IL COMMENTO | Scuole o... caserme?

di Maurizio Parodi, dirigente scolastico - Quello scolastico è uno spazio rigidamente strutturato, organizzato in aule incomunicanti e corridoi costruiti, come le caserme, per dividere, dall’esterno e all’interno, che evidenzia la mancanza di riguardo per l'attività autonoma dello studente, o, peggio, la volontà “generale” di costringerlo alla perenne dipendenza dall'adulto.

“L’organizzazione degli spazi nei contesti educativi – scrive Gabriella Seveso - non risponde, inizialmente, nella nostra cultura, a esigenze di benessere e di armonia dello sviluppo, perché è strettamente connessa con gli scopi (essenzialmente di custodia) che guidano il sorgere e il diffondersi delle scuole.

La nascita della scuola nei Paesi dell’Europa occidentale non è legata a esigenze di ascolto e di attenzione nei confronti degli utenti, ma a esigenze di controllo, di contenimento, di disciplina, nonché, a volte, di tutela. La scuola viene percepita e concepita come luogo ove trasmettere contenuti e ove inculcare abitudini di vita, norme di comportamento.”

Michel Foucault sottolinea, a questo proposito, come a partire già dal Settecento, le scuole siano progettate come luoghi chiusi, specifici, separati, organizzati in modo da controllare adulti e bambini, specializzati per migliorare la “produttività” del lavoro, concepiti in funzione di un preciso ordine gerarchico riconosciuto e riconoscibile, di una precisa disciplina, di una scansione serrata di attività: a questi criteri si è conformata, per lungo tempo, l’architettura, la suddivisione e l’organizzazione dello spazio degli edifici che contenevano istituzioni educative.

Innegabile: gli edifici che ospitano scuole e caserme si somigliano mostruosamente.
Certo, qualcosa (poco) è cambiato: nessun insegnante si riconoscerebbe in questa rappresentazione.
E gli studenti?

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