasso, l'Italia non ha più luoghi dove ospitarli e le popolazioni locali appaiono alquanto infastidite dal continuo arrivo di stranieri.
Vero ostacolo a possibili operazioni diplomatiche è l'assenza di un'organizzazione statale libica. La Libia, infatti, non ha un primo ministro, nè una compagine governativa, nè ministri. A stringere le redini del potere sono i clan, due in questo momento: uno di matrice moderata ed uno di origine estremista, pilotato dal Qatar; i rappresentanti dell’Assemblea sono alle dipendenze delle tribù che controllano il territorio.
«Non abbiamo un governo con cui installare una dialettica - ha lamentato il dirigente del Ministero degli Interni - mancano interlocutori, possiamo dare tutti gli aiuti che vogliono, ma poi potrebbero essere usati in maniera negativa, non per le finalità stabilite».
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"L'operazione 'Mare Nostrum' ha dato ottimi risultati", ha detto Pinto, "ma ha anche aumentato le partenze dalla Libia". "I costi sostenuti per il trasferimento dei voli interni e dei voli per il rimpatrio dei migranti hanno cifre significative pattugliare costa € 9.500.000 ogni mese, inoltre, devono essere aggiunti 1.270.000 per i 31 voli charter di rimpatrio: 21 per l'Egitto, 8 per la Tunisia e 2 per la Nigeria".
Secondo Pinto, è necessaria "una exit strategy" e la Commissione europea, ha sottolineato, "deve mettersi le mani in tasca e dare risorse".
Il sistema di accoglienza per i migranti è al collasso, l'Italia non ha più luoghi dove ospitarli e le popolazioni locali appaiono alquanto infastidite dal continuo arrivo di stranieri.
Vero ostacolo a possibili operazioni diplomatiche è l'assenza di un'organizzazione statale libica. La Libia, infatti, non ha un primo ministro, nè una compagine governativa, nè ministri. A stringere le redini del potere sono i clan, due in questo momento: uno di matrice moderata ed uno di origine estremista, pilotato dal Qatar; i rappresentanti dell’Assemblea sono alle dipendenze delle tribù che controllano il territorio.
«Non abbiamo un governo con cui installare una dialettica - ha lamentato il dirigente del Ministero degli Interni - mancano interlocutori, possiamo dare tutti gli aiuti che vogliono, ma poi potrebbero essere usati in maniera negativa, non per le finalità stabilite».
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"L'operazione 'Mare Nostrum' ha dato ottimi risultati", ha detto Pinto, "ma ha anche aumentato le partenze dalla Libia". "I costi sostenuti per il trasferimento dei voli interni e dei voli per il rimpatrio dei migranti hanno cifre significative pattugliare costa € 9.500.000 ogni mese, inoltre, devono essere aggiunti 1.270.000 per i 31 voli charter di rimpatrio: 21 per l'Egitto, 8 per la Tunisia e 2 per la Nigeria".
Secondo Pinto, è necessaria "una exit strategy" e la Commissione europea, ha sottolineato, "deve mettersi le mani in tasca e dare risorse".