di Luigi Laguaragnella - Si stenta a credere della morte di Donato, o meglio Donatino, il figlio di “Colino” Martino, il gelataio di Bari. Sì, perché Colino è il gelataio storico della città mestiere ereditato proprio dal figlio.
Donato stava portando avanti la tradizione di famiglia: pochi gusti di gelati, ma tutti eccellenti. A detta di molti baresi la miglior panna della città . E’ venuto a mancare a causa di un male incurabile. La notizia lascia sorpresi i cittadini che hanno sempre mostrato affetto per quest’istituzione popolare.
Negli ultimi anni, anche se da “Colino” si era passati a “Donatino”, la qualità del gelato era rimasta intatta per le ricette tramandate da padre in figlio. Intatta e sempre uguale con il passare degli anni era la gelateria: un arredamento semplice che ricorda vecchi, ma sani modi di vivere del passato. Nonostante non ci fosse la sfilza infinita di gusti, quel posto in via Calefati tra via Quintino Sella e via De Rossi era sempre pieno di gente che si gustava un cono o che, di domenica, portava con sé una vaschetta di panna per il pranzo in famiglia. Dire “Colino” significava dire “gelato”. E suo figlio Donato rappresentava la continuazione di abitudini di vita barese.
Abitudini di altri tempi in cui il profumo della focaccia appena sfornata, per esempio, si diffondeva per le strade non molto lontane proprio da “Colino”, come il vecchio panificio San Rocco di fronte la chiesa del Preziosissimo Sangue: ad una certa ora del pomeriggio la focaccia era un richiamo per tutti i ragazzini ad andare in panificio e comprarne un pezzo consegnato da un alto bancone da cui occorreva alzare le punte dei piedi.
L’addio di Donato è un altro segno, come la morte di Di Cosimo, il re dei panzerotti, di un’epoca che, facendo le dovute condoglianze alla famiglia, in qualche modo il ricordo di sempre la spinta a vivere.
Donato stava portando avanti la tradizione di famiglia: pochi gusti di gelati, ma tutti eccellenti. A detta di molti baresi la miglior panna della città . E’ venuto a mancare a causa di un male incurabile. La notizia lascia sorpresi i cittadini che hanno sempre mostrato affetto per quest’istituzione popolare.
Negli ultimi anni, anche se da “Colino” si era passati a “Donatino”, la qualità del gelato era rimasta intatta per le ricette tramandate da padre in figlio. Intatta e sempre uguale con il passare degli anni era la gelateria: un arredamento semplice che ricorda vecchi, ma sani modi di vivere del passato. Nonostante non ci fosse la sfilza infinita di gusti, quel posto in via Calefati tra via Quintino Sella e via De Rossi era sempre pieno di gente che si gustava un cono o che, di domenica, portava con sé una vaschetta di panna per il pranzo in famiglia. Dire “Colino” significava dire “gelato”. E suo figlio Donato rappresentava la continuazione di abitudini di vita barese.
Abitudini di altri tempi in cui il profumo della focaccia appena sfornata, per esempio, si diffondeva per le strade non molto lontane proprio da “Colino”, come il vecchio panificio San Rocco di fronte la chiesa del Preziosissimo Sangue: ad una certa ora del pomeriggio la focaccia era un richiamo per tutti i ragazzini ad andare in panificio e comprarne un pezzo consegnato da un alto bancone da cui occorreva alzare le punte dei piedi.
L’addio di Donato è un altro segno, come la morte di Di Cosimo, il re dei panzerotti, di un’epoca che, facendo le dovute condoglianze alla famiglia, in qualche modo il ricordo di sempre la spinta a vivere.