Messina (Idv): "Crediamo a Renzi, ma guardiamo alla sostanza"

Ignazio Messina, segretario nazionale Idv
di Francesco Greco - ROMA - Un anno fa, il 29 e 30 giugno 2013, al congresso straordinario di Roma, l'avvocato siciliano Ignazio Messina fu chiamato alla segreteria nazionale dell'Italia dei Valori. Il partito fondato nel 1998 da Antonio Di Pietro dopo l'esaltante campagna di Mani Pulite, che fa del riformismo ontologicamente coniugato all'idea di giustizia sociale il suo "credo" pregnante, dopo aver contribuito a rinnovare il lessico politico di un Paese fermo nel guardo e aver accarezzato ipotesi di consenso a due cifre, anche sullo sfondo della "foto di Vasto" (con Pd e Sel) e a modulare una nuova idea di sinistra per il XXI secolo, moderna, pragmatica, sospesa fra l'I have a dream e l'I care, per varie traversie dalla dinamica non sempre limpida, era entrato in una fase critica.

E all'indomani dell'esperienza fallimentare sotto l'insegna di "Rivoluzione Civile" (Politiche 2013), occorreva una riflessione profonda, radicale, su un'identità da reinventare (la fine è un nuovo inizio, ipse dixit Tiziano Terzani), per un necessario cambio di passo, una visione rinnovata su basi nuove, una lettura diversa della realtà, il recupero di un patrimonio di valori oscurati e di credibilità presso la base della piramide inquieta e in balia della crisi, la precarietà, l'affanno di imprese e cittadini. Insomma: una rimodulazione also zero di un'azione politica avanzata e una dialettica nel cuore del tempo e delle sue interfacce, legata a un momento storico in cui la "polis" ha assunto una dimensione virale, 2.0 quasi in senso marinettiano e il mantra più in voga è "riforme".

Sposato, due figli, in questo anno Messina si è speso senza risparmio da un angolo all'altro del Paese (sabato pomeriggio, 18 luglio, sarà a Bari, in via Calefati, 96, sede di Idv), in questa intervista a cuore aperto spiega cosa è successo, illumina lo status quo, guarda al domani e alla nuova mission che il suo partito s'è data. 
 
Domanda: Avvocato Messina, è riuscito a ricollocare Idv nella complessa, ribollente geopolitica italiana, e magari a svezzare i quadri di domani?

Risposta: “Abbiamo fatto molto di più: dato ad Italia dei Valori l’opportunità di ricollocarsi in una nuova area democratica alternativa al centro destra. Oggi Italia dei Valori, grazie al buon lavoro, è entrata a pieno titolo nella coalizione di centro sinistra e questo è attestato dai risultati che abbiamo raggiunto in alcune competizioni elettorali regionali.
Siamo parte integrante e fattiva del centro sinistra, con le nostre proposte e le nostre iniziative politiche che interessano i cittadini. La nostra azione politica è un valido strumento e sostegno al percorso di cambiamento che spetta al nostro Paese e ai cittadini”.

D. Quali sono i punti qualificanti e virtuosi della sua segreteria in questo anno?

R. “Il primo tra i più virtuosi è l’attenzione verso i cittadini, da cui sviluppiamo la nostra azione politica. Abbiamo cambiato molto al nostro interno, cercando di costruire quotidianamente un’Italia dei Valori che risponda al meglio alle aspettative dei nostri iscritti e di conseguenza anche dei cittadini.
Vogliamo dare spazio al dialogo, al confronto ed alla condivisione per stimolare l’interesse, la passione ed il sentirsi una squadra unita e forte che intende raggiungere il proprio obiettivo comune. Partendo da questi presupposti, stiamo portando avanti tante battaglie coraggiose per le quali stiamo chiedendo il supporto dei cittadini.
Ne ricordo qualcuna: quella sui beni confiscati attraverso la quale chiediamo di istituire un albo dei beni, di potenziare l’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati e di combattere la criminalità organizzata restituendo ai cittadini il patrimonio che i mafiosi gli hanno sottratto; la proposta di legge per abolire la riforma-Fornero e creare nuovo lavoro con il nostro Sblocca Lavoro che contiene le misure efficaci per rimettere in moto l’economia; la lotta contro il gioco d’azzardo sostenuta dalle nostre centomila firme depositate alla Camera ed in attesa di calendarizzazione; la battaglia per eliminare le dimissioni in bianco, una pratica offensiva e discriminatoria per le donne; abbiamo messo a disposizione del Governo il nostro lavoro nella scorsa legislatura in tema di corruzione e per esempio sulle white list noi di Idv eravamo riusciti a vincere una battaglia facendo approvare un intervento ad hoc nel Piano nazionale contro le mafie.
La nostra linea politica di oggi è chiara e definita, sappiamo dove vogliamo stare e come fare la nostra parte”.

D. Renzi non è stato eletto ma è stato legittimato prima dalle primarie plebiscitarie e poi dal 41% delle Europee: cosa pensa del suo riformismo dal passo della falange macedone, tanto che chi fa qualche critica per capire meglio è subito chiamato gufo?

R. “Ci ha messo la faccia come pochi fino ad ora, scardinando un sistema vecchio e nocivo. Noi crediamo in questa voglia di rinnovamento, ma vogliamo giudicare la sostanza. Renzi è stato capace di parlare a quella parte di Paese che aspetta il cambiamento. E’ una fiducia che si è conquistato, anche se sarebbe stato meglio con una legittima elezione democratica. Seguiamo con attenzione il percorso intrapreso dal Governo. Ci sentiamo un po’ sentinelle dei cittadini, propositivi e collaborativi, ma sempre pronti a dire la nostra”.

D. Il Senato deve o no essere elettivo e i senatori godere dell’immunità sic et simpliciter?

R. “Senza Senato e senza immunità daremo l’idea di voler cambiare davvero il Paese, che siamo convinti si cambia con l’onestà. Noi riteniamo che il Senato debba essere abolito, perché il bicameralismo italiano non è affatto perfetto e spesso è stato da ostacolo, rallentando l’attività legislativa.
Abolirlo non significa negare la partecipazione o colpire la nostra democrazia. Servono efficienza, responsabilità e la volontà politica di migliorare il Paese, facendo del proprio meglio. Nel caso la scelta del Governo fosse quella di mantenerlo, preferiremmo un Senato elettivo in linea con la nostra richiesta di dare voce ai cittadini. Un altro Senato di nominati non ha senso e non è il cambiamento.
Lo stesso discorso vale per l’immunità. Se si deve fare un passo in avanti, bisogna eliminarla del tutto anche alla Camera. Noi contro l’immunità abbiamo dichiarato guerra e nel caso di voto favorevole siamo pronti con un nuovo referendum per chiedere ai cittadini se vogliano o meno i privilegi. E noi siamo convinti che non li vogliano”.
D. A proposito di impunità: non crede che andrebbe mantenuta per i reati d’opinione e tolta per quelli diciamo contro il patrimonio?

R. “Noi non vogliamo né immunità né impunità, vogliamo il rispetto della legge e del diritto, per dare l’esempio che l’Italia sia un Paese credibile ed autorevole. Noi di Idv siamo stati chiari: si lasci solo per i reati d’opinione e non per quelli comuni.
Per questi, infatti, ci deve pensare la legge. Un politico che ruba va processato allo stesso modo di un cittadino che ruba. Per questo genere di reati non ci devono essere differenze. La giustizia deve valere per tutti, anche per un deputato o senatore”.

D. Riforma elettorale: soglia di sbarramento, premio di maggioranza, preferenze: come la vede Idv?

R. “L’obiettivo è la governabilità, certa, che è quella che manca al Paese. Questa maggioranza vacilla, non può andare lontano e non reggerà molto. Per questa ragione, volendo partecipare in una coalizione di centro sinistra con il nostro progetto, siamo per un nuovo sistema elettorale che assicuri un’adeguata rappresentanza democratica, che preveda le preferenze, anche di genere ma soprattutto che, senza giochi e giri, stabilisca chi ha vinto e chi ha perso.
Una legge che sia strumento reale di espressione per i cittadini e che riporti stabilità nel Paese. Siamo favorevoli al doppio turno per una coalizione che non raggiunge una soglia minima, perché non è pensabile che coloro che ottengono magari solo il 20%, si ritrovino poi ad avere una maggioranza del 55%.”

D. L’Europa delle larghe intese si trova davanti i cavalli di Frisia dell’antieuropereismo, da Farage a Grillo e Le Pen: rischia l’atomizzazione?

R. “L’Europa è la sfida, è il nostro banco di prova sotto diversi punti di vista. La vera sfida è costruirla smontando i limiti e le catene con le quali è rimasta impigliata politicamente in questi anni.
L’atomizzazione è un rischio possibile, ma confidiamo nella responsabilità e serietà dell’Europa, cui spetterà il compito di arginare derive pericolose. Noi lo abbiamo detto da subito che Grillo sarebbe andato in Europa per distruggere, tanto che si è alleato con Farage, quando invece c’è bisogno di costruire e di uniformare il più possibile politiche e governance.
All’Italia spetta un compito fondamentale durante questo semestre. I segnali che arrivano sono fiduciosi”.

D. Pensa che i parametri per l’Europa diciamo mediterranea andrebbero allentati rispetto all’Europa dei ricchi, oltre che di banchieri e burocrati?

R. “Altro che allentati, noi ce ne dobbiamo sganciare per agganciare davvero la crescita. Stop alla politica di banchieri e burocratici è stato il messaggio politico centrale della nostra campagna elettorale europea. Noi vogliamo un’Europa dei popoli, unita, forte e coesa che rappresenti in maniera eguale e con eguali diritti, tutti i cittadini.
In questi anni l’Europa è stata distante dall’Italia, salvo farsi sentire per sanzioni ed imposizioni (specie tedesche), oggi dobbiamo essere capaci di cambiare verso e di creare nuove opportunità, pensando all’Europa come una risorsa ed un potenziale per ciascun Paese”.

D. L’Istat dice che il Mezzogiorno si sta staccando dal resto del Paese: eppure non pare che il governo se ne renda conto e metta la Questione Meridionale fra le sue priorità...

R. “Senza il Sud l’Italia intera muore mentre noi dobbiamo salvarla. Abbiamo più volte richiamato l’attenzione del Governo sulla necessità di una politica di sviluppo mirata per il Sud. Non vogliamo un’Italia a due velocità, ma un’Italia che cresca allo stesso modo, senza dislivelli geografici, perché a rimetterne continuerà ad essere tutto il Paese.
Crescere significa investire bene, secondo priorità e senza gonfiare le tasche di nessuno, tranne che ridare servizi, lavoro, vivibilità ai cittadini.
I dati che arrivano dal Sud sono sempre più negativi e se non sarà previsto un piano strategico che investa tutti i settori, in una sorta di rete dello sviluppo, non solo il Sud si staccherà ma morirà lentamente. Noi vogliamo impedirlo”.

D. La corruzione è sempre un’emergenza, drena risorse sottraendole agli investimenti e lo sviluppo: ci vuole una legge più rigorosa, con penalità vere e prescrizioni più brevi?

R. “La corruzione è un cancro inarrestabile che noi vogliamo sradicare, ma non con le parole, con i fatti concreti e con la schiena dritta. Non dobbiamo guardare in faccia nessuno, ma procedere decisi a combatterla scoperchiando gli affari più nascosti.
Ma dobbiamo farlo ora, non tra qualche mese, perché un mese così è un mese in più che diamo a corrotti e corruttori per corrompere e farsi corrompere.
La corruzione è passata dall’essere emergenza ad essere sistemica. E questo è stato un passaggio rischiosissimo, che di fatto ci ha regalato nuove Tangentopoli, scandali e cittadini sempre più impoveriti, mentre corrotti e corruttori si riempiono le tasche.
Al Paese non solo serve una legge più restrittiva e rigorosa, ma un vero e proprio piano anti-corruzione. Quando eravamo in Parlamento, nella scorsa legislatura, abbiamo depositato una serie di emendamenti, come l’allungamento dei tempi di prescrizione per permettere ai giudici di lavorare, la reintroduzione del falso in bilancio e la confisca dei patrimoni a corrotti e corruttori.
Se quei patrimoni sono stati costruiti illecitamente, occorre che lo Stato se li riprenda e li rimetta a disposizione dei cittadini”.

D. Il berlusconismo come fenomeno politico e culturale pare sempre sul punto di tracollare, e poi però ritrova linfa, quasi avesse l’elisir dell’immortalità: dobbiamo rassegnarci a morire berlusconiani?

R. “Il berlusconismo non è un modello, perché un modello è un esempio che crea situazioni e condizioni positive, e non mi pare affatto che Berlusconi non lo ha fatto, semmai è l’esatto contrario ed oggi raccogliamo i cocci.
L’Italia non morirà berlusconiana e noi dell’ Idv non ci arrendiamo all’idea di lasciare il Paese a Berlusconi. C’è un grande lavoro che spetta tutto al centro sinistra, che dovrà essere capace di governare il Paese, senza finire in inutili divisioni che sono sprechi per la nostra democrazia e per tutto ciò che c’è da fare.
Il modello politico e culturale di Berlusconi ha contributo ad affossare l’Italia e la nostra immagine, anche all’estero. Dovremmo essercene stancati tutti e tutti dovremmo trovare quella forza di reagire e proporre un modello alternativo che renda giustizia alla parte migliore dell’Italia, che non si chiama Silvio Berlusconi”.

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