Bari, cosa c'è che non va?

(Foto: Lapresse)
di Nicola Zuccaro - Il Bari del nuovo corso societario, targato Paparesta, ha confermato, come nell'era matarresiana, la sua antica vocazione di squadra scacciacrisi. A beneficiarne di questa propensione è stato il Vicenza; la compagine erede della Lanerossi, ammessa d'ufficio nella cadetteria come ventiduesimo team, pur non avendo prodotto un elevato numero di palle goal, non ha sfigurato, impartendo ad un Bari sprecone e scollegato una lezione mista di concretezza e cinismo; ovvero di qualità che nel calcio, al triplice fischio, segnano sempre la differenza.

L'undici biancorosso sceso sul rettangolo del Menti ha rappresentato la brutta copia di quello visionato nei precedenti incontri esterni disputati contro Entella e Frosinone. A finire sul banco degli imputati, per la gran parte dei tifosi baresi, che hanno seguito la squadra in pay tv, è Donnarumma.

L'estremo difensore biancorosso, al momento della fatale azione che ha condotto Ragusa a realizzare la rete del definitive 1-0, non ha richiamato la retroguardia a coprire l'avanzata al tiro da parte dei padroni di casa.

Un indizio per sostenere che la colpa di questo altalenante avvio del torneo non è determinata - come gran parte dei tifosi sostengono da un incapace mister Mangia - quanto da calciatori non all'altezza del compito affidatogli: fare del Bari una compagine da quartieri alti per una classifica che vede il Lanciano, prossimo avversario nel posticipo delle 20.30 del 29 settembre, distante di 1 punto dai galletti.

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