E' lo stesso premier Matteo Renzi ad aprire la quinta edizione della Leopolda, trasformata in un garage proprio per emulare Steve Jobs che, partendo da un'idea, è riusciti a cambiare il mondo. Senza paura di paragoni, il premier ora crede di cambiare l'Italia e di smentire "i tanti che credono che l'Italia sia irriformabile". Per questo il leader Pd pone una diga tra la Leopolda "dove si propone" e la piazza della Cgil "dove si protesta". "Si protesta contro il governo, contro di me", dice il premier, ma non ci fermeranno. Aprendo la manifestazione, Renzi ripercorre le tappe degli ultimi 5 anni, da quando "abbiamo capito che l'Italia - dice - poteva essere presa, rivoltata e cambiata". E rilancia la sfida. "Azzeriamo il file di quello che abbiamo fatto fin qui e domenica usciamo con tante proposte", è l'invito ai 5 mila partecipanti a non dormire sugli allori. Pur davanti alle responsabilità di governo, il premier non sembra aver perso la voglia di cambiare le cose privilegiando più gli strappi e le rotture che le mediazioni. Il difficile rapporto con i sindacati è il simbolo del metodo del presidente del Consiglio che non vuole piegarsi ai riti dell'establishment: si ascolta tutti ma alla fine è il governo a decidere. Contro questo stile, oltre che contro i contenuti del jobs act, la Cgil è convinta di portare in piazza, domani, centinaia di migliaia di persone. E una larga fetta della minoranza Pd, da Stefano Fassina a Pippo Civati, da Cesare Damiano a Guglielmo Epifani, domani sfileranno per le vie di Roma contro le politiche del governo. Renzi, però, non sembra affatto preoccupato dalla contrapposizione nè teme che la Cgil offuschi la sua Leopolda o peggio l'attività di governo. "Ho grande rispetto per la manifestazione della Cgil - sostiene - ma il fatto che Vendola la usi per annunciare uno sciopero generale dimostra come quella piazza si stia caricando di grandi significati politici. Quella piazza è di protesta sindacale e politica e io la rispetto ma la Leopolda è un'altra cosa: non si protesta ma si propone". E' inevitabile, osserva il premier, che una piazza sindacale sia anche "contro di me". Ma non saranno certo le proteste a fermarlo.