Gino Pastore e ''La Storia di Capurso

di Vittorio Polito - Gino Pastore, autore di numerosi libri su vari argomenti, tra i quali soprannomi, racconti, lessico di Capurso, album sportivo, arte, sviluppo urbano, San Francesco, tutti della Levante Editori, pubblica oggi con lo stesso Editore “La storia di Capurso – Le leggende, le cronache, il folclore” (pagg. 477 - € 40, illustrato e cartonato). Il volume del quale parliamo è l’ultima fatica, in ordine di tempo, di Gino Pastore, prolifico autore pugliese, impegnato da oltre un trentennio nella ricerca di documenti per dare nuova luce alla storia di Capurso, attiva cittadina del sud-est barese. Ne ha scandagliato ogni aspetto: religiosità, senso civico, socialità, alfabetizzazione, dialetto, leggende, economia, arte, urbanistica, edilizia, folclore, tradizioni, usi e costumi. Ed a proposito del dialetto capursese, Pastore scrive che è nato dalla evoluzione del latino e giunto attraverso l’influsso del francese, dello spagnolo, del napoletano e del barese, distintosi da loro, diventando una lingua originale. Nell’analisi dei secoli compresi tra l’VIII e il XXI, ha scandito i momenti salienti della crescita cittadina, contestualizzandoli a mezzo di agili sintesi della storia più generale del Meridione d’Italia. Ne è scaturito un racconto storico, rigoroso e coeso. L’originario villaggio che costituì il primitivo nucleo abitato di Capurso, secondo una leggenda, avrebbe preso tale nome dal ritrovamento del cranio di un orso bruno avvenuto nel corso di alcuni scavi (caput ursi – Capurso). La leggenda è contraddetta, peraltro, da studiosi che fanno derivare il toponimo dall’espressione ‘locus caprutius’, cioè ‘luogo di capre’. L’evoluzione di questo centro fu frenata e/o favorita da varie dominazioni straniere, da calamità naturali, carestie, pestilenze, l’ultima delle quali, quella del 1656, dimezzò la popolazione capursese. Pastore propone, tra l’altro, un magistrale spaccato della società del suo paese del XVII secolo, analizzando i vari livelli della piramide e soffermandosi particolarmente sulle vocazioni sacerdotali, che appaiono come prerogativa quasi esclusiva delle classi più abbienti. A cominciare dal 1705, in seguito al ritrovamento dell’affresco di una Madonna di stile bizantino nell’antico Pozzo di Santa Maria, in contrada Piscino, e alla diffusione del suo culto, Capurso è nota in tutto il mondo come il “paese della Madonna del Pozzo”. A tal proposito l’autore svela alcuni retroscena finora poco noti. Una curiosità è rappresentata dalla vicenda del panettiere Giuseppe Latrofa che, «multato per l’ennesima volta dal 1° Eletto Vincenzo Lorusso per aver venduto il pane in modo saltuario, andò a protestare davanti al suo ufficio ed, essendone allontanato, se ne andò a protestare in piazza, gridando: “Ladro il Sindaco, ladro il 1° Eletto, ladro i Decurioni, assassini e ciucci. Vogliono mangiare e, nonostante che ci fanno pagare dazi e sopra dazi, ci opprimono con le multe”». Risultato: il panettiere dovette scontare sei mesi di prigione. Questo centro, però, non fu solo luogo di culto mariano, viste le sue aspirazioni liberali, concretizzatesi nel XIX secolo con la nascita dei primi partiti politici (Circolo Balì, Circolo Tansella) e con l’arruolamento di centinaia di giovani capursesi nel reggimento dei volontari garibaldini comandati dal barone Giovanni Nicotera. Con l’Unità d’Italia e con il miglioramento delle condizioni di vita dovuto alle riforme del governo sabaudo, si registrò un aumento notevole della popolazione che, nel primo decennio del 1900, costrinse centinaia di capursesi ad emigrare oltre oceano. Notevole fu anche il contributo di vite umane dato dal paese alle due guerre mondiali. Da allora molta acqua è passata sotto i ponti: la crisi occupazionale degli anni Cinquanta, il boom economico dei primi anni Sessanta, la crisi energetica degli anni Settanta, il terrorismo, le stragi, ecc. Oggi Capurso è una cittadina moderna, gelosa delle sue tradizioni, degli usi e dei costumi, ampiamente descritti da Pastore in questo libro che si propone all’attenzione del lettore per la scrittura scorrevole, il rigore scientifico, la copiosità delle informazioni e dei documenti citati, la ricchezza delle immagini, la veste tipografica elegante, pur rispettosa della necessaria sobrietà. Insomma un libro che ogni capursese dovrebbe leggere e possedere per essere aggiornati sulla storia del proprio paese. Il disegno di copertina si deve alla perizia del noto artista Lillo Dellino, recentemente scomparso..