di Vittorio Polito - Il Corriere della Sera di oggi 20 luglio titola a pagina 18 «Dalla scuola agli Ordini professionali. I crediti, nuova ossessione italiana» a firma del giornalista Sergio Rizzo, responsabile della redazione economica romana del citato quotidiano. Le numerose pubblicazioni, scritte anche in collaborazione con Gian Antonio Stella, dimostrano tutta la competenza acquisita nella materia economica e non solo.
Oggi Rizzo tratta un interessante argomento, quello dei crediti formativi per gli iscritti agli Ordini professionali, in particolare ai giornalisti. L’alta partecipazione è dovuta solo al fatto che l’Ordine rende obbligatoria la frequenza. Per chi scrive l’obbligo della formazione continua dovrebbe essere riservata esclusivamente agli iscritti a certi Ordini (medici, ingegneri, ecc.). Nel nostro caso ai giovani iscritti, ma soprattutto a coloro che scrivono poco o non esercitano in pieno l’attività . Per coloro che riempiono colonne di quotidiani, di periodici e sono anche autori di libri, tutto ciò non serve proprio a nulla.
Sapete cosa succede a chi non riesce a raggiungere quota 60 entro i tre anni? Lo ricorda lo stesso Sergio Rizzo: «Il mancato assolvimento dell’obbligo formativo è ostativo all’attribuzione di incarichi a qualsiasi titolo deliberati dal Consiglio Nazionale»; incarichi che sogneremo inutilmente di ottenere, poiché, come di consueto, sono riservati ai soliti noti.
Scrive Rizzo: «Proprio vero: tutto parte dalla scuola. Nel bene come nel male. Compresa questa insensata febbre dei crediti che ha investito ormai l’intera società . La maturità di uno studente di scuola media superiore non si misura con i voti, ma con i crediti. Per uscire dal liceo ne servono 60. Una parte di essi si porta in dote all’esame già dalla normale attività scolastica. Ma si possono accumulare anche con un torneo di pallavolo, un corso di teatro, un’attività di volontariato» (?). Di questo passo si potrebbero eliminare esami di Stato, di laurea, di specializzazione, di praticantato. Insomma la legge 148/2011 dimostra tutta la sua inutilità , soprattutto in un momento in cui si ha bisogno di riforme più che di disposizioni che servono inutili. Pensate che oggi l’Associazione italiana avvocati, come scrive lo stesso Rizzo, garantisce 25 crediti formativi con il pagamento di 100 euro?
Sarei curioso di sapere a cosa serve la formazione a chi scrive (che ha quasi raggiunto la soglia di 80 anni), certamente a nulla.
La numerosa partecipazione ai corsi è dovuta solo al fatto che l’Ordine rende obbligatoria la frequenza. Per gli iscritti all’Ordine, l’obbligo della formazione continua dovrebbe essere riservata esclusivamente ai giovani iscritti, ma soprattutto a coloro che scrivono poco o nulla.
Oggi Rizzo tratta un interessante argomento, quello dei crediti formativi per gli iscritti agli Ordini professionali, in particolare ai giornalisti. L’alta partecipazione è dovuta solo al fatto che l’Ordine rende obbligatoria la frequenza. Per chi scrive l’obbligo della formazione continua dovrebbe essere riservata esclusivamente agli iscritti a certi Ordini (medici, ingegneri, ecc.). Nel nostro caso ai giovani iscritti, ma soprattutto a coloro che scrivono poco o non esercitano in pieno l’attività . Per coloro che riempiono colonne di quotidiani, di periodici e sono anche autori di libri, tutto ciò non serve proprio a nulla.
Sapete cosa succede a chi non riesce a raggiungere quota 60 entro i tre anni? Lo ricorda lo stesso Sergio Rizzo: «Il mancato assolvimento dell’obbligo formativo è ostativo all’attribuzione di incarichi a qualsiasi titolo deliberati dal Consiglio Nazionale»; incarichi che sogneremo inutilmente di ottenere, poiché, come di consueto, sono riservati ai soliti noti.
Scrive Rizzo: «Proprio vero: tutto parte dalla scuola. Nel bene come nel male. Compresa questa insensata febbre dei crediti che ha investito ormai l’intera società . La maturità di uno studente di scuola media superiore non si misura con i voti, ma con i crediti. Per uscire dal liceo ne servono 60. Una parte di essi si porta in dote all’esame già dalla normale attività scolastica. Ma si possono accumulare anche con un torneo di pallavolo, un corso di teatro, un’attività di volontariato» (?). Di questo passo si potrebbero eliminare esami di Stato, di laurea, di specializzazione, di praticantato. Insomma la legge 148/2011 dimostra tutta la sua inutilità , soprattutto in un momento in cui si ha bisogno di riforme più che di disposizioni che servono inutili. Pensate che oggi l’Associazione italiana avvocati, come scrive lo stesso Rizzo, garantisce 25 crediti formativi con il pagamento di 100 euro?
Sarei curioso di sapere a cosa serve la formazione a chi scrive (che ha quasi raggiunto la soglia di 80 anni), certamente a nulla.
La numerosa partecipazione ai corsi è dovuta solo al fatto che l’Ordine rende obbligatoria la frequenza. Per gli iscritti all’Ordine, l’obbligo della formazione continua dovrebbe essere riservata esclusivamente ai giovani iscritti, ma soprattutto a coloro che scrivono poco o nulla.
I Veterinari Liberi professionisti del SIVeLP hanno più volte preso posizione sull'argomento. La formazione continua è diventata un ECM-Market (http://www.sivelp.it/index.php?option=com_content&view=article&id=198:ecm-basta-prese-in-giro&catid=15:editoriali&Itemid=1)
RispondiEliminahttp://www.sivelp.it/index.php?option=com_content&view=article&id=112%3AECM+e+libera+professione.+&catid=15%3Aeditoriali&Itemid=1
Purtroppo il sistema si sta incancrenendo...