di Frédéric Pascali - Nel 1998 il film “Tutti pazzi per Mary”, oltre che rivelare il talento di Ben Stiller,affrancò definitivamente la commedia hollywoodiana politicamente scorretta. Nel 2014 “Big Wedding” ne certifica il passaggio a una fase meno surreale e più attenta alle ipocondrie sentimentali dei protagonisti.
Il film, che non è altro che il remake di “Mon frère se marie”, una pellicola francese diretta da Jean-Stéphane Bron nel 2006, si snoda in 89 minuti di stampo più teatrale che cinematografico.
La sceneggiatura e la regia,entrambe di Justin Zackham, sostenute da una pletora di canute star, Robert De Niro, Susan Sarandon, Diane Keaton e Robin Williams,si incamminano di buona lena sull’accidentata via dei rapporti di coppia pre e post matrimoniali.
Gli ex coniugi Griffin, Don ed Ellie si ritrovano per il matrimonio del loro figlio adottivo Alejandro. L’arrivo della madre naturale di quest’ultimo, cattolicissima e morigerata, trasforma l’evento nell’occasione per un generale redde rationem dell’intera famiglia. Preoccupati di far bella figura con lei, tutti si premurano di nascondere la relazione tra Don e la sua nuova compagna, Bebe, la migliore amica di Ellie. È un compito difficile che i Griffin portano avanti mentre vengono a galla i problemi di coppia della figlia Lyla, i turbamenti del figlio Jared per Nuria, la sorella naturale di Alejandro, e i chiarimenti del triangolo Don, Ellie e Bebe. Un “lavoro” complesso che alla fine darà i suoi buoni frutti.
A essere sinceri più che la risata del pubblico, si ha l’impressione che Zachman ne rincorra il sorriso. I dialoghi sono ben scritti, molto americani nel modo d’interagire, ma lasciano più spiragli a momenti di sbadigli poco eleganti che a gag esilaranti. Al 30 giugno l’incasso totale negli Stati Uniti non ha superato i 28 milioni di dollari, sottolineando ulteriormente la non perfetta riuscita del prodotto. Merita senz’altro una citazione il montaggio di John Corn che si discosta decisamente dal clima di generale apatia.
Il film, che non è altro che il remake di “Mon frère se marie”, una pellicola francese diretta da Jean-Stéphane Bron nel 2006, si snoda in 89 minuti di stampo più teatrale che cinematografico.
La sceneggiatura e la regia,entrambe di Justin Zackham, sostenute da una pletora di canute star, Robert De Niro, Susan Sarandon, Diane Keaton e Robin Williams,si incamminano di buona lena sull’accidentata via dei rapporti di coppia pre e post matrimoniali.
Gli ex coniugi Griffin, Don ed Ellie si ritrovano per il matrimonio del loro figlio adottivo Alejandro. L’arrivo della madre naturale di quest’ultimo, cattolicissima e morigerata, trasforma l’evento nell’occasione per un generale redde rationem dell’intera famiglia. Preoccupati di far bella figura con lei, tutti si premurano di nascondere la relazione tra Don e la sua nuova compagna, Bebe, la migliore amica di Ellie. È un compito difficile che i Griffin portano avanti mentre vengono a galla i problemi di coppia della figlia Lyla, i turbamenti del figlio Jared per Nuria, la sorella naturale di Alejandro, e i chiarimenti del triangolo Don, Ellie e Bebe. Un “lavoro” complesso che alla fine darà i suoi buoni frutti.
A essere sinceri più che la risata del pubblico, si ha l’impressione che Zachman ne rincorra il sorriso. I dialoghi sono ben scritti, molto americani nel modo d’interagire, ma lasciano più spiragli a momenti di sbadigli poco eleganti che a gag esilaranti. Al 30 giugno l’incasso totale negli Stati Uniti non ha superato i 28 milioni di dollari, sottolineando ulteriormente la non perfetta riuscita del prodotto. Merita senz’altro una citazione il montaggio di John Corn che si discosta decisamente dal clima di generale apatia.