dal nostro inviato Andrea Stano - E’ stata una manifestazione potentissima. Oltre tre ore di comizi politici che hanno intrattenuto un incalcolabile numero di spettatori nella piazza adiacente al Parco 2 giugno, per intenderci, dove un tempo venivano allestite le bancarelle natalizie. (Foto: Gdp Photos)
Il primo a prendere la parola è Sabino Mangano, molto emozionato: “Da cittadino passivo ho deciso di attivarmi”, così comincia il candidato sindaco alle comunali per il Movimento 5 stelle, “abbiamo creato una piattaforma web per consentire a tutti di formulare proposte che diverranno subito delibere”, e poi continua, “Bari ha bisogno di cultura, laboratori e teatri in ogni quartiere ma la burocrazia ci toglie ogni possibilità e bisogna fare moltissimo per le scuole che sono distrutte e io, padre di famiglia, ne so qualcosa”.
Dopo il breve intervento di Mangano, alla spicciolata vengono presentati i candidati al Consiglio comunale. Per molti è la prima volta dinanzi a un pubblico così nutrito e, a dire la verità , si avverte un certo disagio ad affrontare una platea del genere. La più sicura e risoluta è la giovane Elisabetta Pani: “Abbiamo solo sei asili comunali, la metà della media nazionale, vogliamo chiarezza sui bilanci e sui bandi della Fondazione Petruzzelli”, e chiude, “l’ultima mossa in calcio d’angolo del sindaco Emiliano è stata quella di consegnare le case popolari ai privati”.
Le tematiche affrontate dai consiglieri sono più o meno le stesse: sprechi, oligarchia dei palazzinari baresi, falsità dei politici. Ma la frase più forte la pronuncia Sandro Melegatti: “Mi raccomando, la matita è più forte della bomba atomica” in riferimento alle prossime elezioni comunali ed europee.
Un fragoroso boato accoglie poi l’onorevole (ma lui non vuole che lo si appelli in questa maniera) Giuseppe Brescia, portavoce alla Camera del M5S che anticipa alcune delle tematiche successivamente discusse da Grillo: “La coerenza ci distingue da tutti gli altri partiti”, inizia così, “abbiamo proposto venti punti in Parlamento che se volessero applicarli adesso non avremmo più Equitalia e risolveremmo il conflitto d’interesse”. Brescia continua: “Renzi non ha abolito le province, ha formato nuovi carrozzoni con accumuli di poltrone ma l’informazione è assoldata ai partiti”, e ancora, “no agli F35 che ci costano 50 miliardi di euro, no alla Tav, 28 miliardi (con un nostro senatore malmenato dalla polizia durante una protesta, siamo arrivati allo Stato che si scontra con lo Stato), no ai rimborsi elettorali, e non c’è bisogno di una legge perché nel 1993 gli italiani votarono contro in un referendum”.
Il discorso di Brescia è molto lungo ma altrettanto chiaro: “Aboliremo il fiscal compact, che restituisce 50 miliardi di euro all’Europa, la nostra condanna a morte, e il pareggio di bilancio che non ci consente di fare investimenti, specie sulla cultura, il pezzo forte del nostro Paese”, per poi concludere, “indiremo un referendum: vogliamo starci o no nell’euro?”.
Alle 19.40 sale sul palco Beppe Grillo. Sarà un’inarrestabile fiume in piena. Un’ora e un quarto di concione poderoso, tra freddure e lezioni di economia. Esordisce con una battuta: “Siamo nati nel giorno di San Francesco, il 4 ottobre di cinque anni fa, il Papa mi ha chiamato perché voleva aderire al blog”.
Grillo ne ha per tutti, per lo “psiconano” Berlusconi, per Renzi, infelicemente definito “ebetino” ma soprattutto per i mezzi di informazione che “depistano”. “Siamo stufi di essere al 70esimo posto nella classifica di Freedom House sui Paesi con libertà di comunicazione”, e prosegue, “aboliamo l’ordine dei giornalisti, che non esiste da nessuna parte, i finanziamenti agli editori, basta con i giornali in mano alle banche e agli imprenditori”.
“Lo Stato non esiste più”, dichiara perentorio il mattatore di Te la do io l’America, “Genny a ‘carogna ha ricevuto il daspo ma è stato lui a salvare la partita mentre andava in scena il funerale della Repubblica con i tifosi che fischiavano l’inno nazionale sotto gli occhi delle istituzioni”.
“I politici non fanno le riforme, l’unica è l’Italicum realizzata da un condannato per danno erariale (Renzi) e Berlusconi che grazie al nostro voto palese è uscito dal governo”.
A metà discorso Grillo passa agli argomenti pesanti: “Abbiamo un debito di 1900 miliardi di euro, la metà dei quali nei confronti di banche francesi, anglosassoni e tedesche che naturalmente non hanno intenzione di far fallire l’Italia e allora misero Monti al potere ma lui ha peggiorato la situazione”. “Il Giappone, invece” e qui Grillo ottiene spassionati consensi, “ha un debito dieci volte più alto di quello italiano ma stampano moneta che investono per il Paese e ha quasi azzerato la disoccupazione. Questa è la dimostrazione che il debito pubblico non è il male assoluto ma lo diventa se tenuto dalle banche straniere”.
Nel visibilio generale l’ex comico prosegue: “Strapperemo il fiscal compact, che Bersani promise che non avrebbe mai firmato, dinanzi alla Merkel alla quale non urleremo mai jawohl”, e poi, “non abbiamo salvato la Grecia dove otto condomini su dieci vivono con la legna senza elettricità ”.
“Non è possibile che in Italia arrivino maiali olandesi, arance tunisine, in Sardegna pecore rumene. In Puglia si produce il miglior olio del mondo ma l’Italia è al secondo posto come produttore di olio di oliva e al secondo come importatore. Basta finanziamenti alle multinazionali ma solo ai piccoli imprenditori e ai coltivatori”.
I discorsi sull’economia internazionale (“che non c’entra nulla con banche e finanze, io me ne occupo da venti anni”) fioccano uno dietro l’altro: “Siamo il terzo finanziatore dell’UE, diamo 15 miliardi ma ne ritornano nove girati in regioni dove vengono realizzati progetti che non si sa esattamente cosa siano. C’è bisogno di chiarezza”. E ancora: “Un’altra parte finisce in Romania ma noi li rivogliamo in Italia con la stessa defiscalizzazione permessa nello Stato rumeno”.
Demagogo e populista, lui stesso ci ride su ma la folla si esalta quando urla: “Quando li manderemo a casa faremo una bella verifica fiscale per vedere quanto si sono messi in tasca e guardate che, se metti un faro su chi ruba, poi non ruba più”.
Non poteva certo mancare la promozione del tanto pubblicizzato reddito di cittadinanza: “E’ presente ovunque in Europa tranne che da noi. I soldi si possono ricavare”, suggerisce Grillo, “dall’abolizione delle superpensioni, delle province, dei rimborsi ai partiti e agli editori e molto altro ancora”.
Stremato Grillo, che terminerà con l’immancabile “vaffa” puntualmente seguito da un’ovazione di proporzioni giacobine, invita, per creare posti di lavoro, al passaggio dal fossile al rinnovabile che aiuterà , inoltre, “ad abbattere i consumi”.
Alle 20.45 il pallone passa tra i piedi dei candidati al Parlamento europeo, giovani e senza notorietà ma Grillo avverte: “E’ il nostro orgoglio che non sono conosciuti, soprattutto alle preture”.
Le gente, soddisfatta e persino tracimata in Viale Einaudi, ormai impraticabile agli automobilisti insofferenti, abbandona la propria postazione rassicurata dal loro più che ottimista leader: “Siamo all’87%. Vinciamo noi!”.
L’appuntamento con le elezioni amministrative ed europee 2014 è per domenica 25 maggio.
Il primo a prendere la parola è Sabino Mangano, molto emozionato: “Da cittadino passivo ho deciso di attivarmi”, così comincia il candidato sindaco alle comunali per il Movimento 5 stelle, “abbiamo creato una piattaforma web per consentire a tutti di formulare proposte che diverranno subito delibere”, e poi continua, “Bari ha bisogno di cultura, laboratori e teatri in ogni quartiere ma la burocrazia ci toglie ogni possibilità e bisogna fare moltissimo per le scuole che sono distrutte e io, padre di famiglia, ne so qualcosa”.
Dopo il breve intervento di Mangano, alla spicciolata vengono presentati i candidati al Consiglio comunale. Per molti è la prima volta dinanzi a un pubblico così nutrito e, a dire la verità , si avverte un certo disagio ad affrontare una platea del genere. La più sicura e risoluta è la giovane Elisabetta Pani: “Abbiamo solo sei asili comunali, la metà della media nazionale, vogliamo chiarezza sui bilanci e sui bandi della Fondazione Petruzzelli”, e chiude, “l’ultima mossa in calcio d’angolo del sindaco Emiliano è stata quella di consegnare le case popolari ai privati”.
Le tematiche affrontate dai consiglieri sono più o meno le stesse: sprechi, oligarchia dei palazzinari baresi, falsità dei politici. Ma la frase più forte la pronuncia Sandro Melegatti: “Mi raccomando, la matita è più forte della bomba atomica” in riferimento alle prossime elezioni comunali ed europee.
Un fragoroso boato accoglie poi l’onorevole (ma lui non vuole che lo si appelli in questa maniera) Giuseppe Brescia, portavoce alla Camera del M5S che anticipa alcune delle tematiche successivamente discusse da Grillo: “La coerenza ci distingue da tutti gli altri partiti”, inizia così, “abbiamo proposto venti punti in Parlamento che se volessero applicarli adesso non avremmo più Equitalia e risolveremmo il conflitto d’interesse”. Brescia continua: “Renzi non ha abolito le province, ha formato nuovi carrozzoni con accumuli di poltrone ma l’informazione è assoldata ai partiti”, e ancora, “no agli F35 che ci costano 50 miliardi di euro, no alla Tav, 28 miliardi (con un nostro senatore malmenato dalla polizia durante una protesta, siamo arrivati allo Stato che si scontra con lo Stato), no ai rimborsi elettorali, e non c’è bisogno di una legge perché nel 1993 gli italiani votarono contro in un referendum”.
Il discorso di Brescia è molto lungo ma altrettanto chiaro: “Aboliremo il fiscal compact, che restituisce 50 miliardi di euro all’Europa, la nostra condanna a morte, e il pareggio di bilancio che non ci consente di fare investimenti, specie sulla cultura, il pezzo forte del nostro Paese”, per poi concludere, “indiremo un referendum: vogliamo starci o no nell’euro?”.
Alle 19.40 sale sul palco Beppe Grillo. Sarà un’inarrestabile fiume in piena. Un’ora e un quarto di concione poderoso, tra freddure e lezioni di economia. Esordisce con una battuta: “Siamo nati nel giorno di San Francesco, il 4 ottobre di cinque anni fa, il Papa mi ha chiamato perché voleva aderire al blog”.
Grillo ne ha per tutti, per lo “psiconano” Berlusconi, per Renzi, infelicemente definito “ebetino” ma soprattutto per i mezzi di informazione che “depistano”. “Siamo stufi di essere al 70esimo posto nella classifica di Freedom House sui Paesi con libertà di comunicazione”, e prosegue, “aboliamo l’ordine dei giornalisti, che non esiste da nessuna parte, i finanziamenti agli editori, basta con i giornali in mano alle banche e agli imprenditori”.
“Lo Stato non esiste più”, dichiara perentorio il mattatore di Te la do io l’America, “Genny a ‘carogna ha ricevuto il daspo ma è stato lui a salvare la partita mentre andava in scena il funerale della Repubblica con i tifosi che fischiavano l’inno nazionale sotto gli occhi delle istituzioni”.
“I politici non fanno le riforme, l’unica è l’Italicum realizzata da un condannato per danno erariale (Renzi) e Berlusconi che grazie al nostro voto palese è uscito dal governo”.
A metà discorso Grillo passa agli argomenti pesanti: “Abbiamo un debito di 1900 miliardi di euro, la metà dei quali nei confronti di banche francesi, anglosassoni e tedesche che naturalmente non hanno intenzione di far fallire l’Italia e allora misero Monti al potere ma lui ha peggiorato la situazione”. “Il Giappone, invece” e qui Grillo ottiene spassionati consensi, “ha un debito dieci volte più alto di quello italiano ma stampano moneta che investono per il Paese e ha quasi azzerato la disoccupazione. Questa è la dimostrazione che il debito pubblico non è il male assoluto ma lo diventa se tenuto dalle banche straniere”.
Nel visibilio generale l’ex comico prosegue: “Strapperemo il fiscal compact, che Bersani promise che non avrebbe mai firmato, dinanzi alla Merkel alla quale non urleremo mai jawohl”, e poi, “non abbiamo salvato la Grecia dove otto condomini su dieci vivono con la legna senza elettricità ”.
“Non è possibile che in Italia arrivino maiali olandesi, arance tunisine, in Sardegna pecore rumene. In Puglia si produce il miglior olio del mondo ma l’Italia è al secondo posto come produttore di olio di oliva e al secondo come importatore. Basta finanziamenti alle multinazionali ma solo ai piccoli imprenditori e ai coltivatori”.
I discorsi sull’economia internazionale (“che non c’entra nulla con banche e finanze, io me ne occupo da venti anni”) fioccano uno dietro l’altro: “Siamo il terzo finanziatore dell’UE, diamo 15 miliardi ma ne ritornano nove girati in regioni dove vengono realizzati progetti che non si sa esattamente cosa siano. C’è bisogno di chiarezza”. E ancora: “Un’altra parte finisce in Romania ma noi li rivogliamo in Italia con la stessa defiscalizzazione permessa nello Stato rumeno”.
Demagogo e populista, lui stesso ci ride su ma la folla si esalta quando urla: “Quando li manderemo a casa faremo una bella verifica fiscale per vedere quanto si sono messi in tasca e guardate che, se metti un faro su chi ruba, poi non ruba più”.
Non poteva certo mancare la promozione del tanto pubblicizzato reddito di cittadinanza: “E’ presente ovunque in Europa tranne che da noi. I soldi si possono ricavare”, suggerisce Grillo, “dall’abolizione delle superpensioni, delle province, dei rimborsi ai partiti e agli editori e molto altro ancora”.
Stremato Grillo, che terminerà con l’immancabile “vaffa” puntualmente seguito da un’ovazione di proporzioni giacobine, invita, per creare posti di lavoro, al passaggio dal fossile al rinnovabile che aiuterà , inoltre, “ad abbattere i consumi”.
Alle 20.45 il pallone passa tra i piedi dei candidati al Parlamento europeo, giovani e senza notorietà ma Grillo avverte: “E’ il nostro orgoglio che non sono conosciuti, soprattutto alle preture”.
Le gente, soddisfatta e persino tracimata in Viale Einaudi, ormai impraticabile agli automobilisti insofferenti, abbandona la propria postazione rassicurata dal loro più che ottimista leader: “Siamo all’87%. Vinciamo noi!”.
L’appuntamento con le elezioni amministrative ed europee 2014 è per domenica 25 maggio.