LECCE - È da un passato ormai remoto che parlare d'industria, di grande industria dell'acciaio, a Taranto era come parlare di “cattedrali nel deserto”.
Troviamo l'origine di questo termine nei tanti investimenti per foraggiare un'industria avulsa dal territorio in cui è stata impiantata; siamo negli anni 50 del secolo scorso, quando c'era la Cassa per il Mezzogiorno: ne nacque un'industria (spesso pesante ed inquinante: acciaierie, petrolchimici) che produceva fuori dalle aree che utilizzavano i suoi prodotti: l'acciaio prodotto a Taranto non serviva alle altre industrie della regione ma doveva essere spedito altrove, con aggravio di costi e scarsa concorrenza. Una “Cattedrale nel Deserto”, appunto.
Oggi Taranto ed i suoi abitanti soffrono. Soffrono la crisi, per coloro che hanno visto in questa industria “fuori contesto” un qualcosa che sarebbe durato per sempre, soffrono per le malattie, provocate da un inquinamento ormai fuori controllo.
Riproporre il passato che ha danneggiato il futuro del meridione in generale e di Taranto in particolare è una politica ottusa ed anacronistica, ampiamente sconfessata dagli eventi della storia: per questo motivo è necessario registrare la forte presa di posizione delle imprese di Taranto dopo la visita, definita “a senso unico” del premier Renzi. Il futuro, dicono le aziende tarantine per voce dei propri rappresentanti, non può basarsi sulla riproposizione del passato industrialista.
Questa posizione è fatta propria da tutte le associazioni, dalla CNA, alla CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) dalla Confagricoltura alla Confartigianato.
Dopo aver assistito al fallimento di qualsiasi attività industriale finanziata con denari pubblici non è possibile che venga riproposta la stessa soluzione al problema del Meridione, dimostrando di non aver appreso, o non essere in grado di apprendere, dalla storia recente del nostro paese.
Il Meridione d'Italia, in questi anni, ha dimostrato di saper sviluppare da solo quelle che sono le sue eccellenze; punta sull'agricoltura biologica e, in generale, su quelle produzioni in grado di valorizzare l'area in cui vengono espletate; e, non ultimo, punta sul turismo. Il Meridione avrebbe bisogno di servizi utili e non di “cattedrali” capaci solo di incensare chi le ha volute ma di alcuna utilità al posto dove esse sorgono.
Basta con le imposizioni da parte di chi predilige gli interessi delle lobby, a discapito dei comuni cittadini.
Un esempio? L'imposizione di un gasdotto in grado di condurre in Europa il gas proveniente dai lontani paesi dell'Est. Il TAP (Trans Adriatic Pipeline), un “tubo di soli 90 centimetri di diametro, dice il Premier banalizzando il problema, è “obbligato” ad approdare nel Salento, deturpando, col suo tracciato e le mega infrastrutture destinate a contenerne i centinaia di migliaia di litri di Gas, destinato poco all'Italia del nord, molto all'Europa e per niente al Salento!
L'area dove approderà il TAP è un'area turistica, di pregio ambientale, di valore archeologico. La Puglia, ed il Salento in particolare, spingono su questo per valorizzare il ruolo che la loro industria turistica svolge nello sviluppo della Regione. Uno sviluppo incentrato sul territorio, sulla sua tipicità, sul suo appeal nei confronti dei turisti.
Distruggere tutto questo a favore delle solite “Cattedrali nel Deserto” è una prepotenza ed un abominio nei confronti della popolazione pugliese: per questo motivo la CNA Lecce esprime la massima solidarietà nei confronti dei portavoce e delle aziende tarantine.
Troviamo l'origine di questo termine nei tanti investimenti per foraggiare un'industria avulsa dal territorio in cui è stata impiantata; siamo negli anni 50 del secolo scorso, quando c'era la Cassa per il Mezzogiorno: ne nacque un'industria (spesso pesante ed inquinante: acciaierie, petrolchimici) che produceva fuori dalle aree che utilizzavano i suoi prodotti: l'acciaio prodotto a Taranto non serviva alle altre industrie della regione ma doveva essere spedito altrove, con aggravio di costi e scarsa concorrenza. Una “Cattedrale nel Deserto”, appunto.
Oggi Taranto ed i suoi abitanti soffrono. Soffrono la crisi, per coloro che hanno visto in questa industria “fuori contesto” un qualcosa che sarebbe durato per sempre, soffrono per le malattie, provocate da un inquinamento ormai fuori controllo.
Riproporre il passato che ha danneggiato il futuro del meridione in generale e di Taranto in particolare è una politica ottusa ed anacronistica, ampiamente sconfessata dagli eventi della storia: per questo motivo è necessario registrare la forte presa di posizione delle imprese di Taranto dopo la visita, definita “a senso unico” del premier Renzi. Il futuro, dicono le aziende tarantine per voce dei propri rappresentanti, non può basarsi sulla riproposizione del passato industrialista.
Questa posizione è fatta propria da tutte le associazioni, dalla CNA, alla CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) dalla Confagricoltura alla Confartigianato.
Dopo aver assistito al fallimento di qualsiasi attività industriale finanziata con denari pubblici non è possibile che venga riproposta la stessa soluzione al problema del Meridione, dimostrando di non aver appreso, o non essere in grado di apprendere, dalla storia recente del nostro paese.
Il Meridione d'Italia, in questi anni, ha dimostrato di saper sviluppare da solo quelle che sono le sue eccellenze; punta sull'agricoltura biologica e, in generale, su quelle produzioni in grado di valorizzare l'area in cui vengono espletate; e, non ultimo, punta sul turismo. Il Meridione avrebbe bisogno di servizi utili e non di “cattedrali” capaci solo di incensare chi le ha volute ma di alcuna utilità al posto dove esse sorgono.
Basta con le imposizioni da parte di chi predilige gli interessi delle lobby, a discapito dei comuni cittadini.
Un esempio? L'imposizione di un gasdotto in grado di condurre in Europa il gas proveniente dai lontani paesi dell'Est. Il TAP (Trans Adriatic Pipeline), un “tubo di soli 90 centimetri di diametro, dice il Premier banalizzando il problema, è “obbligato” ad approdare nel Salento, deturpando, col suo tracciato e le mega infrastrutture destinate a contenerne i centinaia di migliaia di litri di Gas, destinato poco all'Italia del nord, molto all'Europa e per niente al Salento!
L'area dove approderà il TAP è un'area turistica, di pregio ambientale, di valore archeologico. La Puglia, ed il Salento in particolare, spingono su questo per valorizzare il ruolo che la loro industria turistica svolge nello sviluppo della Regione. Uno sviluppo incentrato sul territorio, sulla sua tipicità, sul suo appeal nei confronti dei turisti.
Distruggere tutto questo a favore delle solite “Cattedrali nel Deserto” è una prepotenza ed un abominio nei confronti della popolazione pugliese: per questo motivo la CNA Lecce esprime la massima solidarietà nei confronti dei portavoce e delle aziende tarantine.