BARI - "Chi si meraviglia del via libera dato dal Governo alla realizzazione del gasdotto Tap, evidentemente non sa – o, peggio ancora, finge di non sapere – che il parere della Regione Puglia non era vincolante e dunque non avrebbe in ogni caso potuto cambiare nulla. La decisione di realizzare questa struttura è stata presa in tempi ormai lontani dal Governo Prodi e nessun governo, tra quelli che si sono succeduti (di centrodestra, di centrosinistra, tecnici o di larghe intese), hai mai cambiato nulla. Il motivo è semplice: l’intento iniziale era quello di svincolare l’Italia e l’Europa dal monopolio delle forniture russe, rivolgendosi ai giacimenti dell’Azerbaigian. Figuriamoci se oggi, con la situazione che si è creata in Ucraina, si poteva tornare indietro.
Peraltro, non è chiaro per quale motivo, in un Paese come il nostro che “siede” su una rete di gasdotto lunga 22 milioni di chilometri, il Governo debba farsi un cruccio per un semplice approdo sottomarino che grazie alle moderne tecnologie non creerà alcun problema né ambientale né di sicurezza.
Invece, in questi anni un po’ tutti – dai cittadini ai politici – hanno preferito populisticamente litigare e mettersi di traverso pur sapendo che la partita sarebbe stata persa, con una visione localistica che non ci avrebbe portato da nessuna parte. Siamo intervenuti più volte in passato per segnalare tutto questo, invitando a fare quello che avremmo dovuto fare dal primo giorno: contrattare con Tap e col Governo l’approdo stesso, ovviamente in piena sicurezza ambientale. Ovvero, chiedere in cambio lavoro, nuove infrastrutture per il Salento e per la Puglia, facendo valere una posizione che sarebbe risultata solidissima. Sottoponendoci al consueto gioco di ruolo che gli anglosassoni chiamano “Nimby”, un acronimo che sintetizza le iniziali della frase “Non nel mio cortile”, abbiamo invece perso tempo e indebolito fatalmente la nostra posizione. Adesso, c’è chi dice che non è finita e che “non ci arrenderemo”. Intanto il prossimo 20 settembre il presidente Renzi andrà a Baku, in Azerbaigian, a sottoscrivere l’accordo definitivo e a chiudere la partita. Una partita che avremmo potuto stravincere e che invece perderemo per gli autogol segnati”. A riferirlo in una nota il capogruppo de La Puglia prima di tutto, Francesco De Biasi.
Peraltro, non è chiaro per quale motivo, in un Paese come il nostro che “siede” su una rete di gasdotto lunga 22 milioni di chilometri, il Governo debba farsi un cruccio per un semplice approdo sottomarino che grazie alle moderne tecnologie non creerà alcun problema né ambientale né di sicurezza.
Invece, in questi anni un po’ tutti – dai cittadini ai politici – hanno preferito populisticamente litigare e mettersi di traverso pur sapendo che la partita sarebbe stata persa, con una visione localistica che non ci avrebbe portato da nessuna parte. Siamo intervenuti più volte in passato per segnalare tutto questo, invitando a fare quello che avremmo dovuto fare dal primo giorno: contrattare con Tap e col Governo l’approdo stesso, ovviamente in piena sicurezza ambientale. Ovvero, chiedere in cambio lavoro, nuove infrastrutture per il Salento e per la Puglia, facendo valere una posizione che sarebbe risultata solidissima. Sottoponendoci al consueto gioco di ruolo che gli anglosassoni chiamano “Nimby”, un acronimo che sintetizza le iniziali della frase “Non nel mio cortile”, abbiamo invece perso tempo e indebolito fatalmente la nostra posizione. Adesso, c’è chi dice che non è finita e che “non ci arrenderemo”. Intanto il prossimo 20 settembre il presidente Renzi andrà a Baku, in Azerbaigian, a sottoscrivere l’accordo definitivo e a chiudere la partita. Una partita che avremmo potuto stravincere e che invece perderemo per gli autogol segnati”. A riferirlo in una nota il capogruppo de La Puglia prima di tutto, Francesco De Biasi.