Teatro, “Da giovedì a giovedì”: la crisi della borghesia

Elisa Josefina Fattori
di Francesco Greco. ROMA – Un’altra sfida. L’ennesima in una carriera superlativa che ne ha fatto una beniamina del pubblico (la popolare “Liz”), in cui ha spaziato (dopo gli studi al Dams di Bologna) dal teatro classico (“Le baccanti”, Euripide, Aristofane, “Riccardo III” e “Macbeth”, Shakespeare, Goldoni ovviamente e poi Dante) a quello moderno (“Zio Vanja” e “Le richieste di Anton”, Cecov, “Le serve”, Jean Genet, “Girotondo”, Schnitzler, “Pazzo d’amore”, Sam Shepard), dai reading di poesia (Dino Campana) nelle notti dell’estate romana al cinema d’autore (“La donna del mister”, Claudio Cupellini).

   Origini venete (Verona), determinata, rigorosa, professionale (recita anche in inglese e nella lingua della Serenissima), oltre che bella, armoniosa come una statua di Fidia o un’opera di Canova (misure: 90-89-63), la pelle bianca, i preziosi capelli castani, i dolci occhi marroni, Elisa Josefina Fattori (nella foto di Giancarlo Grieco) è appena uscita dai panni della ragazza gay (“Adina riposa al buio”, a gennaio al teatro “Manhattan” di Roma) in conflitto con la famiglia perché vuol vivere il suo sentimento alla luce del sole, che entra in quelli di Adriana, inquieta, ribelle, romantica signora della buona borghesia a cui gli orizzonti culturali, esistenziali, sentimentali vanno stretti, e pensa di uscire dalla gabbia col tradimento del marito, l’avvocato Paolo Guarnieri, uomo svagato, poco attento alla psicologia della moglie. E’ la visione di un film d’amore a convincerla dell’urgenza di un amore clandestino. Il cambiamento d’umore però è troppo repentino per non insospettire il marito che le mette dietro un segugio della “Scruto e Vedo” nella settimana che sarà assente.  

   Siamo nel pathos di un classico come “Da giovedì a giovedì”, di Aldo De Benedetti, testo brillante all’apparenza, ma sottotraccia critico con la borghesia e il suo mondo vuoto di valori. Il tradimento è il passpartout per parlare di sentimenti: “L’amore è l’unica cosa che conta, l’unica cosa che vale… Tradite, tradite vostro marito, il vostro amante, ma non tradite mai l’amore…”, fa dire a uno dei personaggi. L’amore quindi come password, nirvana, mantra per una vita densa, serena, che vale la pena.

   “Prima” il 20 maggio (ore 20.45) al teatro “Testaccio” di Roma (via Romolo Gessi, 8, www.teatrotestaccio.it info: 06/5755482), in cartellone sino a domenica 25 (ore 18.00). Dopo Cechov (“Le richieste di Anton”, novembre 2013, teatro “Le Salette”), il regista italo-francese Leonardo Madier torna con un testo che dietro la cifra leggera nasconde una modulazione corrosiva, aspra, che destruttura l‘immaginario e il ruolo storico della borghesia italiana (un po’ come fa Moravia nella sua opera), vizi privati e pubbliche virtù. Un testo sempre attuale, anzi, la borghesia di oggi, al tempo dell’hastag e i titoli tossici è, se possibile, ancora più cinica, priva di etos, di ideali, superficiale: a una dimensione.

Francesca Stajano
   Adriana è la figlia di Letizia, interpretata dall’attrice pugliese (Gallipoli) Francesca Stajano, che ha appena esordito al cinema con l’emozionante corto “Frammenti”, di Raffaello Sasson, storia di fantasmi e coppie sfatte dall’incomunicabilità, dopo molto teatro con la “t” maiuscola (è allieva del maestro Giuliano Vasilicò con cui ha fatto “Amleto”, “Amadeus”, “Le 120 giornate di Sodoma”) e di Giancarlo Sepe) danza, moda, lirica (“Bohème”) e in progress anche la canzone. Molta fiction: “”Don Matteo 6” (Giulio Base), “Le ragazze di Piazza di Spagna” (Josè Maria Sanchez), “Un medico in famiglia”. Personalità eclettica dello spettacolo italiano: scrive per il teatro (“Parenti e serpenti”, 2010), per il cinema (“L’ultima moglie di Dracula”, 2012). E ancora un talk show (Sky), pubblicità (spot per Telecom 187), doppiaggio: parla francese, inglese e vari dialetti: romano, ciociaro, barese,  napoletano, calabrese,siciliano, ovviamente il salentino. Fra poco sarà anche direttore di produzione.

   In “Da giovedì a giovedì” è una donna di mondo bella, astuta, vissuta, interessata all’apparenza: vive ispirandosi a valori relativizzati. Con freddo calcolo manipola la figlia e anche il genero: un modo come un altro di reagire alla noia della vita coniugale. “Mi sono divertita molto a interpretare questa giovane signora bene - sorride l’attrice – mi sta dando la consapevolezza che a volte prendere la vita con leggerezza può davvero fare bene a tutti, certo, potendoselo permettere!”. Accanto a lei, da coprotagonista, la Fattori e lo stesso Madier, poi Giancarlo Martini, Andrea Villanetti, Clarissa Bottacci. Organizzazione “Madier Group”, scene di Riccardo Polimeni, fonico Marcello Vanni, grafica Daniele Mesiti, bigiotteria “Gabry Style”. Sipario!