"Li colpiremo ovunque. Li distruggeremo. Non c'è alcun paradiso sicuro per chi minaccia l'America": mancano poche ore al tragico anniversario degli attentati dell'11 settembre 2001, e Barack Obama parla in diretta tv alla nazione per spiegare la necessità di lanciare una nuova offensiva militare contro il terrorismo islamico. Quello degli jihadisti dell'Isis che avanza in Iraq e Siria, e che rischia di diventare un pericolo serio anche per l'Occidente.
"Piccoli gruppi di assassini possono fare gravi danni. Per questo dobbiamo rimanere vigili", spiega il presidente Usa in quello che in molti considerano come il discorso più delicato della sua presidenza.
"Non saranno coinvolte truppe americane sul suolo straniero", sottolinea Obama. Ma allo stesso tempo annuncia che invierà a Baghdad altri 475 soldati, che insieme ai consiglieri militari già inviati nelle scorse settimane faranno salire la presenza armata degli Usa in Iraq a circa 1.600 unità . Il loro compito non è quello di partecipare a missioni di combattimento, ha però ribadito il Pentagono, ma quello di difendere il personale Usa e di supportare, non sul campo, le forze irachene. Obama paragona quindi la strategia che verrà adottata contro l'Isis come quella già portata avanti "con successo in Yemen e Somalia".
"Useremo tutta la nostra potenza aerea" nell'ambito di una campagna "prolungata e senza sosta", specifica dunque Obama, che però parla di "strategia articolata" che va oltre l'opzione militare.
Una campagna "sistematica" fatta di massicci bombardamenti aerei, quelli che ora colpiranno gli uomini del califfo al Baghdadi ovunque essi siano, anche in Siria. Raid che avranno l'obiettivo di sostenere l'azione delle truppe che combattono contro gli jihadisti sul campo: iracheni, curdi e i gruppi di ribelli siriani consideratipiù moderati che riceveranno aiuti militari.
"Useremo tutta la nostra potenza aerea" nell'ambito di una campagna "prolungata e senza sosta", specifica dunque Obama, che però parla di "strategia articolata" che va oltre l'opzione militare.
Una campagna "sistematica" fatta di massicci bombardamenti aerei, quelli che ora colpiranno gli uomini del califfo al Baghdadi ovunque essi siano, anche in Siria. Raid che avranno l'obiettivo di sostenere l'azione delle truppe che combattono contro gli jihadisti sul campo: iracheni, curdi e i gruppi di ribelli siriani consideratipiù moderati che riceveranno aiuti militari.