BARI - "Il Comune di Taranto approva documenti contro il progetto Eni di Tempa Rossa. Una sorta di karakiri di cui qualcuno dovrà assumersi le responsabilità davanti ai cittadini. Eppure, solo nel 2011 il Comune espresse parere favorevole al progetto sostenendo l’inesistenza di danni per l’ambiente e la salute. Chissà , magari qualcosa è cambiato”. Lo dichiara in una nota il consigliere regionale del Pdl-Fi, Pietro Lospinuso. “C’è chi spaccia questo progetto come un attentato all’ambiente”, prosegue. “Non capisco se lo si faccia per ignoranza o per malafede, giacché l’ambiente e la salute dei tarantini stanno a cuore a tutti, ma non c’entrano nulla con l’investimento. Come si evince dalla delibera di Giunta Regionale n.189/2011, il Comune di Taranto e la Provincia espressero parere favorevole a Tempa Rossa, così come la Regione stessa. Che cosa è cambiato oggi? Ieri per gli uffici tecnici tarantini non esistevano rischi per l’ambiente ed oggi si. Davvero non capiamo il cambio di rotta, perché i 300 milioni che l’Eni vorrebbe investire rappresentano solo una grande opportunità che Taranto rischia di perdere per la cecità di qualcuno, assieme ai circa 1000 posti di lavoro. Tra l’altro, così come da prescrizioni ministeriali, il livello delle emissioni derivanti dall’attività della raffineria non potrebbesuperare quello attuale. Condizione accettata anche dall’Eni. Nel progetto, infatti, non esistono forni, caldaie, reattori, bruciatori, colonne di distillazione. Nulla di tutto questo. Le apparecchiature dell’impianto previste sono un tronco di tubo per il collegamento dell’eleodotto esistente e due nuovi serbatoi; due pompe per trasferire il grezzo verso il pontile, due tubazioni nuove dalle pompe ai punti ormeggio; un pontile prolungato; e tutta la strumentazione operativa e di sicurezza necessaria. Dal punto di vista tecnologico, è l’impianto più semplice esistente nel settore petrolifero. Per quanto riguarda il traffico navale, anche questo nel mirino di sedicenti difensori dell’ambiente, si prevede un massimo di 90 navi l’anno, con ormeggio contemporaneo al pontile massimo di due petroliere, una per lato. Solo quando queste saranno partite cariche si potranno far entrare nel porto altre navi. Anche qui, dunque, nulla di quanto paventato fino ad oggi. Tanto basta a smontare ogni ricostruzione catastrofica, ma c’è di più: se Tempa Rossa –rea di poter portare all’assunzione di centinaia di tarantini e dare un contributo significativo all’economia di Taranto- è una sciagura come alcuni sostengono, in altre città italiane dovremmo portare l’esercito! Si pensi che a Taranto transitano ogni anno circa 5.252 tonnellate di petrolio, contro i 35.900 di Trieste, Augusta, Cagliari, Genova, Messina, Venezia… ed altre, in ordine decrescente. Che succede a Venezia o Genova? Non ci risulta nessuno scandalo ambientale, ma un normale flusso navale e di traffici economici che, in ogni altra parte del mondo, dovrebbero essere inseguiti dall’azione amministrativa. A Taranto, però, le cose girano nel senso opposto e si vorrebbe radere al suolo, evidentemente, ogni suo futuro industriale. Oggi è la raffineria, ieri l’Ilva, e domani chissà . Mi auguro che i governi nazionale e regionale si sveglino dal sonno in cui sono piombati e facciano la loro parte per la verità su questo investimento e sulle sue eventuali criticità . Criticità fino ad oggi inesistenti per il sindaco Stefano, visto il parere favorevole del Comune. A meno che in tutto ciò non si debba leggere tra le righe la volontà del sindaco di far decidere al governo nazionale al posto suo… Davanti a tanto allarmismo senza informazione, fatto di luoghi comuni, mi pare doveroso un atto di chiarezza e di responsabilità –conclude Lospinuso- perché non si può bruciare ogni prospettiva di sviluppo e di crescita in nome del qualunquismo”.