di Marco Masciopinto - Il rock scorre nelle loro vene sin da ragazzini. I Marcomale nascono nel 2003 da quattro elementi: Ivan Casale alla voce, Lorenzo Pierini alle chitarre, Claudio Romagnoli chitarre e tastiere, Alberto Donatini al basso. Negli anni '90 si fanno strada nell’underground fiorentino, pubblicando una serie di EP e LP. Fan dei Litfiba da sempre, negli ultimi anni, si dedicano al progetto tribute con all’attivo più di 250 concerti nei maggiori club e teatri italiani ed esteri. Adesso, a distanza di anni, sono a lavoro sul loro primo album d’esordio. Diamo la parola ai Marcomale.
Perché “Marcomale” ?
Il nome è nato quasi per scherzo, nel periodo in cui abbiamo iniziato a comporre i pezzi dell’album. Ogni volta che qualcuno della band aveva un’intuizione geniale sull’arrangiamento di una canzone c’era sempre chi, con il sorriso a 32 denti, esclamava “tu marchi male!”, una sorta di messaggio in codice fra di noi che significava assoluta approvazione! C’è sembrato naturale a quel punto di chiamarci Marcomale!
Vi rifate allo stile dei Litfiba?
Noi, che siamo tutti di Firenze e dintorni, siamo cresciuti a pane e Litfiba. Abbiamo sempre considerato questa band come la prima vera realtà rock nel panorama della musica italiana. Detto questo siamo convinti che ogni artista, ogni band debba avere un proprio stile che deriva fondamentalmente dalle persone che siamo nel nostro quotidiano! Infatti, pensandoci bene, la sola cosa che ci accomuna con loro è la cittadinanza. Il resto è tutta farina del nostro sacco, ovviamente influenzata dai nostri gusti musicali personali ma cercando sempre di non ricalcare sonorità già ascoltate.
Cosa ci potete anticipare del nuovo disco?
Questo primo album sarà molto eterogeneo, si potranno ascoltare vari tipi di canzone, dalla ballata semi acustica al pezzo rock “tirato” fino ad arrivare ad intrusioni rap. Per questo motivo ci siamo avvalsi della presenza e l’aiuto di vari ospiti, fra i quali Antonio Aiazzi, Fabrizio Morganti, Saverio Lanza e tanti altri, cercando in questo modo di fondere più stili musicali, unire diverse sonorità per ottenere un prodotto a suo modo originale e che, secondo noi, è assente in Italia. D’altro canto alla base dei Marcomale, dei suoi elementi c’è una ampia varietà di gusti musicali che ci ha aiutato fondamentalmente a comporre canzoni un po’ diverse dallo standard a cui si è abituato il pubblico!
In futuro ci saranno dei pezzi in inglese nei vostri dischi?
Un pezzo in inglese è già presente in questo album, la cover di Rain dei Cult. Ci intrigava il fatto di rivisitare una canzone famosa nel nostro stile, trasformarla e renderla propria. Tra l’altro abbiamo inciso e girato il video, che potete vedere sul nostro canale di Youtube, proprio a Londra, una città che respira rock. A parte questo pezzo, tutto l’intero album è in italiano e questo perché oltre alla parte strumentale riteniamo fondamentale anche il testo di ogni canzone. Più che scrivere qualche pezzo in inglese stiamo valutando l’idea di registrare l’intero album in inglese e proporlo sul mercato internazionale. Il progetto è ancora in fase embrionale ma non è detto che non venga sviluppato.
Sognate un grande duetto?
Personalmente ho sempre considerato i duetti come un qualcosa di improvvisato, nato all’istante e non precostituito in sala di incisione. Per questo motivo preferirei più condividere il palco con grandi artisti.
Perché “Marcomale” ?
Il nome è nato quasi per scherzo, nel periodo in cui abbiamo iniziato a comporre i pezzi dell’album. Ogni volta che qualcuno della band aveva un’intuizione geniale sull’arrangiamento di una canzone c’era sempre chi, con il sorriso a 32 denti, esclamava “tu marchi male!”, una sorta di messaggio in codice fra di noi che significava assoluta approvazione! C’è sembrato naturale a quel punto di chiamarci Marcomale!
Vi rifate allo stile dei Litfiba?
Noi, che siamo tutti di Firenze e dintorni, siamo cresciuti a pane e Litfiba. Abbiamo sempre considerato questa band come la prima vera realtà rock nel panorama della musica italiana. Detto questo siamo convinti che ogni artista, ogni band debba avere un proprio stile che deriva fondamentalmente dalle persone che siamo nel nostro quotidiano! Infatti, pensandoci bene, la sola cosa che ci accomuna con loro è la cittadinanza. Il resto è tutta farina del nostro sacco, ovviamente influenzata dai nostri gusti musicali personali ma cercando sempre di non ricalcare sonorità già ascoltate.
Cosa ci potete anticipare del nuovo disco?
Questo primo album sarà molto eterogeneo, si potranno ascoltare vari tipi di canzone, dalla ballata semi acustica al pezzo rock “tirato” fino ad arrivare ad intrusioni rap. Per questo motivo ci siamo avvalsi della presenza e l’aiuto di vari ospiti, fra i quali Antonio Aiazzi, Fabrizio Morganti, Saverio Lanza e tanti altri, cercando in questo modo di fondere più stili musicali, unire diverse sonorità per ottenere un prodotto a suo modo originale e che, secondo noi, è assente in Italia. D’altro canto alla base dei Marcomale, dei suoi elementi c’è una ampia varietà di gusti musicali che ci ha aiutato fondamentalmente a comporre canzoni un po’ diverse dallo standard a cui si è abituato il pubblico!
In futuro ci saranno dei pezzi in inglese nei vostri dischi?
Un pezzo in inglese è già presente in questo album, la cover di Rain dei Cult. Ci intrigava il fatto di rivisitare una canzone famosa nel nostro stile, trasformarla e renderla propria. Tra l’altro abbiamo inciso e girato il video, che potete vedere sul nostro canale di Youtube, proprio a Londra, una città che respira rock. A parte questo pezzo, tutto l’intero album è in italiano e questo perché oltre alla parte strumentale riteniamo fondamentale anche il testo di ogni canzone. Più che scrivere qualche pezzo in inglese stiamo valutando l’idea di registrare l’intero album in inglese e proporlo sul mercato internazionale. Il progetto è ancora in fase embrionale ma non è detto che non venga sviluppato.
Sognate un grande duetto?
Personalmente ho sempre considerato i duetti come un qualcosa di improvvisato, nato all’istante e non precostituito in sala di incisione. Per questo motivo preferirei più condividere il palco con grandi artisti.