Castiglione: “Xylella fastidiosa? Gli ulivi li salviamo noi”
di Francesco Greco. CASTIGLIONE D’OTRANTO (Le) – Chissà come sarà infuriata la dea Athena… Donò agli uomini l’ulivo per illuminare le loro case, insaporire i cibi, abbellire il corpo, arderlo dinanzi agli dèi. E dopo millenni lo stiamo sciupando con una modulazione al suicidio che vira verso Von Masoch. Come se avessimo smarrito l’istinto di conservazione. E chissà la rabbia dei posteri, nel 2345, il disgusto, l’ilarità per aver avuto in eredità dal nostro tempo volgare, senza dèi né religione (in senso pasoliniano) paesaggi brulli, metafisici, lunari, da Deserto dei Tartari o Mar della Tranquillità.
Perché l’ulivo non è un cultivar qualunque. Umile e generoso (nel mondo contadino sfamava 10 persone, un litro d’olio costava quanto una giornata sole a sole): è un affollamento semantico. E’ il silente testimone e custode dell’identità d’una terra ricca di bellezza e di energia, icona immortale della memoria, il suo epos raggrumato nel pathos di un’affabulazione dal mood barocco, monumento a una storia sedimentata nel tempo, nel cosmo, il suo scorrere sensuale e lieve.
Proiezioni agghiaccianti: a rischio 2, 5 dei 10 milioni di piante (alcune secolari, “titani” li chiama nel libro appena edito dal Grifo lo studioso Roberto Gennaio, nella foto di Barbara Ferocino) sparsi su circa 24mila ettari, nel Leccese. Ecosistema sconvolto, equilibri sabotati: chiome avvampate, foglie secche, rami nudi si protendono al cielo in un’ultima, disperata preghiera. Per 600mila i burocrati dell’UE hanno firmato la sentenza di morte.
Prime avvisaglie a ottobre 2013. Dall’area jonica (Taviano, Racale, Gallipoli, Alezio, ecc.) la misteriosa cicala ora si sposta a sud, verso il Capo di Leuca, la fine del mondo: altri orizzonti infetti, spettrali, da guerra atomica, Apocalypse Now. Xylella sempre più fastidiosa. I politici, xylelli ancora più noiosi, corrono al capezzale del malato: poche idee ma così confuse che complicano lo status quo. Il governo stacca un assegno da 2,6 mln di €: a pioggia, non si capisce per fare cosa. Accetta la direttiva UE e quindi indennizzerà gli olivicoltori? Per il ministro Martina “l’ultimo scenario possibile”. Le associazioni di categoria (Cia, Coldiretti, Confcoltivatori), con qualche sfumatura, applaudono. Mentre la Procura leccese apre un fascicolo, si invoca un commissario: magari pensa a qualche autoreferenziato “nominato” da larghe intese. Per Martina “aiuterebbe a gestire l’emergenza”. Seguaci di Pirrone, gli scettici temono che, dato il tasso di onestà della politica 2.0, i denari spariranno (altri sono in arrivo via governo: piatto ricco me ce ficco) e manco un ulivo sarà salvato. Il feroce batterio spunta anche nelle imminenti primarie del Pd. Emiliano, Dario Stefàno e Sergio Blasi corteggiano i contadini e i loro leader sul territorio. Destra in ritardo: forse ha altre tattiche, più pragmatiche.
C’è abbastanza carne al fuoco per un convegno (foto), titolo “Gli ulivi seccano. E tu che fai?”, indetto dalla “Casa delle Agriculture Tullia e Gino” di Castiglione d’Otranto, l’Onu della Puglia neo-rurale 3D che da 4 anni ha assunto la leadership del pensiero verde e sostenibile e guida una rivoluzione silenziosa (il 31 agosto la “Notte Verde”) tesa alla riappropriazione della terra e con essa degli archetipi culturali e identitari, un patrimonio di valori in fretta rimossi, relativizzati. Relatori autorevoli: Oltre a Gennaio, Tecnico Tutela Ambientale, Naturalista, Gianluigi Cesari, agronomo (Istituto Agrario Mediterraneo, Bari), Antonio Bruno, presidente dottori agronomi Provincia Leccese, Ivano Gioffreda (Associazione “Spazi Popolari”, Sannicola). Con la solita verve e passione, ha condotto Tiziana Colluto, bellissima collega del “Fatto Quotidiano” (intanto ieri sera se n’è riparlato alla Lilt di Casarano).
Se politici (definiti “avvoltoi attorno alla Xylella”) e sindaci se la prendono comoda (il 27 prossimo arriva un decreto del governo, intanto si pensa, con calma, a un “muro” di 45 km: chissà che ne dice il batterio?) e aspettano che la scienza dica una parola seria sul “che fare?”, i contadini, scarpe grosse e cervello fino, che di ulivo vivono da millenni (dal 1992 il prezzo dell’olio è precipitato, ma se va in Toscana, misteriosamente il brand quadruplica il prezzo), col cuore gonfio di dolore (criticate le dissennate potature estive di coltivatori della domenica: stressano la pianta) si sono spremuti le meningi. E sono arrivati prima della “comunità scientifica internazionale”, così la chiama con enfasi Boccia, CNR-Bari.
In Piazza della Libertà - oltre a far girare l’idea di siti-web per diffondere le buone pratiche nei campi - hanno indicato un rimedio empirico, audace, ma efficace, che illumina di un’altra luce la tematica e rende il baccano mediatico e politico surreale (e anche un po’ sospetto: 2, 6 mln sono un bel tesoretto nel Paese di Galan e del Trota).
Domanda: Prof. Gennaio, la Puglia è la quarta regione italiana per uso, e soprattutto abuso, di sostanze chimiche sulla terra. Il paesaggio è invaso da piante estranee alla flora mediterranea: sono elementi che possono aver incubato il maledetto batterio?
Risposta. E’ probabile che sia arrivato con un mercato parallelo all’importazione legale e normata, con piante esotiche infette. Sicuramente, l’uso smisurato, nel corso degli anni, di insetticidi e fitofarmaci, ha fatto diminuire drasticamente gli insetti predatori di Cicadellidi, che sono a loro volta aumentati, e diffuso il batterio.
D. Davvero un insetto può aver causato la tragedia?
R. L’epidemia denominata “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo” sarebbe da attribuire a una concausa sinergica di più avversità ambientali e fitopatogene, che hanno colpito in particolare gli oliveti che maggiormente sono stati abbandonati, propagandosi gradualmente in tutta l’area del versante gallipolino, anche agli oliveti curati. Mancando di una serie di manutenzioni agrarie, sia di rimonda che di trattamenti fitosanitari, oltre al terreno ormai asfittico e reso sterile dall’uso di erbicidi e fitofarmaci, oltre che allo stress idrico che le piante hanno subìto anche per 8 mesi consecutivi, ha fatto si che, debilitate, siano state attaccate da vari patogeni, tra cui funghi lignicoli del genere “Phaeoacremonium” che ha determinato l’occlusione dei vasi xilematici che si sono fatti strada nelle gallerie scavate nei rami e nei tronchi dalla larva del rodilegno giallo, il lepidottero “Zeuzera pyrina” e da un batterio da quarantena “Xylella fastidiosa” mai osservato prima in Europa, inserito nella lista A1 dell’European Mediterranean Plant Protection Organization (EPPO) e trasmesso da insetti vettori, quali la vasta famiglia dei Cicadellidi, con l’apparato boccale succhiante la linfa presente nei vasi xilematici delle piante infette e inoculandolo in piante di olivo sano. Tutte queste situazioni hanno comportato il disseccamento graduale dei rami e dell’intera chioma, fino alla morte di molte piante.
D. A Castiglione si è parlato di una strana poltiglia, quasi una pozione magica, alla Cagliostro o Tafuri, che guarirebbe le piante malate: è un rimedio alchemico antico tornato alla memoria con la forza della disperazione? Funziona?
R. Non abbiamo ancora trovato un rimedio contro il batterio, ma vecchie pratiche agronomiche in uso dalla notte dei tempi sembrerebbe abbiano dato dei risultati. Bisogna intervenire sui Cicadellidi durante il loro ciclo biologico. Il preparato si chiama “poltiglia bordolese”, una selezione preparata in acqua di solfato di rame e calce che viene irrorata sulla chioma, le branchie e il tronco. In questo caso l’azione battericida della calce e antimicotica del rame abbattono larve, uova e miceti xilematici svolgendo un ruolo preventivo. Il trattamento fatto su una serie di olivi affetti dal “CoDiPo”, dopo essere stati rimondati dalle parti secche in tempi idonei (novembre) e adeguatamente trattati, hanno ripreso a vegetare!
D. Quindi sarebbe un’alternativa all’eradicazione, che incombe imposta da una direttiva europea?
R. Qualunque soluzione è da prendere in considerazione, anche quelle che più sembrano assurde o non scientificamente provate, pur di salvare i nostri olivi secolari, i nostri titani! Mai un contadino del secolo scorso si sarebbe permesso di espiantare un solo albero malato, ma lo avrebbe curato con amore e dedizione, come ha sempre fatto, visto che abbiamo ereditato alberi millenari, con tronchi anche di 12 metri di circonferenza e dall’età di 2000 anni!
D. I contadini accusano: Ci avete lasciati soli…
R. Mi auguro che il mondo politico e scientifico, a livello locale ed europeo, possa guardare a questo nostro patrimonio agro-forestale non solo dal punto di vista economico, ma in quanto contesto globale, ecosistemico e paesaggistico, per non rendersi conto solo dopo aver fatto l’errore di sradicare migliaia di olivi, di quell’immenso patrimonio verde che ci ha elargito per millenni una serie di servizi (al di là dell’olio extravergine) che dovremo pagare a caro prezzo.
Chissà Athena com’è furiosa.
E’ il caso di rabbonirla con un sacrificio?
Perché l’ulivo non è un cultivar qualunque. Umile e generoso (nel mondo contadino sfamava 10 persone, un litro d’olio costava quanto una giornata sole a sole): è un affollamento semantico. E’ il silente testimone e custode dell’identità d’una terra ricca di bellezza e di energia, icona immortale della memoria, il suo epos raggrumato nel pathos di un’affabulazione dal mood barocco, monumento a una storia sedimentata nel tempo, nel cosmo, il suo scorrere sensuale e lieve.
Proiezioni agghiaccianti: a rischio 2, 5 dei 10 milioni di piante (alcune secolari, “titani” li chiama nel libro appena edito dal Grifo lo studioso Roberto Gennaio, nella foto di Barbara Ferocino) sparsi su circa 24mila ettari, nel Leccese. Ecosistema sconvolto, equilibri sabotati: chiome avvampate, foglie secche, rami nudi si protendono al cielo in un’ultima, disperata preghiera. Per 600mila i burocrati dell’UE hanno firmato la sentenza di morte.
Prime avvisaglie a ottobre 2013. Dall’area jonica (Taviano, Racale, Gallipoli, Alezio, ecc.) la misteriosa cicala ora si sposta a sud, verso il Capo di Leuca, la fine del mondo: altri orizzonti infetti, spettrali, da guerra atomica, Apocalypse Now. Xylella sempre più fastidiosa. I politici, xylelli ancora più noiosi, corrono al capezzale del malato: poche idee ma così confuse che complicano lo status quo. Il governo stacca un assegno da 2,6 mln di €: a pioggia, non si capisce per fare cosa. Accetta la direttiva UE e quindi indennizzerà gli olivicoltori? Per il ministro Martina “l’ultimo scenario possibile”. Le associazioni di categoria (Cia, Coldiretti, Confcoltivatori), con qualche sfumatura, applaudono. Mentre la Procura leccese apre un fascicolo, si invoca un commissario: magari pensa a qualche autoreferenziato “nominato” da larghe intese. Per Martina “aiuterebbe a gestire l’emergenza”. Seguaci di Pirrone, gli scettici temono che, dato il tasso di onestà della politica 2.0, i denari spariranno (altri sono in arrivo via governo: piatto ricco me ce ficco) e manco un ulivo sarà salvato. Il feroce batterio spunta anche nelle imminenti primarie del Pd. Emiliano, Dario Stefàno e Sergio Blasi corteggiano i contadini e i loro leader sul territorio. Destra in ritardo: forse ha altre tattiche, più pragmatiche.
C’è abbastanza carne al fuoco per un convegno (foto), titolo “Gli ulivi seccano. E tu che fai?”, indetto dalla “Casa delle Agriculture Tullia e Gino” di Castiglione d’Otranto, l’Onu della Puglia neo-rurale 3D che da 4 anni ha assunto la leadership del pensiero verde e sostenibile e guida una rivoluzione silenziosa (il 31 agosto la “Notte Verde”) tesa alla riappropriazione della terra e con essa degli archetipi culturali e identitari, un patrimonio di valori in fretta rimossi, relativizzati. Relatori autorevoli: Oltre a Gennaio, Tecnico Tutela Ambientale, Naturalista, Gianluigi Cesari, agronomo (Istituto Agrario Mediterraneo, Bari), Antonio Bruno, presidente dottori agronomi Provincia Leccese, Ivano Gioffreda (Associazione “Spazi Popolari”, Sannicola). Con la solita verve e passione, ha condotto Tiziana Colluto, bellissima collega del “Fatto Quotidiano” (intanto ieri sera se n’è riparlato alla Lilt di Casarano).
Se politici (definiti “avvoltoi attorno alla Xylella”) e sindaci se la prendono comoda (il 27 prossimo arriva un decreto del governo, intanto si pensa, con calma, a un “muro” di 45 km: chissà che ne dice il batterio?) e aspettano che la scienza dica una parola seria sul “che fare?”, i contadini, scarpe grosse e cervello fino, che di ulivo vivono da millenni (dal 1992 il prezzo dell’olio è precipitato, ma se va in Toscana, misteriosamente il brand quadruplica il prezzo), col cuore gonfio di dolore (criticate le dissennate potature estive di coltivatori della domenica: stressano la pianta) si sono spremuti le meningi. E sono arrivati prima della “comunità scientifica internazionale”, così la chiama con enfasi Boccia, CNR-Bari.
In Piazza della Libertà - oltre a far girare l’idea di siti-web per diffondere le buone pratiche nei campi - hanno indicato un rimedio empirico, audace, ma efficace, che illumina di un’altra luce la tematica e rende il baccano mediatico e politico surreale (e anche un po’ sospetto: 2, 6 mln sono un bel tesoretto nel Paese di Galan e del Trota).
Domanda: Prof. Gennaio, la Puglia è la quarta regione italiana per uso, e soprattutto abuso, di sostanze chimiche sulla terra. Il paesaggio è invaso da piante estranee alla flora mediterranea: sono elementi che possono aver incubato il maledetto batterio?
Risposta. E’ probabile che sia arrivato con un mercato parallelo all’importazione legale e normata, con piante esotiche infette. Sicuramente, l’uso smisurato, nel corso degli anni, di insetticidi e fitofarmaci, ha fatto diminuire drasticamente gli insetti predatori di Cicadellidi, che sono a loro volta aumentati, e diffuso il batterio.
D. Davvero un insetto può aver causato la tragedia?
R. L’epidemia denominata “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo” sarebbe da attribuire a una concausa sinergica di più avversità ambientali e fitopatogene, che hanno colpito in particolare gli oliveti che maggiormente sono stati abbandonati, propagandosi gradualmente in tutta l’area del versante gallipolino, anche agli oliveti curati. Mancando di una serie di manutenzioni agrarie, sia di rimonda che di trattamenti fitosanitari, oltre al terreno ormai asfittico e reso sterile dall’uso di erbicidi e fitofarmaci, oltre che allo stress idrico che le piante hanno subìto anche per 8 mesi consecutivi, ha fatto si che, debilitate, siano state attaccate da vari patogeni, tra cui funghi lignicoli del genere “Phaeoacremonium” che ha determinato l’occlusione dei vasi xilematici che si sono fatti strada nelle gallerie scavate nei rami e nei tronchi dalla larva del rodilegno giallo, il lepidottero “Zeuzera pyrina” e da un batterio da quarantena “Xylella fastidiosa” mai osservato prima in Europa, inserito nella lista A1 dell’European Mediterranean Plant Protection Organization (EPPO) e trasmesso da insetti vettori, quali la vasta famiglia dei Cicadellidi, con l’apparato boccale succhiante la linfa presente nei vasi xilematici delle piante infette e inoculandolo in piante di olivo sano. Tutte queste situazioni hanno comportato il disseccamento graduale dei rami e dell’intera chioma, fino alla morte di molte piante.
D. A Castiglione si è parlato di una strana poltiglia, quasi una pozione magica, alla Cagliostro o Tafuri, che guarirebbe le piante malate: è un rimedio alchemico antico tornato alla memoria con la forza della disperazione? Funziona?
R. Non abbiamo ancora trovato un rimedio contro il batterio, ma vecchie pratiche agronomiche in uso dalla notte dei tempi sembrerebbe abbiano dato dei risultati. Bisogna intervenire sui Cicadellidi durante il loro ciclo biologico. Il preparato si chiama “poltiglia bordolese”, una selezione preparata in acqua di solfato di rame e calce che viene irrorata sulla chioma, le branchie e il tronco. In questo caso l’azione battericida della calce e antimicotica del rame abbattono larve, uova e miceti xilematici svolgendo un ruolo preventivo. Il trattamento fatto su una serie di olivi affetti dal “CoDiPo”, dopo essere stati rimondati dalle parti secche in tempi idonei (novembre) e adeguatamente trattati, hanno ripreso a vegetare!
D. Quindi sarebbe un’alternativa all’eradicazione, che incombe imposta da una direttiva europea?
R. Qualunque soluzione è da prendere in considerazione, anche quelle che più sembrano assurde o non scientificamente provate, pur di salvare i nostri olivi secolari, i nostri titani! Mai un contadino del secolo scorso si sarebbe permesso di espiantare un solo albero malato, ma lo avrebbe curato con amore e dedizione, come ha sempre fatto, visto che abbiamo ereditato alberi millenari, con tronchi anche di 12 metri di circonferenza e dall’età di 2000 anni!
D. I contadini accusano: Ci avete lasciati soli…
R. Mi auguro che il mondo politico e scientifico, a livello locale ed europeo, possa guardare a questo nostro patrimonio agro-forestale non solo dal punto di vista economico, ma in quanto contesto globale, ecosistemico e paesaggistico, per non rendersi conto solo dopo aver fatto l’errore di sradicare migliaia di olivi, di quell’immenso patrimonio verde che ci ha elargito per millenni una serie di servizi (al di là dell’olio extravergine) che dovremo pagare a caro prezzo.
Chissà Athena com’è furiosa.
E’ il caso di rabbonirla con un sacrificio?