di Giuliano Gasparotti - Quello che Grillo non dice, si potrebbe anche titolare. Infatti la riforma delle riforme pare proprio essere quella del Senato, che Grillo invece vuole salvare per puro calcolo tattico, così da uscire dall'angolo in cui si è cacciato grazie alla sua politica fatta di NO a tutti e a tutto, condita da poderosi insulti, tanto per non perdere l'abitudine. Oltre 1 mld di euro è il costo del Senato che Renzi vorrebbe trasformare in Camera delle autonomie territoriali, senza conferimento di alcuna indennità per i futuri componenti. Se a questo si aggiunge il tetto massimo per le retribuzioni dei consiglieri regionali, quello fissato per i manager pubblici, e la cancellazione di un bel po' di enti inutili (Province incluse), il pacchetto di risparmi è senz'altro consistente. Il Presidente del Consiglio, che non è parlamentare e neanche più Sindaco, ha uno stipendio che si aggira intorno ai 5.000 euro, meno della metà di un parlamentare.
Nel botta e risposta con Di Maio, il grillino vicepresidente della Camera dichiara che su 14.000 euro di stipendio ne trattiene 3.000 più il rimborso di alcune spese, non meglio specificate. A tutti sono noti i travagli dei pentastellati, all'atto della deliberazione delle regole da seguire per calcolare l'effettiva retribuzione. Quanto guadagna dunque un parlamentare italiano? Tra stipendio base (5.000 euro), diaria (3.500 euro), rimborsi spese (3.600 euro di cui, al Senato, solo il 36% debbono essere documentate), rimborsi trasporti (oltre 1.000 euro), telecomunicazioni e staff la cifra si aggira intorno ai 14.000 euro cui vanno aggiunti i contributi ai gruppi parlamentari, le spese elettorali e di trasporto oltre al lungo elenco dei benefits ad accesso gratuito. Sicuramente troppo, dunque. Il dato più impressionante, tuttavia, è il rapporto con il PIL pro-capite, con i parlamentari che guadagnano 6-8 (a seconda delle stime) volte tanto e svettano rispetto alla media fatta sui colleghi stranieri. Quanto intascano i grillini? I parlamentari pentastellati rinunciano alle spese telefoniche e di spostamento, mentre percepiscono intera la diaria e le spese per i rapporti con gli elettori purché documentate. Quindi rinunciano ad una cifra che va dai 3.500 ai 7.100 euro sul totale, a seconda di quanto riusciranno a documentare. Considerando i versamenti che gli eletti in altre liste debbono effettuare, ai rispettivi partiti, alla fine, quindi, un parlamentare PD guadagna meno di uno a 5 stelle (che continuando con questo tenore di propaganda rischiano di meritare l'appellativo di 5 bufale).
Se si considera che la riforma del finanziamento pubblico dei partiti sta, con molta progressività, abbassando i contributi pubblici per arrivare solo nel 2018 alla totale abolizione, c'è senza alcun dubbio la necessità di abbassare globalmente, se non dimezzare, lo stipendio dei parlamentari. Per tutti, grillini inclusi che così non potrebbero più fare il gioco delle tre carte, riportando ad una media europea il costo della Camera dei deputati in rapporto ai cittadini. A Grillo bisognerebbe chiedere come mai vuole mantenere il Senato con tutti i costi che comporta per la collettività. Perché poco o nulla dice, se non propaganda, sui consigli regionali, o sugli stipendi dei manager di Stato.
Senza dubbio Renzi batte Grillo anche sul terreno di una politica più leggera che recuperi insieme alla sobrietà anche la propria credibilità. Semmai il problema sta nell'opposizione, più o meno velata, che fanno alcuni partiti della maggioranza od alcuni eletti democrat. Sorprende, infatti, la disinvoltura con la quale alcuni eletti di Scelta Civica, nei fatti, abbiano dimenticato la lezione di stile dell'ex Premier Monti che pose il problema delle retribuzioni dei parlamentari con l'intento di tagliarle, e rinunciò persino allo stipendio da Premier e da Ministro dell'Economia. Tanto per fare un esempio che si potrebbe allargare anche ad parlamentari di altri gruppi, di maggioranza e di opposizione. Il miglior modo, dunque, per rispondere alla propaganda di Grillo è di andare avanti sulle riforme profonde della politica: in primis quella del Senato.
BIOGRAFIA - Giuliano Gasparotti, giurista, si occupa attualmente di privacy e diritti della persona per Regione Toscana dopo aver a lungo approfondito i temi dell'amministrazione digitale, società dell'informazione e della comunicazione, degli aspetti giuridici del documento elettronico, dell'organizzazione del lavoro pubblico. Dopo la Scuola di formazione politica Ulibo di Prodi, ha approfondito per il Pd i temi della creatività, dei diritti civili, della innovazione, dello sviluppo competitivo dei territori e dell’economia della conoscenza, della cultura contemporanea e della identità politica postmoderna. Ideatore e fondatore delle Officine Democratiche (che raccoglie i “meccanici” ovvero coloro che lavorano per sanare la frattura tra politica e società) di cui è attualmente Presidente onorario è stato coordinatore fiorentino per i DS, prima, e per il PD, poi, ed è tra gli estensori delle proposte sulla laicità ed i diritti civili per il programma di candidatura di Matteo Renzi alle Primarie 2012. Candidato “rottamatore” con l'ex Premier Mario Monti, è parte del Coordinamento politico toscano ed è Responsabile nazionale Area Diritti Civili di Scelta Civica per l'Italia.
Nel botta e risposta con Di Maio, il grillino vicepresidente della Camera dichiara che su 14.000 euro di stipendio ne trattiene 3.000 più il rimborso di alcune spese, non meglio specificate. A tutti sono noti i travagli dei pentastellati, all'atto della deliberazione delle regole da seguire per calcolare l'effettiva retribuzione. Quanto guadagna dunque un parlamentare italiano? Tra stipendio base (5.000 euro), diaria (3.500 euro), rimborsi spese (3.600 euro di cui, al Senato, solo il 36% debbono essere documentate), rimborsi trasporti (oltre 1.000 euro), telecomunicazioni e staff la cifra si aggira intorno ai 14.000 euro cui vanno aggiunti i contributi ai gruppi parlamentari, le spese elettorali e di trasporto oltre al lungo elenco dei benefits ad accesso gratuito. Sicuramente troppo, dunque. Il dato più impressionante, tuttavia, è il rapporto con il PIL pro-capite, con i parlamentari che guadagnano 6-8 (a seconda delle stime) volte tanto e svettano rispetto alla media fatta sui colleghi stranieri. Quanto intascano i grillini? I parlamentari pentastellati rinunciano alle spese telefoniche e di spostamento, mentre percepiscono intera la diaria e le spese per i rapporti con gli elettori purché documentate. Quindi rinunciano ad una cifra che va dai 3.500 ai 7.100 euro sul totale, a seconda di quanto riusciranno a documentare. Considerando i versamenti che gli eletti in altre liste debbono effettuare, ai rispettivi partiti, alla fine, quindi, un parlamentare PD guadagna meno di uno a 5 stelle (che continuando con questo tenore di propaganda rischiano di meritare l'appellativo di 5 bufale).
Se si considera che la riforma del finanziamento pubblico dei partiti sta, con molta progressività, abbassando i contributi pubblici per arrivare solo nel 2018 alla totale abolizione, c'è senza alcun dubbio la necessità di abbassare globalmente, se non dimezzare, lo stipendio dei parlamentari. Per tutti, grillini inclusi che così non potrebbero più fare il gioco delle tre carte, riportando ad una media europea il costo della Camera dei deputati in rapporto ai cittadini. A Grillo bisognerebbe chiedere come mai vuole mantenere il Senato con tutti i costi che comporta per la collettività. Perché poco o nulla dice, se non propaganda, sui consigli regionali, o sugli stipendi dei manager di Stato.
Senza dubbio Renzi batte Grillo anche sul terreno di una politica più leggera che recuperi insieme alla sobrietà anche la propria credibilità. Semmai il problema sta nell'opposizione, più o meno velata, che fanno alcuni partiti della maggioranza od alcuni eletti democrat. Sorprende, infatti, la disinvoltura con la quale alcuni eletti di Scelta Civica, nei fatti, abbiano dimenticato la lezione di stile dell'ex Premier Monti che pose il problema delle retribuzioni dei parlamentari con l'intento di tagliarle, e rinunciò persino allo stipendio da Premier e da Ministro dell'Economia. Tanto per fare un esempio che si potrebbe allargare anche ad parlamentari di altri gruppi, di maggioranza e di opposizione. Il miglior modo, dunque, per rispondere alla propaganda di Grillo è di andare avanti sulle riforme profonde della politica: in primis quella del Senato.
Giuliano Gasparotti |