"Chiudere cautelativamente il nuovo depuratore di Carovigno per non creare ulteriori danni all’Oasi di Torre Guaceto”

BRINDISI - “Su Torre Guaceto si sta perdendo tempo prezioso: non si può correre il rischio che l’Oasi subisca un danno irrimediabile. Il nuovo depuratore consortile di Carovigno andrebbe chiuso in via cautelare in attesa di capire come stanno effettivamente le cose”: è la tesi che il presidente del gruppo consiliare “La Puglia prima di tutto” alla Regione Puglia, Francesco De Biasi, in vista dell’incontro tra il presidente Vendola e le associazioni ambientaliste.

“Il presidente del Consorzio Torre Guaceto, Mariella Milani, l’altro giorno è stata molto chiara – dice De Biasi – dalle loro analisi risulta che nelle acque ci sono batteri fecali venti volte superiori ai limiti consentiti, contestando di fatto la tesi dell’Acquedotto, secondo cui ci sarebbe stato un sabotaggio causato da bagnoschiuma. E’ evidente che qualcosa non quadra e non è certamente positivo il rinvio della decisione del Tar al prossimo 19 novembre, data lontanissima per come stanno le cose. Ed anche dalla riunione tenuta in Regione alla presenza del presidente Vendola, sono state ipotizzare date ancora più lontane per possibili soluzioni, come i primi mesi del 2016. Incredibile, visto che parliamo di un’oasi naturalistica unica nel suo genere nel nostro Paese”.

Tra l’altro, che la situazione sia abbastanza delicata e tutta ancora da delineare lo dimostrano i fatti, al di là della denuncia del presidente Milani: “Non dimentichiamo – afferma De Biasi – che oltre all’indagine della Procura di Brindisi, sono state depositate due informative, da parte dal Corpo forestale dello Stato e della Capitaneria di porto di Brindisi. E da quello che risulta non sembra che sia una questione di poco conto. E allora, siccome non facciamo altro che dirci di dover puntare sulle eccellenze della nostra terra per rilanciare il turismo, sarebbe il caso di dare prova di coerenza: chiudere in maniera cautelativa il nuovo depuratore significa semplicemente accertare i fatti e trovare soluzioni concrete e praticabili. Perché se è vero che l’obiettivo era evitare di inquinare la falda, è anche vero che se questa è l’alternativa, siamo caduti dalla padella nella brace”./comunicato

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