BARI - Una dichiarazione del presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna sulle scelte della Giunta regionale pugliese in materia di cofinanziamento e rispetto degli obiettivi europei.
Il patto di stabilità europeo soffoca le Regioni del Mezzogiorno, il cofinanziamento è un ostacolo ormai insuperabile per l'accesso ai fondi comunitari. Come non essere d'accordo con l'allarme lanciato da Vendola.
Il Sud arretra e senza risorse da Bruxelles sarà condannato all'inedia, se non si allenta il cappio delle condizioni rigorose poste dall'Europa al conseguimento degli obiettivi di spesa. Il presidente della Regione ha annunciato che la Puglia non è più in grado di assicurare il cofinanziamento dei fondi comunitari senza tagliare servizi ai cittadini e questo comporterà un inevitabile rallentamento nella spesa dei finanziamenti UE.
In queste ore, hanno convalidato l'appello del presidente pugliese i dati diffusi dall'Istat sul ritardo del Meridione e il monito del presidente regionale Ance Delle Donne, che prevede un nuovo crollo del settore edile se non si sbloccano i debiti delle pubbliche amministrazioni.
É preoccupante, inoltre, che il segnale di pericolo arrivi dalla Regione del Mezzogiorno che vanta le migliori performance di spesa delle risorse europee, una Puglia che fa di tutto per confermarsi in controtendenza rispetto all'arretramento di un Meridione che perde occupati, pezzi di industria e quote di mercato.
Dalle casse regionali non siamo in grado di spillare un solo euro che non debba venire sottratto ai pugliesi. A questo prezzo, non è possibile garantire l'equilibrio tra i conti europei e i conti dell'ente. Si potrebbe, ma solo usando la scure sui trasporti locali, tagliando nei servizi sociali e nei servizi minimi assistenziali, cancellando un sistema del welfare già indebolito da anni di stanziamenti in bilancio al ribasso. Ma non possiamo chiedere altri sacrifici ai cittadini.
Nè è ipotizzabile che la Puglia possa rinunciare alle risorse europee, con le quali rilanciare le proprie attività, l'imprenditorialità e l'economia, sostenere le aziende in difficoltà ed evitare che altre ci lascino. Abbiamo necessità di fondi anche per affrontare le tante emergenze che si presentano ogni giorno: quelle occupazionali di sempre ed anche quelle ambientali. La salvaguardia del territorio resta prioritaria, tanto più che si è affacciata l'urgenza di mettere in sicurezza le coste, dopo i ripetuti fenomeni di cedimento delle falesie.
È opportuno quindi che i parlamentari pugliesi nelle Camere e soprattutto quelli appena eletti nel Parlamento Europeo si facciano carico di questa vera e propria crociata a sostegno delle ragioni della Puglia e delle altre Regioni meridionali, perché venga al più presto consentita la tanto auspicata, sollecitata, rinviata nettizzazione.
Non c'è un minuto da perdere: mentre da Roma non arrivano notizie, chi nel Mezzogiorno non ce la fa a sostenere l'handicap del cofinanziamento non potrà che farcela sempre meno. Credo che a nessuno piaccia vedere le Regioni in ginocchio, ridotte a subire il miraggio di risorse vicine, ma irraggiungibili. Per questo, non è più consentito all'Europa e allo Stato rinviare decisioni indispensabili.
Il patto di stabilità europeo soffoca le Regioni del Mezzogiorno, il cofinanziamento è un ostacolo ormai insuperabile per l'accesso ai fondi comunitari. Come non essere d'accordo con l'allarme lanciato da Vendola.
Il Sud arretra e senza risorse da Bruxelles sarà condannato all'inedia, se non si allenta il cappio delle condizioni rigorose poste dall'Europa al conseguimento degli obiettivi di spesa. Il presidente della Regione ha annunciato che la Puglia non è più in grado di assicurare il cofinanziamento dei fondi comunitari senza tagliare servizi ai cittadini e questo comporterà un inevitabile rallentamento nella spesa dei finanziamenti UE.
In queste ore, hanno convalidato l'appello del presidente pugliese i dati diffusi dall'Istat sul ritardo del Meridione e il monito del presidente regionale Ance Delle Donne, che prevede un nuovo crollo del settore edile se non si sbloccano i debiti delle pubbliche amministrazioni.
É preoccupante, inoltre, che il segnale di pericolo arrivi dalla Regione del Mezzogiorno che vanta le migliori performance di spesa delle risorse europee, una Puglia che fa di tutto per confermarsi in controtendenza rispetto all'arretramento di un Meridione che perde occupati, pezzi di industria e quote di mercato.
Dalle casse regionali non siamo in grado di spillare un solo euro che non debba venire sottratto ai pugliesi. A questo prezzo, non è possibile garantire l'equilibrio tra i conti europei e i conti dell'ente. Si potrebbe, ma solo usando la scure sui trasporti locali, tagliando nei servizi sociali e nei servizi minimi assistenziali, cancellando un sistema del welfare già indebolito da anni di stanziamenti in bilancio al ribasso. Ma non possiamo chiedere altri sacrifici ai cittadini.
Nè è ipotizzabile che la Puglia possa rinunciare alle risorse europee, con le quali rilanciare le proprie attività, l'imprenditorialità e l'economia, sostenere le aziende in difficoltà ed evitare che altre ci lascino. Abbiamo necessità di fondi anche per affrontare le tante emergenze che si presentano ogni giorno: quelle occupazionali di sempre ed anche quelle ambientali. La salvaguardia del territorio resta prioritaria, tanto più che si è affacciata l'urgenza di mettere in sicurezza le coste, dopo i ripetuti fenomeni di cedimento delle falesie.
È opportuno quindi che i parlamentari pugliesi nelle Camere e soprattutto quelli appena eletti nel Parlamento Europeo si facciano carico di questa vera e propria crociata a sostegno delle ragioni della Puglia e delle altre Regioni meridionali, perché venga al più presto consentita la tanto auspicata, sollecitata, rinviata nettizzazione.
Non c'è un minuto da perdere: mentre da Roma non arrivano notizie, chi nel Mezzogiorno non ce la fa a sostenere l'handicap del cofinanziamento non potrà che farcela sempre meno. Credo che a nessuno piaccia vedere le Regioni in ginocchio, ridotte a subire il miraggio di risorse vicine, ma irraggiungibili. Per questo, non è più consentito all'Europa e allo Stato rinviare decisioni indispensabili.