BARI - Calano ancora i prezzi al consumo in Puglia. Nel mese
di settembre, l’indice dei prezzi si è attestato al valore di 108. In pratica, è sceso
dello 0,4 per cento rispetto al mese precedente (era 108,4 ad agosto) e dello 0,7
per cento su base annua (era 108,7 a settembre dell’anno scorso).
Quest’ultima variazione negativa, la più marcata dall’introduzione della
nuova base di riferimento (nell’anno 2010), è dovuta, principalmente, alla
flessione dei prezzi degli apparecchi telefonici (-12,3 per cento), di quelli dei
servizi di alloggio (-8,3), dei servizi di telefonia (-5,8) e, più in generale delle
comunicazioni (-6), nonché dei beni energetici, come luce e gas (-5,6 per cento).
La deflazione si è abbattuta sull’economia regionale.
In Puglia, infatti, dal punto di vista tendenziale (variazione su base annua),
si sono registrati valori negativi negli ultimi tre mesi di fila di quest’anno (luglio,
agosto e settembre). E’ quanto emerge da un’elaborazione del Centro Studi di
Confartigianato Imprese Puglia su dati Istat.
In particolare, oltre ai beni e servizi, già detti, seguono gli apparecchi audiovisivi, fotografici ed informatici (-2,6 per cento), l’abbigliamento e le calzature (-2,4), le abitazioni (-2,1), i medicinali e i prodotti farmaceutici (-1,4). Reggono, invece, i prodotti alimentari e le bevande analcoliche. Crescono, a sorpresa, gli articoli tessili per la casa e l’istruzione secondaria (entrambi +4,3), i mezzi di trasporto e l’assistenza sociale (entrambi +3,3), i pacchetti-vacanze (+2,7) e i servizi finanziari (1,9). Da quest’anno il paniere utilizzato per il calcolo degli indici dei prezzi al consumo si compone di 1.447 prodotti (1.429 nel 2013), aggregati in 614 posizioni rappresentative (603 nel 2013).
Nel caso dell’indice (Nic), al lordo dei tabacchi, le divisioni di spesa con il peso relativo maggiore sono i «prodotti alimentari e bevande analcoliche» (16,4 per cento), i «trasporti» (14,2 per cento), i «servizi ricettivi e di ristorazione» (11,4 per cento) e il macro-settore «abitazione, acqua, elettricità e combustibili» (10,9 per cento). «I dati elaborati dal nostro Centro Studi – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – confermano che anche l’economia pugliese, esattamente come quella nazionale, è in piena deflazione. Sebbene si tratti di numeri da interpretare con assoluta attenzione, non è incauto affermare che siamo di fronte ad una modificazione delle abitudini dei consumatori in reazione ad un quadro economico di profonda incertezza». Ad esempio, «nel comparto abbigliamento e calzature, la flessione dei prezzi 2 sta interessando i tessuti, gli indumenti, gli accessori e le calzature mentre aumentano in modo fisiologico i costi dei servizi di lavanderia, riparazione e noleggio abiti.
Ciò potrebbe essere sintomatico di una maggiore attenzione per i servizi di riparazione dei beni a scapito dell’acquisto di prodotti nuovi. Il rischio di una spirale deflattiva – osserva il presidente – risiede nel fatto che un continuo calo dei prezzi significa meno guadagni e meno liquidità per le imprese, con un effetto domino sulla produzione e, di conseguenza, sul mercato del lavoro difficile da arrestare. L’abbassamento del costo del denaro, recentemente deliberato dalla Banca centrale europea, non sembra produrre gli effetti sperati. Solo se la crescita diventerà la parola d’ordine delle politiche europee e nazionali – conclude Sgherza – potremo innescare un processo di ripresa abbastanza solido da ingenerare nuova fiducia nei consumatori».
In particolare, oltre ai beni e servizi, già detti, seguono gli apparecchi audiovisivi, fotografici ed informatici (-2,6 per cento), l’abbigliamento e le calzature (-2,4), le abitazioni (-2,1), i medicinali e i prodotti farmaceutici (-1,4). Reggono, invece, i prodotti alimentari e le bevande analcoliche. Crescono, a sorpresa, gli articoli tessili per la casa e l’istruzione secondaria (entrambi +4,3), i mezzi di trasporto e l’assistenza sociale (entrambi +3,3), i pacchetti-vacanze (+2,7) e i servizi finanziari (1,9). Da quest’anno il paniere utilizzato per il calcolo degli indici dei prezzi al consumo si compone di 1.447 prodotti (1.429 nel 2013), aggregati in 614 posizioni rappresentative (603 nel 2013).
Nel caso dell’indice (Nic), al lordo dei tabacchi, le divisioni di spesa con il peso relativo maggiore sono i «prodotti alimentari e bevande analcoliche» (16,4 per cento), i «trasporti» (14,2 per cento), i «servizi ricettivi e di ristorazione» (11,4 per cento) e il macro-settore «abitazione, acqua, elettricità e combustibili» (10,9 per cento). «I dati elaborati dal nostro Centro Studi – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – confermano che anche l’economia pugliese, esattamente come quella nazionale, è in piena deflazione. Sebbene si tratti di numeri da interpretare con assoluta attenzione, non è incauto affermare che siamo di fronte ad una modificazione delle abitudini dei consumatori in reazione ad un quadro economico di profonda incertezza». Ad esempio, «nel comparto abbigliamento e calzature, la flessione dei prezzi 2 sta interessando i tessuti, gli indumenti, gli accessori e le calzature mentre aumentano in modo fisiologico i costi dei servizi di lavanderia, riparazione e noleggio abiti.
Ciò potrebbe essere sintomatico di una maggiore attenzione per i servizi di riparazione dei beni a scapito dell’acquisto di prodotti nuovi. Il rischio di una spirale deflattiva – osserva il presidente – risiede nel fatto che un continuo calo dei prezzi significa meno guadagni e meno liquidità per le imprese, con un effetto domino sulla produzione e, di conseguenza, sul mercato del lavoro difficile da arrestare. L’abbassamento del costo del denaro, recentemente deliberato dalla Banca centrale europea, non sembra produrre gli effetti sperati. Solo se la crescita diventerà la parola d’ordine delle politiche europee e nazionali – conclude Sgherza – potremo innescare un processo di ripresa abbastanza solido da ingenerare nuova fiducia nei consumatori».