di Pierpaolo De Natale - "L'Italia è leader per sei mesi delle istituzioni europee. È una responsabilità importante, siamo orgogliosi ma non è il nostro obiettivo: l'ambizione dell'Italia è più alta, è diventare leader non delle istituzioni ma dei cittadini. Se l'Italia cambia se stessa può essere leader nei prossimi 20 anni" – queste le parole di Matteo Renzi, intervenuto al Digital Venice, meeting promosso dalla Commissione europea, col fine di tracciare la strada per un'economia digitale sostenibile.
Previsto per giovedì l'arrivo al Senato del testo delle riforme. Un documento di 728 pagine quello pervenuto in commissione Affari Costituzionali. Ben venti i punti su cui è già stato trovato un accordo; tra questi, prime tra tutte, la fine del bicameralismo perfetto, con notevoli riduzioni dei poteri dell'assemblea di Palazzo Madama, il quale non sarà più chiamato a votare nelle mozioni di fiducia al Governo. Oltre ai poteri, cambia anche la composizione del Senato: gli attuali 315 Senatori saranno sostituiti da massimo 150 membri tra sindaci e governatori regionali. Altro punto di snodo è la riforma dell'art. 68: il ddl del Governo garantiva ai soli deputati la protezione da perquisizioni, arresti e intercettazioni – mentre, l'emendamento dei relatori (Calderoli, LN, e Finocchiaro, PD) estende l'attuale immunità anche ai componenti del Senato.
Importanti riforme in ambito economico sono quelle previste per il Titolo V (recentemente riformato con la legge costituzionale 3/2001); l'autonomia finanziaria affidata alle Regioni sarà – infatti – nuovamente nelle mani dello Stato in materie quali finanza pubblica e commercio con l'estero.
“Magari in altri Paesi può essere una cosa normale, ma per la politica italiana è una rivoluzione. Tagliamo 2.000 posti di lavoro nella politica", questo il commento fatto dal premier dinanzi al pubblico di Venezia in merito all'imminente riforma - promossa da Maria Elena Boschi, Ministro per le Riforme Costituzionali e per i Rapporti con il Parlamento.
"Noi le riforme le facciamo, è giusto farle perchè l'Italia torni a essere leader. Piaccia o no a chi vuole frenarci, il risultato a casa lo portiamo", ha poi proseguito il Presidente del Consiglio, riferendosi all'opposizione di Movimento Cinque Stelle, Sinistra Ecologia e Libertà e Nuovo Centro Destra, passando per i franchi tiratori interni a Partito Democratico e Forza Italia.
Molte altre le riforme previste da Renzi, alcuni accenni al “Digital Venice” sono stati fatti proprio in merito al preponderante ruolo della tecnologia nel progresso del Paese, intesa come strumento innovativo da inserire capillarmente nelle procedure statali.
Alla luce dell'intensa giornata prevista giovedì 10 luglio a Palazzo Madama, il Min. Boschi ha dichiarato “Non siamo preoccupati sui numeri in Aula”. Sarà necessario - infatti - un accordo ben più largo di quelli a cui siamo soliti assistere. Le riforme su cui i Senatori saranno chiamati a votare riguardano norme costituzionali e, come tali, richiedono un iter di approvazione aggravato; come disciplinato dall'art 138 della Costituzione, sono richieste due deliberazioni per ogni Camera (la seconda dopo un periodo non inferiore ai tre mesi), ciascuna delle quali richiedente la maggioranza assoluta (superiore alla metà del numero totale degli aventi diritto al voto) per l'approvazione.
Un'ardua sfida quella che si prospetta nelle prossime ore, considerando che ad esserne protagonista è un Governo frutto della volontà del Presidente della Repubblica e non eletto dal popolo.
Previsto per giovedì l'arrivo al Senato del testo delle riforme. Un documento di 728 pagine quello pervenuto in commissione Affari Costituzionali. Ben venti i punti su cui è già stato trovato un accordo; tra questi, prime tra tutte, la fine del bicameralismo perfetto, con notevoli riduzioni dei poteri dell'assemblea di Palazzo Madama, il quale non sarà più chiamato a votare nelle mozioni di fiducia al Governo. Oltre ai poteri, cambia anche la composizione del Senato: gli attuali 315 Senatori saranno sostituiti da massimo 150 membri tra sindaci e governatori regionali. Altro punto di snodo è la riforma dell'art. 68: il ddl del Governo garantiva ai soli deputati la protezione da perquisizioni, arresti e intercettazioni – mentre, l'emendamento dei relatori (Calderoli, LN, e Finocchiaro, PD) estende l'attuale immunità anche ai componenti del Senato.
Importanti riforme in ambito economico sono quelle previste per il Titolo V (recentemente riformato con la legge costituzionale 3/2001); l'autonomia finanziaria affidata alle Regioni sarà – infatti – nuovamente nelle mani dello Stato in materie quali finanza pubblica e commercio con l'estero.
“Magari in altri Paesi può essere una cosa normale, ma per la politica italiana è una rivoluzione. Tagliamo 2.000 posti di lavoro nella politica", questo il commento fatto dal premier dinanzi al pubblico di Venezia in merito all'imminente riforma - promossa da Maria Elena Boschi, Ministro per le Riforme Costituzionali e per i Rapporti con il Parlamento.
"Noi le riforme le facciamo, è giusto farle perchè l'Italia torni a essere leader. Piaccia o no a chi vuole frenarci, il risultato a casa lo portiamo", ha poi proseguito il Presidente del Consiglio, riferendosi all'opposizione di Movimento Cinque Stelle, Sinistra Ecologia e Libertà e Nuovo Centro Destra, passando per i franchi tiratori interni a Partito Democratico e Forza Italia.
Molte altre le riforme previste da Renzi, alcuni accenni al “Digital Venice” sono stati fatti proprio in merito al preponderante ruolo della tecnologia nel progresso del Paese, intesa come strumento innovativo da inserire capillarmente nelle procedure statali.
Alla luce dell'intensa giornata prevista giovedì 10 luglio a Palazzo Madama, il Min. Boschi ha dichiarato “Non siamo preoccupati sui numeri in Aula”. Sarà necessario - infatti - un accordo ben più largo di quelli a cui siamo soliti assistere. Le riforme su cui i Senatori saranno chiamati a votare riguardano norme costituzionali e, come tali, richiedono un iter di approvazione aggravato; come disciplinato dall'art 138 della Costituzione, sono richieste due deliberazioni per ogni Camera (la seconda dopo un periodo non inferiore ai tre mesi), ciascuna delle quali richiedente la maggioranza assoluta (superiore alla metà del numero totale degli aventi diritto al voto) per l'approvazione.
Un'ardua sfida quella che si prospetta nelle prossime ore, considerando che ad esserne protagonista è un Governo frutto della volontà del Presidente della Repubblica e non eletto dal popolo.