BARI - In risposta alle dichiarazione del presidente della Provincia di Bari, Francesco Schittulli, e senza mettere in alcun dubbio le capacità di amministratore da lui messe in atto in questi anni a capo dell'Ente, voglio ricordare che è dal 1970, cioè da quando sono state create le Regioni, che si dice che le Province non hanno più senso ai fini del miglior governo del territorio.
Se mi permetto di entrare nell'eventuale dibattito, lo faccio a ragion veduta. Nella mia carriera istituzionale c'è anche un impegno passato all'interno di questo Ente. E ora, facendo un resoconto di quella esperienza, pur per alcuni aspetti interessante, non posso che sottolineare di aver dovuto constatare il bassissimo impatto prodotto sulla qualità della vita dei cittadini, e non per demeriti dei rappresentanti politici e del personale amministrativo, ma per una evidente inutilità, o per un'inutile sovrapposizione con i compiti spettanti ad altri enti locali, primi fra tutti i Comuni. Di certo resta solo il costo che era e resta elevato per la collettività a fronte di un periodo socio-economico del Paese che meriterebbe una generale assunzione di senso di responsabilità da parte della classe dirigente.
E' pur vero che in materia di costi della politica siamo d’accordo nel coinvolgere tutti i livelli istituzionali e di governo. A cominciare dalla eliminazione della miriade di enti gestionali e quant’altro ruota intorno al Comune e alla Regione, che non hanno alcuna legittimazione popolare e che costituiscono solo una moltiplicazione di poltrone ed incarichi appesantendo il relativi bilanci, ma di “vincolo solidale e azioni concrete a favore dello sviluppo del Paese” da parte delle Province, in tutta onestà non ne vedo traccia. Né, pur con le dovute distinzioni sull'intero territorio nazionale, ci sarà ricordo di amministratori che a capo di questi Enti hanno contribuito in maniera determinante alle reali esigenze dei cittadini.
La Provincia è l’ente intermedio, tra il Comune e la Regione, che dovrebbe conoscere al meglio le realtà delle varie comunità, ma da qui a tradurne in atti qualitativi le peculiarità ed esigenze, ce ne corre. Bisognerebbe solo avere il coraggio di ammetterlo, magari nell'ambito di un ampio dibattito democratico per aprire un fronte di collaborazione tra i cittadini e le Istituzioni territoriali. Troppo spesso ci siamo trovati di fronte a sprechi ed abusi che il Paese non può più tollerare. E ricordo come in Italia le Province “mantengano” 4.520 amministratori. C'è in proposito un libro di inchiesta, a livello nazionale, che mette in mostra un elenco di “avvenimenti” finanziati negli anni passati che è imbarazzante solo ricordare in questa fase di dura crisi. Ma chi ci pensa ai costi? Ma chi ci pensa agli sprechi? Chi pensa ad un raggio di azione del tutto inutile e sovente capace solo di ingarbugliare ulteriormente – e quindi paralizzare - la già complicata macchina amministrativa e burocratica?
A riferirlo in una nota il Sen. Massimo Cassano Sottosegretario al Lavoro.
Se mi permetto di entrare nell'eventuale dibattito, lo faccio a ragion veduta. Nella mia carriera istituzionale c'è anche un impegno passato all'interno di questo Ente. E ora, facendo un resoconto di quella esperienza, pur per alcuni aspetti interessante, non posso che sottolineare di aver dovuto constatare il bassissimo impatto prodotto sulla qualità della vita dei cittadini, e non per demeriti dei rappresentanti politici e del personale amministrativo, ma per una evidente inutilità, o per un'inutile sovrapposizione con i compiti spettanti ad altri enti locali, primi fra tutti i Comuni. Di certo resta solo il costo che era e resta elevato per la collettività a fronte di un periodo socio-economico del Paese che meriterebbe una generale assunzione di senso di responsabilità da parte della classe dirigente.
E' pur vero che in materia di costi della politica siamo d’accordo nel coinvolgere tutti i livelli istituzionali e di governo. A cominciare dalla eliminazione della miriade di enti gestionali e quant’altro ruota intorno al Comune e alla Regione, che non hanno alcuna legittimazione popolare e che costituiscono solo una moltiplicazione di poltrone ed incarichi appesantendo il relativi bilanci, ma di “vincolo solidale e azioni concrete a favore dello sviluppo del Paese” da parte delle Province, in tutta onestà non ne vedo traccia. Né, pur con le dovute distinzioni sull'intero territorio nazionale, ci sarà ricordo di amministratori che a capo di questi Enti hanno contribuito in maniera determinante alle reali esigenze dei cittadini.
La Provincia è l’ente intermedio, tra il Comune e la Regione, che dovrebbe conoscere al meglio le realtà delle varie comunità, ma da qui a tradurne in atti qualitativi le peculiarità ed esigenze, ce ne corre. Bisognerebbe solo avere il coraggio di ammetterlo, magari nell'ambito di un ampio dibattito democratico per aprire un fronte di collaborazione tra i cittadini e le Istituzioni territoriali. Troppo spesso ci siamo trovati di fronte a sprechi ed abusi che il Paese non può più tollerare. E ricordo come in Italia le Province “mantengano” 4.520 amministratori. C'è in proposito un libro di inchiesta, a livello nazionale, che mette in mostra un elenco di “avvenimenti” finanziati negli anni passati che è imbarazzante solo ricordare in questa fase di dura crisi. Ma chi ci pensa ai costi? Ma chi ci pensa agli sprechi? Chi pensa ad un raggio di azione del tutto inutile e sovente capace solo di ingarbugliare ulteriormente – e quindi paralizzare - la già complicata macchina amministrativa e burocratica?
A riferirlo in una nota il Sen. Massimo Cassano Sottosegretario al Lavoro.
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