di Maurizio Parodi (Pedagogista). Al termine di un Percorso di ricerca-azione sul riconoscimento dei “saperi informali” degli studenti, è stato chiesto agli insegnanti coinvolti di evidenziare i punti di forza dell'esperienza.
Eccoli:
- La curiosità suscitata dallo svolgere un compito apparentemente misterioso e totalmente diverso dai soliti: i ragazzi lo hanno percepito come una sorta di gioco al quale hanno voluto partecipare.
- L'attenzione e la cura da parte dei bambini normodotati nei confronti del bambino disabile, ai fini di aiutarlo in questo lavoro e tenerlo dentro il gruppo classe.
- La risposta entusiasta e partecipe degli studenti alla proposta che ha dato spazio a “qualcosa di loro” da poter condividere con i compagni e con i docenti.
- La soddisfazione da parte dei bambini di poter realizzare e concludere un lavoro che mette in evidenza le capacità individuali…(sono capace di fare…).
- La possibilità di conoscere e conoscersi meglio: il divertimento nello scoprire cosa “tu sai fare” e la gratificazione nel mostrare cosa “io so fare”.
- La possibilità di creare spazi per attività operative e anche manuali che troppo spesso la scuola (in particolare la secondaria) “dimentica.”
- Il capire che anche gli altri possono eccellere in alcune cose e mancare in altre (scambio di esperienze e forme di tutoring).
- Il confrontarsi, concordare e cooperare per la realizzazione di un documento comune (cooperative learning).
- La consapevolezza di sé e del proprio “essere persona”, indipendentemente dai risultati scolastici.
- La partecipazione collettiva e, in alcuni casi, il coinvolgimento anche di chi si è sempre fatto da parte.
- La serietà e la consapevolezza dei bambini nell’affrontare un compito importante e “da grandi”.
- Il grande senso di soddisfazione nel gestire in autonomia le varie fasi del lavoro.
- Il desiderio di “mostrarsi” ad altri alunni della scuola o di altre scuole.
- Il desiderio, significativo, di allargare il discorso a tutta la scuola.
- L'opportunità di offrire un'immagine di sé oltre quella scolastica.
- L'esercizio di una grande libertà espressivo-creativa.
- L'occasione (unica) di autovalutarsi.
Eccoli:
- La curiosità suscitata dallo svolgere un compito apparentemente misterioso e totalmente diverso dai soliti: i ragazzi lo hanno percepito come una sorta di gioco al quale hanno voluto partecipare.
- L'attenzione e la cura da parte dei bambini normodotati nei confronti del bambino disabile, ai fini di aiutarlo in questo lavoro e tenerlo dentro il gruppo classe.
- La risposta entusiasta e partecipe degli studenti alla proposta che ha dato spazio a “qualcosa di loro” da poter condividere con i compagni e con i docenti.
- La soddisfazione da parte dei bambini di poter realizzare e concludere un lavoro che mette in evidenza le capacità individuali…(sono capace di fare…).
- La possibilità di conoscere e conoscersi meglio: il divertimento nello scoprire cosa “tu sai fare” e la gratificazione nel mostrare cosa “io so fare”.
- La possibilità di creare spazi per attività operative e anche manuali che troppo spesso la scuola (in particolare la secondaria) “dimentica.”
- Il capire che anche gli altri possono eccellere in alcune cose e mancare in altre (scambio di esperienze e forme di tutoring).
- Il confrontarsi, concordare e cooperare per la realizzazione di un documento comune (cooperative learning).
- La consapevolezza di sé e del proprio “essere persona”, indipendentemente dai risultati scolastici.
- La partecipazione collettiva e, in alcuni casi, il coinvolgimento anche di chi si è sempre fatto da parte.
- La serietà e la consapevolezza dei bambini nell’affrontare un compito importante e “da grandi”.
- Il grande senso di soddisfazione nel gestire in autonomia le varie fasi del lavoro.
- Il desiderio di “mostrarsi” ad altri alunni della scuola o di altre scuole.
- Il desiderio, significativo, di allargare il discorso a tutta la scuola.
- L'opportunità di offrire un'immagine di sé oltre quella scolastica.
- L'esercizio di una grande libertà espressivo-creativa.
- L'occasione (unica) di autovalutarsi.