BARI - Intervento del Consigliere regionale del Gruppo Misto – Psi, Franco Pastore.
“Sono 59.683 i detenuti nelle carceri italiane. Rispetto ad un anno fa, quando la Corte europea ha condannato l’Italia intimandole una sorta di ultimatum, che scade oggi, il numero dei detenuti è calato di circa 6.000 unità, neppure la metà degli “esuberi” stimati. Il nostro Paese, insomma, continua a violare i diritti dei detenuti lasciandoli vivere in condizioni disumane, in poco spazio e in celle inadeguate, senza luce e fatiscenti.
Un anno ha avuto l’Italia per mettere a punto un meccanismo di compensazione per i detenuti in queste condizioni e ora la Corte europea valuterà quanto fatto. Piccoli passi, inefficaci, perché il problema resta, siamo lontanissimi dalla media europea e la Puglia, purtroppo, lo è ancora di più, con una situazione peggiore della media nazionale. Nella nostra regione, in media, ci sono quasi 150 detenuti laddove ve ne potrebbero stare 100.
Quando questo Paese e chi lo governa avranno l’onestà intellettuale e la coerenza di intervenire seriamente e sanare questa situazione con provvedimenti radicali? Che sono due, l’amnistia e l’indulto. Tutto il resto, da solo, sarà sempre inefficace e insufficiente.
Il carcere deve servire a fare scontare le pene comminate e a rieducare i detenuti per consentire loro di tornare nella società e potersi reinserire, lavorando e vivendo onestamente. Il carcere, invece, così come è oggi, garantisce una sola cosa, l’abbrutimento dei detenuti, il loro peggioramento, le recidive delle condotte criminose, creando un circolo vizioso dal quale sarà difficile venire fuori. Per non parlare dei più deboli, di coloro che non reggono e preferiscono togliersi la vita. A questo si aggiungano i tanti casi di morte per i quali si indaga per omicidio colposo.
E’ il sistema carceri che non funziona e l’unico strumento di tutela dei diritti delle persone ad oggi presente è rappresentato dalla figura del Garante dei detenuti. Istituzione di cui la Puglia si è dotata già tre anni fa, mostrandosi all’avanguardia nel Paese. Ma qui si tratta di fare i conti con meccanismi più ampi e responsabilità per le quali non possono continuare a pagare i contribuenti”./comunicato
“Sono 59.683 i detenuti nelle carceri italiane. Rispetto ad un anno fa, quando la Corte europea ha condannato l’Italia intimandole una sorta di ultimatum, che scade oggi, il numero dei detenuti è calato di circa 6.000 unità, neppure la metà degli “esuberi” stimati. Il nostro Paese, insomma, continua a violare i diritti dei detenuti lasciandoli vivere in condizioni disumane, in poco spazio e in celle inadeguate, senza luce e fatiscenti.
Un anno ha avuto l’Italia per mettere a punto un meccanismo di compensazione per i detenuti in queste condizioni e ora la Corte europea valuterà quanto fatto. Piccoli passi, inefficaci, perché il problema resta, siamo lontanissimi dalla media europea e la Puglia, purtroppo, lo è ancora di più, con una situazione peggiore della media nazionale. Nella nostra regione, in media, ci sono quasi 150 detenuti laddove ve ne potrebbero stare 100.
Quando questo Paese e chi lo governa avranno l’onestà intellettuale e la coerenza di intervenire seriamente e sanare questa situazione con provvedimenti radicali? Che sono due, l’amnistia e l’indulto. Tutto il resto, da solo, sarà sempre inefficace e insufficiente.
Il carcere deve servire a fare scontare le pene comminate e a rieducare i detenuti per consentire loro di tornare nella società e potersi reinserire, lavorando e vivendo onestamente. Il carcere, invece, così come è oggi, garantisce una sola cosa, l’abbrutimento dei detenuti, il loro peggioramento, le recidive delle condotte criminose, creando un circolo vizioso dal quale sarà difficile venire fuori. Per non parlare dei più deboli, di coloro che non reggono e preferiscono togliersi la vita. A questo si aggiungano i tanti casi di morte per i quali si indaga per omicidio colposo.
E’ il sistema carceri che non funziona e l’unico strumento di tutela dei diritti delle persone ad oggi presente è rappresentato dalla figura del Garante dei detenuti. Istituzione di cui la Puglia si è dotata già tre anni fa, mostrandosi all’avanguardia nel Paese. Ma qui si tratta di fare i conti con meccanismi più ampi e responsabilità per le quali non possono continuare a pagare i contribuenti”./comunicato