Dio unisce, Suor Cristina divide: "Musica o vocazione"

di Mauro Guitto - Si è conclusa ieri la 2a edizione di “The Voice of Italy” che ha visto trionfare nemmeno tanto a sorpresa Suor Cristina Scuccia, che ha battuto in finale Giacomo Voli.

Come ogni finale che si rispetti non sono mancate le polemiche che in verità erano già iniziate diverse settimane fa quando la suora era apparsa per la prima volta sul palco del talent show.

E nei social network fin dai momenti successivi all’esito della finale si sono ulteriormente scatenati i telespettatori con commenti chi di sdegno chi di sostegno alla suora che, vincendo con il 62% delle preferenze tramite televoto, ha anche acquisito il diritto a firmare un contratto in esclusiva con la casa discografica Universal Music.

La suora, chiedendo il coinvolgimento di tutti i presenti, nel finale ha recitato un “Padre nostro” nell’imbarazzo generale di chi era sul palco e nello studio che “spontaneamente” ha fatto altrettanto.

Molti si chiedono: era il caso che una religiosa che dovrebbe investire il suo tempo a favore del prossimo e del Dio di cui ha sposato la causa (e le regole) si dedicasse ad attività (la musica) che per forza di cose l’avrebbero distratta e la distrarranno dal compito sociale e religioso cui ha deciso di assolvere?

Non sarebbe stato meglio dare più chance (il premio a chi ha vinto è già una bella chance) a chi invece da sempre studia musica, ha investito tempo e denaro in qualcosa in cui crede profondamente per il proprio futuro?

Qualcuno dirà: “Suor Cristina non può pensare al proprio futuro nella musica?”. Certo… allora lasci definitivamente il suo “abito nero” e pensi a ciò che invece sogna: la musica.



Non che ci sia nulla di male se Suor Cristina deciderà di proseguire ugualmente il suo percorso musicale ma, omettendo le considerazioni canore di merito (meritava di vincere lei ?), ci auguriamo soltanto un domani di non vedere in tv troppa gente come lei inseguire improbabili sogni di gloria a scapito della vocazione.

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