di Mauro Guitto - Sono stati presentati nei giorni scorsi a Roma i risultati di uno studio del progetto SEpiAs (Sorveglianza epidemiologica in aree con inquinamento ambientale da arsenico di origine naturale o antropica) finanziato dal CCM (Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie) del Ministero della Salute e coordinato dall’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa.
Il progetto è nato per valutare la relazione tra esposizione umana all’arsenico e l’incidenza sulla salute attraverso gli obiettivi di coordinamento del progetto, la raccolta di dati ambientali e sanitari nelle zone in esame, il campionamento, le analisi di laboratorio e cliniche, la valutazione e integrazione dei risultati e infine la definizione degli indicatori tramite i quali stabilire l’incidenza dell’esposizione.
Tra le numerose UO partecipanti su tutto il territorio nazionale è presente anche l’UO3 Taranto nelle persone di Michele Conversano, Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL Taranto e Giorgio Assennato, Direttore Generale dell’ARPA Puglia.
Sono stati fatti dei controlli delle urine, del sangue e dei parametri di rischio cardiovascolare oltre a quelli di eventuale danno al DNA tramite ecodopler carotideo e cardiaco a 282 residenti (considerati come piccoli campioni monitorati) nelle aree del Monte Amiata, Gela, Taranto e Viterbo. In particolare sono stati misurati i livelli di specie organiche e inorganiche di arsenico.
I risultati, presentati in un convegno tenutosi il 9 Maggio e pubblicati online su “Epidemiologia & Prevenzione”, evidenziano la presenza di valori medi di concentrazione elevati di specie inorganica (individuata come cancerogena) sulla base di quelli di riferimento nazionali e internazionali.
Destano preoccupazione i dati nelle aree industriali di Gela e Taranto per le quali, spiega il Dr. Fabrizio Bianchi responsabile dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR, bisognerà definire dei sistemi di sorveglianza periodica adottando soprattutto misure di prevenzione per ridurre le esposizioni delle popolazioni con l’ausilio della costante e corretta informazione delle autorità competenti.
Il progetto è nato per valutare la relazione tra esposizione umana all’arsenico e l’incidenza sulla salute attraverso gli obiettivi di coordinamento del progetto, la raccolta di dati ambientali e sanitari nelle zone in esame, il campionamento, le analisi di laboratorio e cliniche, la valutazione e integrazione dei risultati e infine la definizione degli indicatori tramite i quali stabilire l’incidenza dell’esposizione.
Tra le numerose UO partecipanti su tutto il territorio nazionale è presente anche l’UO3 Taranto nelle persone di Michele Conversano, Direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL Taranto e Giorgio Assennato, Direttore Generale dell’ARPA Puglia.
Sono stati fatti dei controlli delle urine, del sangue e dei parametri di rischio cardiovascolare oltre a quelli di eventuale danno al DNA tramite ecodopler carotideo e cardiaco a 282 residenti (considerati come piccoli campioni monitorati) nelle aree del Monte Amiata, Gela, Taranto e Viterbo. In particolare sono stati misurati i livelli di specie organiche e inorganiche di arsenico.
I risultati, presentati in un convegno tenutosi il 9 Maggio e pubblicati online su “Epidemiologia & Prevenzione”, evidenziano la presenza di valori medi di concentrazione elevati di specie inorganica (individuata come cancerogena) sulla base di quelli di riferimento nazionali e internazionali.
Destano preoccupazione i dati nelle aree industriali di Gela e Taranto per le quali, spiega il Dr. Fabrizio Bianchi responsabile dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR, bisognerà definire dei sistemi di sorveglianza periodica adottando soprattutto misure di prevenzione per ridurre le esposizioni delle popolazioni con l’ausilio della costante e corretta informazione delle autorità competenti.