BARI - "Il DL IRPEF è un provvedimento con cui il Governo vuol far cassa a danno dell'agricoltura, andando a prelevare nelle tasche degli agricoltori ben 400 milioni di euro per assicurare la copertura del bonus di 80 euro. Ecco perché il mio voto convintamente contrario in Commissione". La denuncia del Sen. Dario Stefàno (SEL) commentando il parere favorevole al disegno di legge di conversione del decreto IRPEF, approvato oggi dalla Commissione Agricoltura del Senato.
"La Commissione Agricoltura - incalza Stefano- non si è voluta assumere le proprie responsabilità e denunciare un provvedimento che prevede delle misure che impattano negativamente, e in maniera pesante, sulla nostra agricoltura. Si tratta di norme contrarie al buon senso come l'inasprimento del trattamento fiscale per la produzione di energie rinnovabili legate all'agricoltura e la mal dissimulata reintroduzione dell'IMU sui terreni agricoli collinari e montani. Norme insomma che affermano principi opposti a quelli che uno Stato di diritto come il nostro dovrebbe garantire."
"Non trovo giusto - conclude il Sen. Stefàno - rimettere nelle mani delle Commissioni Bilancio e Finanze la valutazione di eventuali modifiche per rendere meno impattanti le norme, che non andavano proprio scritte. Ecco perché l'unico rimedio era quello di chiederne la soppressione."
"La Commissione Agricoltura - incalza Stefano- non si è voluta assumere le proprie responsabilità e denunciare un provvedimento che prevede delle misure che impattano negativamente, e in maniera pesante, sulla nostra agricoltura. Si tratta di norme contrarie al buon senso come l'inasprimento del trattamento fiscale per la produzione di energie rinnovabili legate all'agricoltura e la mal dissimulata reintroduzione dell'IMU sui terreni agricoli collinari e montani. Norme insomma che affermano principi opposti a quelli che uno Stato di diritto come il nostro dovrebbe garantire."
"Non trovo giusto - conclude il Sen. Stefàno - rimettere nelle mani delle Commissioni Bilancio e Finanze la valutazione di eventuali modifiche per rendere meno impattanti le norme, che non andavano proprio scritte. Ecco perché l'unico rimedio era quello di chiederne la soppressione."
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