di Vittorio Polito - Afa estiva, calura pomeridiana, ‘controra’ è il periodo in cui si fa il pisolino, la pennichella, la siesta. A Bari si chiama ‘calandrèdde’ ed è riferito al periodo denominato ‘controra’, a cui nessuno rinuncia dopo il pasto di mezzogiorno e che per Dante è “il tentennare della testa del dormiente”. Secondo Carlo Scorcia la “condr’òre” è il “meriggio di piena estate molto caldo. Ora della siesta. Meriggio soffocante”.
Lino Patruno nel bel volume “Invito a Bari” (Adda Editore), scrive che «Bari è l’ultima città al mondo nella quale il pranzo è rimasto pranzo e non ancora pausa-pranzo. Non importa il “mezzogiorno di fuoco” di diecimila auto che se ne trovano di fronte altre diecimila provenienti nella direzione opposta. Ma in questa città non c’è niente di più sacro che tornare a casa a mangiare. Per i baresi mangiare significa anzitutto mettersi a tavola. Significa il primo, il secondo, la frutta, il bicchiere di vino, il caffè. Significa sonnolenza dopo». Quel riposino chiamato pisolino, pennichella, siesta, che si fa nella condròre (il primo pomeriggio estivo), per affrontare la calandrèdde, (l’afa estiva, la calura pomeridiana, la canicola), a cui nessuno rinuncia dopo il pasto di mezzogiorno, specie al sud ed in particolare a Bari. In poche parole, scrive sempre Patruno significa “lasciatemi stare”.
La pennichella è ritenuta da qualcuno un sintomo di pigrizia, tipico dei paesi latini e mediterranei, che segue dopo un abbondante pasto, ma così non è, specie in estate quando il caldo torrido della controra si abbatte inesorabile. Il periodo, all’incirca tra le 13 e le 16, che nei pomeriggi estivi è destinato al riposo, la “calandrèdde”, appunto, è lo spazio di tempo in cui la vita si ferma, negozi e uffici sono chiusi, si cerca un letto in cui affondare per un riposo ristoratore. Marcello Veneziani sostiene che «Alla controra non si può essere bruschi, veloci, intraprendenti, è violazione di quiete pubblica, anzi di stasi comunitaria; non si può telefonare né bussare a nessuno che non sia preavvertito, è profanazione di riposo. Ma chi è… alla controra…?».
Bruno Comby, scrittore e ingegnere nucleare francese fa sapere che Chirac aveva l’abitudine del riposo pomeridiano come tanti altri personaggi, mentre Winston Churchill, anche in guerra, si concedeva sigari, whisky e siesta. Infine di Clinton si racconta che fece attendere per ben venti minuti re Hussein di Giordania, prima di incontrarlo, dal momento che i medici non vollero far interrompere la rigeneratrice e salvifica siesta del presidente. Oggi anche in America, alcune grandi aziende, nell’ambito di una strategia di miglioramento dell’efficienza del personale, hanno predisposto veri e propri ambienti destinati al riposo, da utilizzare durante la pausa. Inoltre vi sono anche delle conferme scientifiche sull’utilità del pisolino rigenerante per cui i sostenitori di questa buona abitudine non verranno additati più come pigroni, ma potranno essere considerati addirittura benefattori delle aziende.
Sara Mednick ed i colleghi dell’Università di Harvard sostengono che un’ora di sonno a metà giornata restituisce l’energia per lavorare freschi e riposati come di primo mattino. I risultati della ricerca rappresentano un’ulteriore conferma del fatto che gli esseri umani, come molti mammiferi che si sono evoluti in climi tropicali, si sono adattati a non uscire nelle ore calde di metà giornata. Pertanto chiedete pure al vostro capo di mettere in ufficio un divano, poiché chi ne trarrà beneficio sarà certamente, senza tema di smentita, proprio l’azienda.
Lino Patruno nel bel volume “Invito a Bari” (Adda Editore), scrive che «Bari è l’ultima città al mondo nella quale il pranzo è rimasto pranzo e non ancora pausa-pranzo. Non importa il “mezzogiorno di fuoco” di diecimila auto che se ne trovano di fronte altre diecimila provenienti nella direzione opposta. Ma in questa città non c’è niente di più sacro che tornare a casa a mangiare. Per i baresi mangiare significa anzitutto mettersi a tavola. Significa il primo, il secondo, la frutta, il bicchiere di vino, il caffè. Significa sonnolenza dopo». Quel riposino chiamato pisolino, pennichella, siesta, che si fa nella condròre (il primo pomeriggio estivo), per affrontare la calandrèdde, (l’afa estiva, la calura pomeridiana, la canicola), a cui nessuno rinuncia dopo il pasto di mezzogiorno, specie al sud ed in particolare a Bari. In poche parole, scrive sempre Patruno significa “lasciatemi stare”.
La pennichella è ritenuta da qualcuno un sintomo di pigrizia, tipico dei paesi latini e mediterranei, che segue dopo un abbondante pasto, ma così non è, specie in estate quando il caldo torrido della controra si abbatte inesorabile. Il periodo, all’incirca tra le 13 e le 16, che nei pomeriggi estivi è destinato al riposo, la “calandrèdde”, appunto, è lo spazio di tempo in cui la vita si ferma, negozi e uffici sono chiusi, si cerca un letto in cui affondare per un riposo ristoratore. Marcello Veneziani sostiene che «Alla controra non si può essere bruschi, veloci, intraprendenti, è violazione di quiete pubblica, anzi di stasi comunitaria; non si può telefonare né bussare a nessuno che non sia preavvertito, è profanazione di riposo. Ma chi è… alla controra…?».
Bruno Comby, scrittore e ingegnere nucleare francese fa sapere che Chirac aveva l’abitudine del riposo pomeridiano come tanti altri personaggi, mentre Winston Churchill, anche in guerra, si concedeva sigari, whisky e siesta. Infine di Clinton si racconta che fece attendere per ben venti minuti re Hussein di Giordania, prima di incontrarlo, dal momento che i medici non vollero far interrompere la rigeneratrice e salvifica siesta del presidente. Oggi anche in America, alcune grandi aziende, nell’ambito di una strategia di miglioramento dell’efficienza del personale, hanno predisposto veri e propri ambienti destinati al riposo, da utilizzare durante la pausa. Inoltre vi sono anche delle conferme scientifiche sull’utilità del pisolino rigenerante per cui i sostenitori di questa buona abitudine non verranno additati più come pigroni, ma potranno essere considerati addirittura benefattori delle aziende.
Sara Mednick ed i colleghi dell’Università di Harvard sostengono che un’ora di sonno a metà giornata restituisce l’energia per lavorare freschi e riposati come di primo mattino. I risultati della ricerca rappresentano un’ulteriore conferma del fatto che gli esseri umani, come molti mammiferi che si sono evoluti in climi tropicali, si sono adattati a non uscire nelle ore calde di metà giornata. Pertanto chiedete pure al vostro capo di mettere in ufficio un divano, poiché chi ne trarrà beneficio sarà certamente, senza tema di smentita, proprio l’azienda.