di Francesco Greco. MILANO – “Ricognizione sulla scultura / 2: scritti di Alberto Veca anni Novanta/Duemila” è il titolo della mostra organizzata da Ida Regalia Veca e curata da Claudio Cerritelli ed Elisabetta Longari.
Si tratta di un omaggio al critico milanese scomparso nel 2009 e si è svolta nel mese di giugno al Museo della Permanente di Milano. Sarà itinerante in altre città italiane nella prossima stagione espositiva.
Tra gli artisti presenti, Antonio Pizzolante, di cui Veca si era interessato fin dagli anni Novanta e poi con un importante scritto del 2008 per la presentazione in catalogo al Museo Internazionale del Design Ceramico di Laveno (Varese).
E’ proprio in questi luoghi che l’artista di origine salentine (Santa Maria di Leuca) ha deciso di stabilirsi alla fine degli anni Ottanta portando con sé l’esperienza storica della terra tra i due mari (Jonio e Adriatico), che ha coniugato con quella delle brumose terre del Nord Italia.
Il luogo infatti è l’argomentazione visiva meglio sentita da Pizzolante, capace di tradursi in superfici e forme scabre, consunte, vissute, in cui le potenzialità comunicative delle esperienze umane hanno modo di manifestarsi, ma soprattutto di essere “svelate” perché, come ha scritto il critico Consuelo Farese sul suo lavoro “l’artista è alla ricerca di una verità profonda che attende di essere dis-velata. Nella materia sta celato quel che profondamente ci definisce come uomini nelle nostra propria essenza e nella nostra relazione armonica con il Tutto e l’artista è impegnato nella ricerca, nella quete dei cavalieri del Medioevo sacro, in una ricerca come missione che indichi ciò che vi è di più sacro, ciò che non può perciò essere detto e può solo essere indicato, rappresentato. Pizzolante compie una ricerca di grande intensità volta a far emergere dalla materia ciò che vi è di più misteriosamente impresso e questo suo viaggio è intrapreso con strumenti sottili, con un’opera raffinatissima di disvelamento che nulla consente ai toni gridati e spudorati di questa nostra falsa contemporaneità”.
Antonio Pizzolante inizia l’attività artistica negli anni Settanta attraverso esperienze scenografiche, poi, l’avvio verso una scultura-installazione che privilegia soluzioni archetipe, primarie, essenziali, intese a ritrovare nella memoria e nella centralità dell’uomo il ruolo dell’arte.
La svolta in questo senso è già presente nelle opere degli anni Ottanta, che coincidono con il trasferimento dal Salento in provincia di Varese. In questo periodo l’artista consolida un’indagine sulle materie e le loro possibili contaminazioni in una dimensione comunicativa, caratterizzata da un linguaggio capace di evocare l’essenza mediterranea, matrice della cultura europea.
Intenso in questi ultimi anni il suo percorso espositivo, con partecipazioni in rassegne nazionali e internazionali: a Parigi, Lugano, Milano, Roma, Bad Voslau, Girona, Caen, Ankara, Saragozza, Bruxelles, Zurigo, Cochabamba.
Nel 2012 è invitato al Padiglione Italia della 54ma Biennale di Venezia “L’arte non è cosa nostra”, a cura di Vittorio Sgarbi, al Palazzo delle Esposizioni di Torino, e infine, nel 2013, partecipa a “The New Florence Biennale di Firenze” in due eventi collaterali “Chromo Sapiens” per Florence Design Week all’Archivio di Stato e “Il Casino dell’Arte: Kunstkammer in Progress” presso la Sala della Musica - ex Tribunale di Firenze, a cura di Rolando Bellini.
Si tratta di un omaggio al critico milanese scomparso nel 2009 e si è svolta nel mese di giugno al Museo della Permanente di Milano. Sarà itinerante in altre città italiane nella prossima stagione espositiva.
Tra gli artisti presenti, Antonio Pizzolante, di cui Veca si era interessato fin dagli anni Novanta e poi con un importante scritto del 2008 per la presentazione in catalogo al Museo Internazionale del Design Ceramico di Laveno (Varese).
E’ proprio in questi luoghi che l’artista di origine salentine (Santa Maria di Leuca) ha deciso di stabilirsi alla fine degli anni Ottanta portando con sé l’esperienza storica della terra tra i due mari (Jonio e Adriatico), che ha coniugato con quella delle brumose terre del Nord Italia.
Il luogo infatti è l’argomentazione visiva meglio sentita da Pizzolante, capace di tradursi in superfici e forme scabre, consunte, vissute, in cui le potenzialità comunicative delle esperienze umane hanno modo di manifestarsi, ma soprattutto di essere “svelate” perché, come ha scritto il critico Consuelo Farese sul suo lavoro “l’artista è alla ricerca di una verità profonda che attende di essere dis-velata. Nella materia sta celato quel che profondamente ci definisce come uomini nelle nostra propria essenza e nella nostra relazione armonica con il Tutto e l’artista è impegnato nella ricerca, nella quete dei cavalieri del Medioevo sacro, in una ricerca come missione che indichi ciò che vi è di più sacro, ciò che non può perciò essere detto e può solo essere indicato, rappresentato. Pizzolante compie una ricerca di grande intensità volta a far emergere dalla materia ciò che vi è di più misteriosamente impresso e questo suo viaggio è intrapreso con strumenti sottili, con un’opera raffinatissima di disvelamento che nulla consente ai toni gridati e spudorati di questa nostra falsa contemporaneità”.
Antonio Pizzolante inizia l’attività artistica negli anni Settanta attraverso esperienze scenografiche, poi, l’avvio verso una scultura-installazione che privilegia soluzioni archetipe, primarie, essenziali, intese a ritrovare nella memoria e nella centralità dell’uomo il ruolo dell’arte.
La svolta in questo senso è già presente nelle opere degli anni Ottanta, che coincidono con il trasferimento dal Salento in provincia di Varese. In questo periodo l’artista consolida un’indagine sulle materie e le loro possibili contaminazioni in una dimensione comunicativa, caratterizzata da un linguaggio capace di evocare l’essenza mediterranea, matrice della cultura europea.
Intenso in questi ultimi anni il suo percorso espositivo, con partecipazioni in rassegne nazionali e internazionali: a Parigi, Lugano, Milano, Roma, Bad Voslau, Girona, Caen, Ankara, Saragozza, Bruxelles, Zurigo, Cochabamba.
Nel 2012 è invitato al Padiglione Italia della 54ma Biennale di Venezia “L’arte non è cosa nostra”, a cura di Vittorio Sgarbi, al Palazzo delle Esposizioni di Torino, e infine, nel 2013, partecipa a “The New Florence Biennale di Firenze” in due eventi collaterali “Chromo Sapiens” per Florence Design Week all’Archivio di Stato e “Il Casino dell’Arte: Kunstkammer in Progress” presso la Sala della Musica - ex Tribunale di Firenze, a cura di Rolando Bellini.