Psicologia: ecco come sopravvivere ai propri figli

di Francesco Greco - Come sopravvivere ai propri figli e aiutarli a crescere? Un interrogativo sempre attuale, specie in una società che promette vita facile e benessere, mettendo quasi in ridicolo quella che per le generazioni passate era la normalità ovvero “che per ottenere qualcosa bisogna impegnarsi. Fare il genitore in un contesto sociale che promette il paese dei balocchi è un compito difficile e le cose si complicano quando i figli diventano adolescenti. Questa è la fase in cui i figli si separano dai genitori, sia da un punto di vista fisico che psicologico. L’adolescente rivede e mette a punto il proprio piano di vita, definendo la sua immagine di adulto. Nonostante si mostrino adulti emancipati e navigati, hanno ancora bisogno di una guida e di un sostegno per portare a termine i principali compiti di sviluppo. Di questi temi delicatissimi parliamo con la psicologa Anna Colavita.

Domanda: Dottoressa, quali sono le frasi che i genitori le rivolgono? Risposta: “Non so cosa fare, non lo riconosco più, qualsiasi cosa che gli dico mi sembra lo infastidisca….”. Difatti qualsiasi azione, frase, comportamento o proposta sembra inopportuna. Se fino a qualche tempo prima ascoltavano e chiedevano informazioni di ogni genere, si sdraiavano nel lettone in cerca di coccole, ora qualsiasi proposta viene generalmente respinta.

D. Come mai è una fase così difficile per i ragazzi? R. Questo è il periodo in cui il ragazzo ridefinisce i ruoli e i modelli, ricerca degli esempi dai quali trarre ispirazione per decidere chi vuole essere da grande. Tali modelli vengono ricercati sia all’interno che all’esterno della famiglia e questo è un fatto estremamente positivo in quanto consente al ragazzo di avere una molteplicità di scelte, molteplicità che è sì fonte di ricchezza ma allo stesso tempo può generare confusione e indecisione. La presenza del genitore è necessaria, il suo compito è di cercare di guidare e supportare il ragazzo nelle scelte senza però decidere per lui. Spesso in questa fase il rapporto genitore-figlio va in crisi.

D. Come mai si incrina il rapporto ? R. L’adolescente si scontra tra il desiderio di crescita-autonomia e la paura di allontanarsi dalla famiglia. Se quando era piccolo vedeva i genitori come onnipotenti, durante l’adolescenza i genitori non capiscono niente, qualsiasi cosa dicano o facciano è banale, stupida, poco significante e comunque detta nel modo sbagliato. L’adolescente ha bisogno di attaccare i propri genitori, di percepire rabbia verso di loro per potersi separare e fare le sue esperienze. E qual è il modo più semplice di provare a rendersi autonomi se non quello di fare l’esatto contrario di ciò che i genitori gli propongono?

D. Cosa possono fare i genitori per affrontare queste situazioni? R. Mostrare di essere persone affidabili e presenti. Garantire sicurezza, gestendo prima di tutto la propria ansia e la propria paura. Per aiutare i figli a trovare un proprio equilibrio e una propria stabilità emotiva durante questo difficile percorso è importante che i genitori affrontino innanzitutto le proprie emozioni rispetto a questi cambiamenti. Sia nei confronti dei figli, sia del proprio ruolo, sia della relazione stessa. Quanto più i genitori saranno in grado di gestire positivamente i cambiamenti e quindi sperimentare emozioni positive in relazione a essi, tanto più sapranno fornire un nuovo modello funzionale ed emotivamente sicuro ai propri figli

D. Quali gli aspetti più difficili per i genitori? R. L’aspetto più difficile per una mamma o per un papà è quello di tollerare e accogliere la rabbia conscia/inconscia che i ragazzi provano verso il ruolo educativo dei loro genitori. Hanno bisogno di attaccare per potersi staccare, hanno bisogno di fare le loro esperienze per poter imparare dai loro sbagli, hanno bisogno dei loro spazi e sentirsi in questo accolti (mai sbirciare nelle loro cose, o per lo meno mai farsi beccare ….!!!) ma hanno soprattutto bisogno di sapere che nonostante tutte queste richieste, tutti questi attacchi, i loro genitori sono lì pronti ad ascoltarli e a coccolarli nel momento del bisogno sia per condividere le loro delusioni che le loro gioie, senza alcun rancore.

D. Ciò vuol dire forse che i genitori debbano subire i propri figli in adolescenza? R. Affatto. Credo che siano corrette le discussioni, i rimproveri e gli eventuali castighi in quanto hanno anche bisogno di fermezza e di limiti, ma non di vedere i propri genitori crollare ai loro attacchi. Talvolta non è proprio facile, in quanto sanno bene come far innervosire e “far perdere il controllo” a mamma e papà e ciò con l’unico obiettivo di vedersi, almeno ai loro occhi, più forti dei propri genitori. Rendersi conto di ciò, può aiutare a cogliere queste dinamiche e di conseguenza a non cadere nel “tranello”.

D. Come bisogna comportarsi rispetto alla sessualità R. Nonostante gli adolescenti sono molto curiosi rispetto al sesso, molto spesso non fanno domande al riguardo, perché vogliono essere indipendenti e inoltre vogliono tenere le cose per sé, per mantenere la propria intimità. I ragazzi, per verificare la reazione dei genitori, cercano di scandalizzarli con affermazioni estreme. Questi possono reagire allarmandosi e spaventandosi quando i figli non seguono i valori della famiglia. A questo proposito può essere confortante sapere che in questo periodo il comportamento della maggior parte dei figli è costituito più dalle parole che dai fatti. Gli adolescenti hanno bisogno di sapere cosa è positivo e cosa è negativo rispetto al sesso, in modo da poterlo vivere con tranquillità e gioia. L’adolescente con le provocazioni e discussioni cerca di avere un amichevole divorzio dai propri “guardiani” genitori. Sono importanti i permessi genitoriali: puoi crescere, diventare importante e continuare ad avere bisogni, puoi esprimere i tuoi sentimenti direttamente…

D. Lei è d’accordo con i genitori che definiscono il rapporto con i loro figli come un rapporto amicale, alla pari? R. Un genitore ha compiti differenti e responsabilità nei confronti di un figlio, e questo è il motivo per il quale in nessun caso il loro rapporto potrà mai essere paritario in senso stretto, almeno fino a quando il figlio non sarà un giovane adulto. Il diritto di un figlio è avere genitori che lo amano, lo guidano e rappresentano la sua “rete di protezione” dalle difficoltà e dai problemi. Questi elementi relazionali, è evidente, non sono gli stessi che un adolescente trova normalmente in una relazione tra pari.

D. Può dare qualche consiglio educativo ai genitori che si trovano alle prese con figli adolescenti? R. Criticare sempre l’azione compiuta e mai la persona. Se un figlio commette un errore, qual è la differenza tra il dirgli “Sei uno sciocco!” e il dirgli “Hai fatto una cosa sciocca!”? E’ evidente che nel primo caso stiamo criticando lui globalmente, mentre nel secondo caso non stiamo criticando lui bensì l’errore che ha commesso. Le regole si rispettano. A volte imporsi sui propri figli è faticoso e stancante e un genitore, provato dalle fatiche quotidiane, desiste dal suo compito. A volte, invece, il genitore si sente in colpa quando deve imporsi su un figlio, teme che contrariandolo egli perderà stima e affetto per lui, teme in altre parole, che il legame possa incrinarsi per via di un dissapore, di uno screzio, di un momento difficile. In entrambi i casi il risultato è che la regola viene infranta. Nulla di grave purché l’infrazione delle regole in famiglia non rappresenti la norma. Quando questo accade, ciò che è minacciata è la possibilità che l’adolescente acquisisca con il tempo la capacità di darsi autonomamente delle regole e rispettarle. Non limitare eccessivamente l’autonomia dei figli. I ragazzi hanno bisogno di esplorare e scoprire il mondo che li circonda, hanno bisogno di fare esperienza. Stanno facendo le loro esperienze e hanno bisogno di imparare, di fare anche i loro sbagli senza per questo essere rimproverati o peggio svalutati con la solita e odiosa frase “Te lo avevo detto io…” che suscita inevitabilmente dispiacere, dolore e rabbia. Sapevano anche loro molto probabilmente che quella determinata cosa non andava fatta, ma dovevano provarla per capirlo; tutti noi sappiamo che il fuoco brucia, ma nonostante ciò tutti noi, almeno una volta, ci siamo scottati ….

Non concedere eccessiva autonomia ai figli.

Il pericolo opposto del limitare troppo l’autonomia e la curiosità dei figli è quello di concedere troppa libertà e non porre adeguati limiti alla loro capacità di esplorare il mondo. Quando un figlio chiede di avere maggiore libertà nella gestione delle sue attività quotidiane (compiti, momenti ludici, pasti) è bene assecondarlo senza mai dimenticare di monitorarlo ogni giorno. Il rischio, se gli lasciamo tutta la libertà che chiede e non ci occupiamo più di seguirlo nelle sue attività, è di veicolargli il messaggio che per noi lui non è importante e che non vedevamo l’ora che non avesse più bisogno del nostro aiuto. Un figlio deve sentirsi protetto e amato sempre, sia quando ha bisogno dei suoi genitori sia quando ne ha di meno e non deve mai avere la sensazione di essere “controllato”, ma neppure di essere abbandonato a sé stesso. Non è facile ma è possibile.

La Dott.ssa Colavita – Psicoterapeuta – Analista Transazionale riceve per appuntamento presso : Poliambulatorio Casarano – Casarano – (Le) www.centrodiagnosticocasarano.it Studio di Psicologia e Psicotereapia a Presicce – (Le) Contatti : 339 14 24 153 - annacolavita@virgilio.it

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