Tesori di epoca romana riemersi dal mare di Taranto

TARANTO - Tre ceppi di ancore in piombo di epoca romana, sono stati rinvenuti e recuperati a largo di Torre Castelluccia, a Pulsano (Taranto), ad una profondità di circa -30 m. Il recupero è stato possibile grazie alla collaborazione tra il Servizio Subacqueo della Soprintendenza ed il Reparto Operativa Aeronavale della Guardia di Finanza di Bari. Il recupero di questi reperti archeologici è stato l'ultimo atto di un'attività di ricerca subacquea avviata, dopo la segnalazione di un cittadino, dai sommozzatori del II Nucleo della Stazione Navale Guardia di Finanza di Bari stanziati a Taranto.

Questo rinvenimento testimonia quanto Taranto in passato sia stata centro di traffici e racconta di rotte di navigazioni antiche. A descrivere il valore dei reperti e le attività di recupero sono stati il soprintendente archeologo Luigi La Rocca, i funzionari Laura Masiello e Arcangelo Alessio, il colonnello della Guardia di Finanza, Maurizio Muscarà, comandante del Reparto operativo aeronavale di Bari, e il sindaco di Pulsano, Giuseppe Ecclesia, Fernando Santoro, il cittadino, esperto subacqueo, che per primo ha individuato le tre ancore lo scorso luglio e ha segnalato la loro presenza sul fondale di Lido Silvana.

«La delicata operazione di recupero è stata possibile grazie alla segnalazione, spiega Il colonnello Maurizio Muscarà, che ha avvertito della presenza dei reperti in mare. Questo è un aspetto importante, perché per quanto noi possiamo monitorare il territorio, la prima e più efficace a sua difesa è il cittadino, per consolidare il valore del patrimonio culturale comune, contro l’abusivismo, la pesca di frodo e il contrabbando». Nello specifico si tratta di un ceppo di ancora in piombo di tipo fisso senza perno del peso di 170 Kg, un ceppo di ancora di tipo mobile del peso di 42 kg circa e di un ceppo di ancora in piombo di tipo fisso senza perno del peso di 165kg circa. «Questo significativo rinvenimento - hanno sottolineato gli esperti - costituisce un ulteriore tassello utile alla ricostruzione della storia delle rotte marittime che sin dall'antichità, senza soluzione di continuità, hanno collegato le coste del Mediterraneo ed in particolare il litorale ionico».

Tutto il litorale tarantino «risulta costellato da reperti isolati o relitti, come ad esempio, per citare i più consistenti ritrovamenti, il relitto con carico di laterizi di Torre Saturo, il relitto con sarcofagi di marmo recuperato negli anni '60 a Torre Sgarrata, i due relitti spiaggiati a Lido Silvana ancora sommersi, i sarcofagi semilavorati in marmo di San Pietro in Bevagna e le colonne in marmo rinvenute a Porto Cesareo». A questi si aggiungono numerosi reperti provenienti da diverse località, sicuramente da mettere in relazione - sottolineano gli esperti - con naufragi di imbarcazioni non ancora rinvenute. I ceppi di ancore sono stati esposti nella sede della Soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia nell’isola della città vecchia di Taranto insieme ad alcune anfore presumibilmente dello stesso periodo.

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