di Redazione - Altamura. Ancora, per ora, unica voce nel panorama politico altamurano, quella del Movimento Civico “Leonessa di Puglia”, a levarsi sul triste fenomeno del voto di scambio.
Lo ha fatto per voce del suo presidente Nicola Roberto Berloco, il quale ha presentato un documento pubblico, nei giorni scorsi, proprio all’indirizzo del sindaco Mario Stacca.
Nel corso del testo Nicola Roberto Berloco non assume che il fenomeno ricorra ad Altamura, ma solamente di verificare se ricorra. E spiega: “il voto di scambio, da quello che abbiamo presagito nel tempo, non terrebbe solo la versione della classica cinquanta euro stracciata a metà davanti alle scuole dove la povera vecchietta va a votare, oppure data per intero all’interno di sale da ricevimento affittate allo scopo, dove ci si reca con fotocopia della carta d’identità per dar garanzia della merce da vendere.
Ci sarebbero anche gli atti di calcolata generosità, scambiata inspiegabilmente per demagogia, magari sotto forma di dazioni alimentari oppure di somme di danaro, a favore di entità realmente nel bisogno ed alle quali chiedere poi conto della gratitudine attraverso il voto”. Nicola Roberto Berloco non esclude anche altre maniere di attuare quello che è un reato morale anzitutto, e poi, anche, a rilevanza di codice.
“Credo che una maniera efficace per dare una luce efficace al fenomeno” - ha aggiunto ancora al di là del testo depositato presso il Municipio - “sia di raccogliere le testimonianze a vivo dei pentiti, cioè di coloro che, in passato, hanno venduto la propria coscienza per un piatto di fagioli scaduti ma ora provano rimorso, senza rendere pubblica la loro identità, e poi di ricostruire una mappa dettagliata delle identità dei corruttori, in modo da rendere loro impossibile l’accesso alle candidature”. E conclude: “il mio richiamo vuole essere comunque al principio della lealtà nel cimento al voto, ossia ad un momento di fiducia da parte della comunità altamurana, servita ed insieme tradita da una classe politica che, ancora oggi, malgrado alcuni spunti positivi, è un punto interrogativo nella storia locale”.
Nel corso del testo Nicola Roberto Berloco non assume che il fenomeno ricorra ad Altamura, ma solamente di verificare se ricorra. E spiega: “il voto di scambio, da quello che abbiamo presagito nel tempo, non terrebbe solo la versione della classica cinquanta euro stracciata a metà davanti alle scuole dove la povera vecchietta va a votare, oppure data per intero all’interno di sale da ricevimento affittate allo scopo, dove ci si reca con fotocopia della carta d’identità per dar garanzia della merce da vendere.
Ci sarebbero anche gli atti di calcolata generosità, scambiata inspiegabilmente per demagogia, magari sotto forma di dazioni alimentari oppure di somme di danaro, a favore di entità realmente nel bisogno ed alle quali chiedere poi conto della gratitudine attraverso il voto”. Nicola Roberto Berloco non esclude anche altre maniere di attuare quello che è un reato morale anzitutto, e poi, anche, a rilevanza di codice.
“Credo che una maniera efficace per dare una luce efficace al fenomeno” - ha aggiunto ancora al di là del testo depositato presso il Municipio - “sia di raccogliere le testimonianze a vivo dei pentiti, cioè di coloro che, in passato, hanno venduto la propria coscienza per un piatto di fagioli scaduti ma ora provano rimorso, senza rendere pubblica la loro identità, e poi di ricostruire una mappa dettagliata delle identità dei corruttori, in modo da rendere loro impossibile l’accesso alle candidature”. E conclude: “il mio richiamo vuole essere comunque al principio della lealtà nel cimento al voto, ossia ad un momento di fiducia da parte della comunità altamurana, servita ed insieme tradita da una classe politica che, ancora oggi, malgrado alcuni spunti positivi, è un punto interrogativo nella storia locale”.