Il premier Matteo Renzi si assume ogni responsabilità a riguardo del rallentamento subito dalle norme anticorruzione nonostante gli scandali legati all'Expo e al Mose. "Gli interventi di emergenza sulla corruzione non mi piacciono", ha spiegato il premier intervistato dal direttore di Repubblica Ezio Mauro al teatro San Carlo di Napoli. Perché quello che è emerso dall'inchiesta di Venezia mostra che la questione non riguarda solo i "ladri", ma anche le "guardie", coloro che dovevano vigilare e controllare. Quello che propone quindi il presidente del Consiglio è cambiare le istituzioni, varare una riforma radicale e strutturale del sistema per contrastare la corruzione. E fa niente se "passerà una settimana in più". "Sono vent'anni che diamo super poteri e la corruzione cresce sempre".
Secondo il premier, comunque, il provvedimento contro tangenti e illegalità arriverà venerdì prossimo, entro fine giugno invece la riforma della giustizia.
Parlando dell'inchiesta sulla realizzazione del Mose il premier ha anche riconosciuto le responsabilità della politica, anche del Pd, in questa vicenda. "E chi volesse negarlo sarebbe fuori dalla storia", ha precisato. Poi promette: "Se c'è nel Pd qualcuno che ruba andrà a casa a calci nel sedere".
Secondo il premier, comunque, il provvedimento contro tangenti e illegalità arriverà venerdì prossimo, entro fine giugno invece la riforma della giustizia.
Tuttavia, le nuove norme non daranno "un potere speciale" a Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità anticorruzione nominato dal governo. Quello che serve, spiega il premier, "non è una supernocciolina per SuperPippo, per un super Pm".
Parlando dell'inchiesta sulla realizzazione del Mose il premier ha anche riconosciuto le responsabilità della politica, anche del Pd, in questa vicenda. "E chi volesse negarlo sarebbe fuori dalla storia", ha precisato. Poi promette: "Se c'è nel Pd qualcuno che ruba andrà a casa a calci nel sedere".