di Piero Ladisa – Il 2014 sarà ricordato come l’anno degli addii in casa Ferrari. Dopo Stefano Domenicali e Luca Marmorini, a lasciare la scuderia del Cavallino – dopo 23 anni di presidenza – è Luca Cordero di Montezemolo.
Quella tra Montezemolo e la Ferrari è una storia professionale che ha radici lontane. Giunto a Maranello nel 1973, svolse i ruoli di assistente di Enzo Ferrari e di responsabile della squadra corse. Sotto la gestione Montezemolo arrivano cinque titoli: tre costruttori (1975, 1976, 1977) e due piloti con Niki Lauda (1975, 1977).
Andato via nel 1977, per svolgere altri ruoli all'interno del gruppo Fiat, Montezemolo ritorna in Ferrari nel 1991 in qualità di Presidente e Amministratore Delegato (ruolo ricoperto sino al 2006). Nel 1993 Montezemolo pone a capo della Gestione Sportiva Jean Todt. Il francese – primo straniero nella storia della Ferrari a ricoprire questo incarico – si rivelerà la carta vincente, insieme all'ingaggio di Michael Schumacher, per i successi futuri.
I primi anni di Presidenza Montezemolo sono caratterizzati da risultati al di sotto delle aspettative. Molte delusioni e poche gioie. Nel 2000 la Ferrari torna al vertice della Formula 1 con il titolo piloti conquistato da Michael Schumacher dopo un digiuno durato ventuno anni. Una leadership che la scuderia del Cavallino mantenne consecutivamente sino al 2004.
Nel 2007 arriva il quindicesimo titoli piloti con Kimi Raikkonen. L’anno successivo, invece, quello costruttori. A partire dal 2009, in casa Ferrari inizia la parabola discendente con diverse stagioni negative come quella in corso. Le uniche gratificazioni arrivano dalla produzione industriale (utili e fatturati record) con il marchio del Cavallino diventato uno dei più forti dal mondo.
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