'Pinuccio Lovero - Yes I can': la recensione

di Frédéric Pascali - Si può raccontare delle aspirazioni di un uomo anche solo con un leggero movimento all’indietro della macchina da presa. Un “carrello” lungo quanto il tempo di una vecchia canzone d’amore. Un ballo, un abbraccio e la fotografia calda e avvolgente di una stanza che attende un futuro diverso.

È il viatico del nuovo film di Pippo Mezzapesa. La narrazione di un’umanità semplice e vera che nel quotidiano si fa essa stessa incanto. È il ritorno di Pinuccio Lovero, il simpatico becchino già immortalato da Mezzapesa in “Sogno di una morte di mezza estate”, un documentario di successo che nel 2008 ebbe la ribalta del Festival di Venezia.

Spentosi l’eco di quel momento di gloria, Pinuccio vuol tornare a far parlare di sé e si candida al consiglio comunale di Bitonto, la città dove risiede con Anna, la sua promessa sposa. Un’impresa difficile che affronta con l’entusiasmo del neofito e il sostegno degli amici più cari. “Pensa al tuo domani” è lo slogan della sua irresistibile campagna elettorale. I “ferri del mestiere” ne sono parte integrante, così nei manifesti campeggia vestito dell’uniforme d’ordinanza, mentre il “carro” si fa mezzo pubblicitario privilegiato. In tema il programma politico, strettamente “cimiteriale”: “più loculi e ossari per tutti, nuove fontane per i fiori, panchine per gli anziani e bagni per i disabili.” Raccoglie molti sorrisi, qualche gesto scaramantico, sparute promesse e poche certezze. Una campagna elettorale che diventa anche il pretesto per guardarsi dentro e confrontarsi con le proprie inquietudini e aspirazioni.

“Pinuccio Lovero, Yes I can” scorre con la stessa delicata ironia di una poesia di Trilussa, mentre tutt’attorno si anima una rudimentale “comunità d’intenti”, inconsapevole e variegata stagione declinata verso il tramonto.

L’ottima fotografia di Michele D’Attanasio dipinge senza sbavature il serio e il faceto della storia, sottolineandone i punti di svolta e le emozioni più recondite. Ancora una volta la macchina da presa di Mezzapesa si fa abile testimone, schivando derive retoriche ed enfatiche per seguire l’unico solco possibile, quello della vita.

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto