di Vittorio Polito - Nell’ambito delle manifestazioni previste per la V edizione di “Notti Sacre”, Domenica 28 settembre alle ore 19 presso l’Auditorium Vallisa, a Bari, verrà proposto lo spettacolo teatrale “Migranti”, storie di viaggi di sola andata , con voci recitanti di Lino De Venuto e Floriana Uva con videoproiezioni e musiche di Nicola Santamato e Francesco Grimaldi.
Nel corso della serata sarà presentata la breve storia di Najat Kladhimin e delle sue compagne, intitolata “Sirene”. Si tratta della storia di un viaggio dall’Africa, da un piccolo porticciolo del Marocco, a Lampedusa. Uomini, donne, giovani, bambini. Tra di loro, ci sono Najat Kladhimin, una ragazza di vent’anni, e le sue compagne. Ognuno di questi migranti potrebbe raccontare storie di Aids, di violenza subita, di miseria. Ma tutti tacciono. I poveri Cristi sono ammassati nella barca come in una scatola di sardine e ciascuno di loro, per raggiungere l’Europa, ha sborsato migliaia di euro a testa. Per quattro giorni, fila tutto liscio, poi arriva la temuta tempesta, con fortissime raffiche di vento e intensi rovesci di pioggia. Raggomitolati, pigiati stretti, sono in molti a urlare, a piangere, a vomitare, a disperarsi.
La piroga cede a un’onda più forte; si capovolge e riversa il suo carico umano in mare. Najat sviene ma viene soccorsa mentre le sue compagne muoiono affogate nei pressi dell’isola. Lampedusa. Najat, che giace su un lettino da campo, ricorda un curioso sogno: il vecchio poeta Ibo entra nei suoi sonni e racconta le storie delle Mami Wata, cioè le vicende delle migranti che si trasformano nelle nere sirene della mitologia africana. Najat ogni notte attende di addormentarsi e di vedere le sue quattro compagne trasformarsi in bellissime Mami Wata.
A seguire “Anche oggi mangio sabbia”. La storia di una migrazione al contrario: quella di uno dei tanti giovani di uno dei tanti paesi del Sud Italia, che per mancanza di lavoro, per guadagnarsi da vivere, è costretto ad imbracciare il kalashnikov e fare il militare in Afghanistan, costretto a mangiare ogni giorno sabbia e pericolo, costretto, forse, ad uccidere. Ingresso libero.
Nel corso della serata sarà presentata la breve storia di Najat Kladhimin e delle sue compagne, intitolata “Sirene”. Si tratta della storia di un viaggio dall’Africa, da un piccolo porticciolo del Marocco, a Lampedusa. Uomini, donne, giovani, bambini. Tra di loro, ci sono Najat Kladhimin, una ragazza di vent’anni, e le sue compagne. Ognuno di questi migranti potrebbe raccontare storie di Aids, di violenza subita, di miseria. Ma tutti tacciono. I poveri Cristi sono ammassati nella barca come in una scatola di sardine e ciascuno di loro, per raggiungere l’Europa, ha sborsato migliaia di euro a testa. Per quattro giorni, fila tutto liscio, poi arriva la temuta tempesta, con fortissime raffiche di vento e intensi rovesci di pioggia. Raggomitolati, pigiati stretti, sono in molti a urlare, a piangere, a vomitare, a disperarsi.
La piroga cede a un’onda più forte; si capovolge e riversa il suo carico umano in mare. Najat sviene ma viene soccorsa mentre le sue compagne muoiono affogate nei pressi dell’isola. Lampedusa. Najat, che giace su un lettino da campo, ricorda un curioso sogno: il vecchio poeta Ibo entra nei suoi sonni e racconta le storie delle Mami Wata, cioè le vicende delle migranti che si trasformano nelle nere sirene della mitologia africana. Najat ogni notte attende di addormentarsi e di vedere le sue quattro compagne trasformarsi in bellissime Mami Wata.
A seguire “Anche oggi mangio sabbia”. La storia di una migrazione al contrario: quella di uno dei tanti giovani di uno dei tanti paesi del Sud Italia, che per mancanza di lavoro, per guadagnarsi da vivere, è costretto ad imbracciare il kalashnikov e fare il militare in Afghanistan, costretto a mangiare ogni giorno sabbia e pericolo, costretto, forse, ad uccidere. Ingresso libero.