TARANTO - Dieci milioni di euro per i danni economici e d’immagine alle imprese agricole. E’ questa la richiesta presentata da Confagricoltura Taranto durante l’udienza preliminare del processo “Ambiente Svenduto” svoltasi giovedì 16 ottobre scorso. Dunque, nel processo alla grande industria dell’acciaio, l’Ilva, e ai suoi tanti “rivoli”, anche l’organizzazione agricola - che rappresenta centinaia di aziende - presenta il suo conto, assieme ad altre più di mille costituzioni di parte civile per un ammontare totale di diverse decine di miliardi di euro di danni.
Una vicenda complessa in cui Confagricoltura Taranto, rappresentata e difesa dall'avvocato Donato Salinari, punta ad ottenere un equo risarcimento per i danni causati dall’inquinamento ambientale e dagli effetti collaterali che questo ha provocato: «A causa dei comportamenti illeciti tenuti dagli imputati nel processo – è esplicitato nella costituzione di parte civile di Confagricoltura - si è verificato un danno di immagine ed economico dell’Unione Provinciale degli Agricoltori oltre che degli associati della stessa Unione con evidente ed ingiusto profitto da parte dei soggetti imputati».
Insomma, chi inquina e fa danni è giusto che paghi: è questa la “filosofia” di Luca Lazzà ro, presidente di Confagricoltura, sorretta da una evidente «responsabilità che emerge non da elementi astratti ma da elementi oggettivi di indagine».
Di qui la scelta di Confagricoltura di “stare nel processo”: «L’Unione Provinciale degli Agricoltori di Taranto ed i suoi associati – si legge ancora - hanno subito un danno notevole all’immagine, al decoro, alla struttura organizzativa ed al loro patrimonio economico e per questi motivi si costituisce parte civile al fine di tutelare gli interessi dell’impresa agricola in ogni sua forma, della proprietà e della conduzione agricola degli agricoltori associati all’Unione Agricoltori Nazionale e della provincia di Taranto». Un primo passo lungo la strada che dovrà sancire verità processuali, responsabilità penali e dovuti risarcimenti.
Una vicenda complessa in cui Confagricoltura Taranto, rappresentata e difesa dall'avvocato Donato Salinari, punta ad ottenere un equo risarcimento per i danni causati dall’inquinamento ambientale e dagli effetti collaterali che questo ha provocato: «A causa dei comportamenti illeciti tenuti dagli imputati nel processo – è esplicitato nella costituzione di parte civile di Confagricoltura - si è verificato un danno di immagine ed economico dell’Unione Provinciale degli Agricoltori oltre che degli associati della stessa Unione con evidente ed ingiusto profitto da parte dei soggetti imputati».
Insomma, chi inquina e fa danni è giusto che paghi: è questa la “filosofia” di Luca Lazzà ro, presidente di Confagricoltura, sorretta da una evidente «responsabilità che emerge non da elementi astratti ma da elementi oggettivi di indagine».
Di qui la scelta di Confagricoltura di “stare nel processo”: «L’Unione Provinciale degli Agricoltori di Taranto ed i suoi associati – si legge ancora - hanno subito un danno notevole all’immagine, al decoro, alla struttura organizzativa ed al loro patrimonio economico e per questi motivi si costituisce parte civile al fine di tutelare gli interessi dell’impresa agricola in ogni sua forma, della proprietà e della conduzione agricola degli agricoltori associati all’Unione Agricoltori Nazionale e della provincia di Taranto». Un primo passo lungo la strada che dovrà sancire verità processuali, responsabilità penali e dovuti risarcimenti.